La fede alla prova del dolore

La fede alla prova del dolore

di Paolo Gulisano

IL TORMENTO E L’ESTASI

Il periodo che precede il Natale sembra essere di grande allegria: luminarie, negozi affollati, cene aziendali. Ma dietro questo clima festoso, si nasconde la sofferenza e la tristezza di coloro che vivono una condizione di dolore, nel corpo o anche di tipo psicologico. E’ proprio il vedere l’allegria degli altri che può acuire una condizione di tristezza, che può aumentare il peso della solitudine, dell’abbandono. Tempo fa lessi una frase molto significativa di padre Maurizio Botta, un religioso dell’Oratorio di san Filippo Neri: “conosciamo il dolore atroce quando qualcuno che amiamo non ci parla”.

Memore di questa riflessione, mi sono messo in lettura dell’ultima fatica editoriale di padre Maurizio, Il tormento e l’estasi. La fede alla prova del dolore. Edizioni Studio Domenicano.

Questo agile volume raccoglie i testi di alcune conferenze tenute da padre Botta dal titolo  “Cinque passi al Mistero”, un ciclo di catechesi per giovani e adulti, che si svolge ormai da dieci anni presso la parrocchia Santa Maria in Vallicella – Chiesa Nuova di Roma, dove  padre Maurizio esercita il suo ministero nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma. Attualmente è vice-parroco ed è collaboratore da alcuni anni dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma, oltre a scrivere numerosi libri di spiritualità.

Questo ultimo testo prende il titolo da una conferenza tenuta sul tema del dolore, e riporta anche i testi di altri incontri che avevano avuto come argomento l’arte, ma anche la situazione attuale della Chiesa. Tuttavia, a nostro parere, è proprio il tema del dolore quello più importante del libro. Non è facile parlare ai giovani di sofferenza, di tristezza, eppure il dolore è qualcosa con cui ognuno nella vita deve fare i conti.

Lo spirito con il quale padre Maurizio affronta il tema è quello di mettersi volutamente in dialogo con le persone che si sentono più lontane dalla Chiesa, offrendo loro una spiegazione pacata di quelle che sono le ragioni della fede. Lo fa seguendo il metodo di san Filippo che insegnava a fidarsi di Gesù come un amico e un faro che illumina il cammino, senza paura di andare “disarmati” a spiegare le proprie ragioni.

Con il suo sguardo di indagatore appassionato e innamorato del mistero di Dio e del cuore dell’uomo, padre Maurizio ci guida nelle pieghe profonde dell’animo umano, nel mistero della sofferenza e del dolore. L’intento non è spiegare l’inspiegabile, ma consolare dando una parola. Quella del dolore è realtà inafferrabile e piena di sfaccettature. Il dolore non è confrontabile perché “ogni” dolore ha in sé qualcosa di assurdo, di ingovernabile.

La Fede non umilia mai la ragione e rendere ragione della speranza che è in noi, come insegna la Parola, è l’unico mezzo per spegnere il livore che ostacola proprio l’uso di quella ragione in nome della quale si vuole mettere da parte la fede. Ogni uomo, di ogni tempo, ha ricercato sempre il significato delle cose, e in particolare il dolore. Cristo non è venuto nel mondo per eliminare il dolore, l’infelicità, ma per dar loro un senso. “Beati coloro che piangono, perché saranno consolati”. Gli afflitti sono beati, perché ad essi è data questa certezza. Cristo ha vissuto egli stesso la condizione di afflizione, per cui è in grado di comprendere e lenire ogni dolore. Cristo ha rotto il buio delle tenebre, la tenebra assoluta della vita senza la luce del suo senso. Perché Egli è il senso del vivere umano, che  ha rotto la nostra disperante solitudine, non solo con le parole di un libro, ma con Se stesso. In Lui è la  consolazione, una vita feconda che non si esaurisce, e infine il compimento di ogni nostro desiderio.

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