L’aborto è una piaga sociale
di Maria Rachele Ruiu
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I TRAGICI NUMERI SULL’ABORTO
La Relazione annuale sulla Legge 194 pubblicata dal Ministero della Salute riporta un aumento di aborti del 3,2% nel 2022 (65.661 in totale) rispetto all’anno precedente e un tasso del 2,2 per 1.000 per gli aborti da parte delle minorenni, in aumento rispetto al 2020. La Relazione, inoltre, riporta i dati di un aumento degli aborti tardivi, ovvero oltre le 12 settimane, che sono passati dal 5,9% del 2021 al 6,4% del 2022. Per la prima volta in assoluto, inoltre, gli aborti farmacologici con RU486 superano gli aborti chirurgici (52% contro 46,6%). Infine le statistiche evidenziano un calo di aborti a carico dei ginecologi non obiettori a livello nazionale (0,9 Ivg medie settimanali per medico).
La Relazione ministeriale, quindi, rivela un trend drammatico: aumentano gli aborti totali e il tasso abortivo, aumentano gli aborti eugenetici oltre il 3° mese, aumentano gli aborti recidivi e gli aborti delle minorenni, gli aborti farmacologici con RU486, statisticamente più rischiosi per la salute della donna, superano gli aborti chirurgici, certificando quella privatizzazione dell’aborto che abbandona le donne più fragili alla solitudine, o peggio alla pressione di chi gli sta intorno, che la Legge 194 avrebbero dovuto scongiurare.
I dati della Relazione smentiscono una volta per tutte le fake news sulla difficoltà di abortire in Italia a causa dei medici obiettori o del volontariato pro vita: diminuiscono i tempi di attesa e gli aborti fuori provincia e regione, calando anche il numero di aborti settimanali praticati dal personale non obiettore.
Proprio questi dati ci dicono che lo Stato dovrebbe investire ancor più sulla collaborazione tra presidi socio-sanitari e associazioni di sostegno alla maternità difficile e alla natalità, previsto dall’articolo 2 della Legge 194 e attaccato per motivi ideologici dalla Sinistra e dai collettivi femministi. La Relazione continua a omettere i dati sulle complicanze post-aborto a breve e lungo termine per la salute delle donne, impedendo la formazione di un consenso realmente informato fondamentale in ambito sanitario.
Dobbiamo chiedere con urgenza al Governo e al Parlamento di mettere finalmente in atto una strategia concreta per rilanciare in Italia una forte cultura della Vita, fatta sia di interventi socio-economici per favorire la conciliazione tra maternità e lavoro e dare alternative concrete all’aborto che di campagne di sensibilizzazione, soprattutto dei giovani, sulla dignità della Vita umana sin dal concepimento e sull’impossibilità di trasformare l’aborto in un mezzo di contraccezione o di controllo delle nascite, come vietato dalla stessa Legge 194.
* Portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus