Il mondo verso la catastrofe

Il mondo verso la catastrofe

di Francesco Bellanti 

IL MEDITERRANEO DIVENTATO UNO STERMINATO MARE DI  MORTE

Il mondo va verso la catastrofe finale e tutti, uomini comuni e politici, sembrano non accorgersene, come marionette che attendono il loro burattinaio per muoversi o come chicchi di caffè che sanno di essere macinati prima o poi dal macinino. L’Europa è accerchiata dal caos di guerre di cui non riesce a capire la gravità.

L’Europa che ha edificato il mondo moderno, che dopo secoli e millenni di guerre fratricide ha vissuto per la prima volta ottant’anni di pace, continua a fare lo zerbino di un Paese decaduto come gli USA e di una NATO che ormai non ha più senso di esistere dopo la caduta del comunismo e lo scioglimento del Patto di Varsavia.

Invece di guidare le grandi nazioni per porre fine a una guerra, quella tra Ucraina e Russia, che ha dentro di sé il pericolo concreto di scatenare un devastante conflitto nucleare, continua a inviare armi al comico e tragico Zelensky che, dopo avere distrutto il suo Paese, vuole distruggere l’Europa dove dice di volere entrare, e probabilmente il mondo intero.

L’Europa inetta sta consegnando un altro Paese europeo, un Paese immenso e con risorse immense, la Russia, alla Cina e al nuovo mondo che si sta formando e che – per come stanno andando le cose – sostituirà quello vecchio, sia sul piano politico che economico, parliamo dei grandi Paesi emergenti, del Brasile, dell’India, del Sudafrica e di altri, oltre che della stessa Russia e della Cina.

Il mare della nostra identità, quello che i Romani chiamavano Mare  Nostrum, il Mare Mediterraneo, intorno all quale sono sorte civiltà straordinarie, come quella egizia, e soprattutto quella greco-latina che dato al mondo la filosofia, l’arte, la poesia, la letteratura, la religione – quella cristiana – che hanno fondato la civiltà europea, è diventato ora il cimitero di popoli e di masse sterminate che, dall’Africa e dall’Asia, si catapultano nei Paesi europei alla ricerca di un destino migliore. 

Il mare che prima accoglieva i suoi popoli come in un grembo, che non faceva mai sentire soli i suoi popoli, che navigando sapevano di approdare sempre in qualche costa familiare, dove trovavano posti sicuri, e taverne e donne da sposare, e per questo non si avventuravano nell’oceano, dove avrebbero incontrato solo solitudine e banchi di sardine, e mai un’isola, e monotonia, e angoscia del mistero, questo mare è diventato adesso uno sterminato spazio di morte e di guerre.

Il Medio Oriente, dopo millenni di sonno, si è trasformato in una polveriera. Ci stavamo ancora occupando del terrorismo di Hamas e del genocidio commesso da Israele e di un’altra disastrosa guerra con l’Iran, della difficile soluzione di questi problemi, che già si è affacciata sulla scena internazionale, non solo sul Medio Oriente, la rivoluzione del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham di Ahmad Sharaa (Jolani) contro il regime criminale di Assad, con i probabili provvedimenti nefasti, non solo su questioni devozionali, ma su norme dell’intera vita economica, politica, sociale, con le inevitabili preoccupazioni per le minoranze etniche e religiose, soprattutto cristiane. Era inevitabile tutto ciò dopo tredici anni di guerra civile e mezzo secolo di dittatura. 

I ribelli di Hayat Tahrir Al Sham hanno, crediamo, atteso a lungo prima di mettere in atto questa operazione, decidendo di attaccare nel momento in cui Hezbollah e gli stessi iraniani – sicuramente indeboliti dalle operazioni israeliane e ancora impegnati in Libano – non erano in grado di aprire un altro fronte di guerra correndo nuovamente in soccorso del regime di Bashar al-Assad. I ribelli hanno vinto.

Ora, ha il suo bel dire Jolani, affermando che la comunità internazionale “non ha più nulla da temere dalla Siria dopo il rovesciamento del regime di Bashar al Assad”, il mondo intero si sta avventando su Damasco – Russia, Usa, Israele, Iran, Turchia, come cani rabbiosi alla ricerca di un osso da spolpare. Il più pericoloso forse è Erdogan, tentato da una nuova forma di ricostituzione dell’Impero Ottomano, ma tutti stanno portando avanti operazioni coloniali spudorate.

Se per l’Iran la caduta di Assad significa la perdita di collegamento con il Libano, la Russia, perduta la Siria di Assad, ora vorrà un nuovo sbocco sul Mediterraneo, ma ormai è quasi sicuro, purtroppo, che gli appetiti di altre grandi potenze si sposteranno sulla costa africana. E l’Europa accerchiata da terrorismi e guerre, e immigrazioni incontrollate, che fa? Manda ancora armi in Ucraina, invece di pensare a risolvere gli enormi problemi economici e sociali interni. 

E dimentica che già due guerre mondiali e una europea sono state scatenate da problemi legati al mondo slavo, Serbia, Polonia, Ucraina. E che una nuova guerra mondiale, purtroppo, probabilmente si combatterà con armi nucleari, e armi che ancora non conosciamo, e avrà come esito finale la distruzione del pianeta. Eppure, lo aveva predetto subito dopo la seconda guerra mondiale il suo più grande scienziato, Albert Einstein: “Io non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so con quali armi si combatterà la quarta: con le pietre e la clava”.

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