Eucaristia per i cani

Eucaristia per i cani

A cura della Redazione 

IL TEATRINO DELLA CONFUSIONE PROTESTANTE


Quando il sacro diventa farsa, il limite non è più cielo ma terra.

C’è chi, nel tentativo disperato di riempire i banchi vuoti, trasforma la chiesa in un circo eucaristico, dove il confine tra sacro e profano si dissolve nella nebbia della confusione dottrinale.

Accade in una comunità protestante del Centro Italia, dove il pastore – più simile a un intrattenitore che a un ministro di Dio – ha deciso che anche gli animali domestici meritano l’Eucaristia. Una trovata che non innalza le creature, ma degrada la fede.

Che la confusione sia il marchio di fabbrica delle chiese riformate è noto da secoli: “Sono come pecore senza pastore” (Matteo 9,36).

Mancando di un’autorità divina, si lasciano trascinare dal vento del momento, adattandosi a ogni capriccio del mondo. E così, in nome di un presunto amore universale, si scivola nell’assurdo: pane e vino per Fido, Lassie e Garfield. Se non fosse tragico, sarebbe quasi comico.

Il pastore, con l’aria di chi ha scoperto l’acqua calda, pontifica che Dio è amore e che la grazia non conosce confini. Verissimo, ma dimentica che Dio è anche giustizia e verità. La grazia non è un buffet aperto, e il sacramento non è una crocchetta benedetta.

La Bibbia è chiara: “Non date le cose sante ai cani” (Matteo 7,6). Ma evidentemente, nel delirio di una spiritualità senza radici, la Parola di Dio viene piegata alle mode, anziché essere rispettata.

Dietro a questa grottesca messa in scena si nasconde una realtà drammatica: il vuoto. Il vuoto dei fedeli, il vuoto della dottrina, il vuoto di una chiesa che non sa più chi è e cosa deve annunciare. Quando i banchi restano desolatamente vuoti, si cerca disperatamente di riempirli con qualcosa, o con qualcuno. Ma ridurre l’Eucaristia – cuore pulsante della fede cristiana – a uno spettacolo per animali è una bestemmia che grida vendetta al cielo.

San Paolo ammoniva: “Dio non è un Dio di confusione, ma di pace” (1 Corinzi 14,33). Qui, però, la confusione regna sovrana. Questo pastore, come tanti altri nella galassia protestante, scambia la libertà cristiana per anarchia spirituale, dimenticando che la vera libertà si trova nell’obbedienza alla verità. Ma come può obbedire alla verità chi ha rinnegato l’autorità divina della Chiesa?

L’Eucaristia non è un simbolo qualsiasi né un gesto vuoto: è il sacrificio del Corpo e Sangue di Cristo, il mistero più alto della fede. Ridurla a uno strumento per attirare curiosi o, peggio, per blandire una pietà sentimentale verso gli animali è un’offesa non solo a Dio, ma anche all’intelligenza umana. Amare le creature è giusto, ma confonderle con l’uomo, immagine di Dio, è semplicemente follia.

E così, mentre la Chiesa cattolica difende l’integrità dei sacramenti contro le tempeste del mondo, certe comunità protestanti preferiscono scendere al livello delle fiere, barattando il sacro con l’assurdo. Ma Cristo non è venuto per blandire le mode, bensì per dire la verità: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14,6). E la verità non si piega ai capricci di un pastore in cerca di notorietà.

Che resta, allora, di una chiesa che svende il mistero eucaristico per un pugno di applausi? Solo una farsa. E a chi crede che sia amore mescolare il sacro con il profano, non resta che ricordare le parole di Isaia: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene” (Isaia 5,20).

 

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