Individualismo radical chic a Perugia

Individualismo radical chic a Perugia

di Vincenzo Silvestrelli

MOLTO INDIVIDUALISMO E POCA COMUNITÀ NELLA CITTÀ UMBRA

Cominciano i danni alla comunità umbra provocati dalle giunte radical chic recentemente elette. Come era da attendersi i radical chic perugini non si fanno attendere nel realizzare le azioni che caratterizzano il nichilismo  che li muove e che porta alla mancata cura della comunità nei suo aspetti più decisivi. La città presenta molti problemi importanti: la mancanza di lavoro per i giovani, la denatalità e la desertificazione commerciale sono alcuni di quelli più evidenti.

Certamente non sono problemi che riguardano solo Perugia e richiederebbero iniziative a livello europeo e nazionale che per ora non si vedono. A livello locale però qualcosa si potrebbe fare per migliorare la comunità e dare qualche risposta coerente con la volontà di tutelare la vita e la possibilità di lavoro. I radical chic però sono evangelisti convinti del politicamente corretto che viene applicato acriticamente e talvolta anche contra legem. In altri casi invece sono portatori di interessi materiali che entrano in conflitto con l’ideologia green di cui dovrebbero essere sostenitori.

E’ quanto si vede nell’ordine del giorno presentato dai gruppi della maggioranza che chiede la riattivazione dell’adesione del Comune di Perugia alla Rete RE.A.DY (rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali per prevenire e superare l’omolesbobitransfobia). La precedente maggioranza aveva giustamente soprasseduto ad attuare le azioni richieste da questa realtà ideologica totalitaria che nega la differenza di sesso. L’attuale maggioranza invece intende riprendere quelle azioni, contenute del resto nel programma, che vogliono portare all’adozione di azioni di propaganda presso le scuole. La educazione dei giovani alla perversione è una caratteristica della ideologia woke. Per fortuna la elezione di Trump porterà negli USA ad un contrasto di queste iniziative e quindi, presumibilmente, questa linea di indirizzo avrà qualche effetto anche nella colonia USA italiana. Ma per questo ci vorrà un po’ di tempo e i nostri radical chic per ora seguono ancora i settori più guerrafondai e perversi degli USA.

Fra le iniziative proposte nell’ordine del giorno, non ancora approvato, si chiede l’iscrizione all’anagrafe dei figli nati dall’utero in affitto che, come è noto, è reato universale grazie alla legge recentemente approvata dal Parlamento italiano. Nell’ordine del giorno compare la firma anche del gruppo Demos che si ispira salla comunità di Sant’Egidio e che reputa compatibile con la fede cattolica, a cui si richiamano, il cedere a queste ideologie antiumane. Ci auguriamo che ci sia una pronuncia da parte dell’autorità ecclesiastica su queste posizioni.

Un secondo atto di questa Giunta è stata l’approvazione in commissione consiliare della realizzazione di un nuovo centro della grande distribuzione a Perugia, nell’aerea del vecchio mercato ortofrutticolo. Certamente aprire nuovi centri commerciali non aiuta i piccoli esercenti e moltiplica iniziative che, sulla base delle previsioni più accreditate, con il tempo diventeranno superflue. CONAD, Confesercenti ed Emi hanno espresso  la loro contrarietà a questa scelta. Queste due decisioni sono tipiche delle realtà amministrate dai radical chic. Da una parte attenzione esagerata a richieste provenienti da piccolissimi gruppi sociali, dall’altra servilismo ad esigenze di grandi gruppi, senza valutare l’impatto sociale negativo che questo genera per ampie categorie produttive. E’ la nuova “sinistra” che, in realtà, è la portatrice di interessi egoistici e violentemente ideologici che distruggono le comunità a partire dai bambini.

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