Mansi: “Il Giubileo va vissuto con serietà, non è turismo”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL VESCOVO DI ANDRIA
“Il Giubileo va vissuto con serietà, non è turismo o un evento rituale”. Lo dice in questa intervista Monsignor Luigi Mansi, vescovo di Andria a proposito dell’ormai imminente Giubileo ordinario indetto dal Papa che si apre il 24 dicembre a Roma in Vaticano.
Eccellenza, proviamo a dare una definzione di Giubileo…
“Il Giubileo è prima di tutto, un momento di grazia. Dio, questa grazia, ce la mette a disposizione ogni giorno e sempre, e occorre sottolineare che tutti i momenti della nostra vita dovrebbero essere un Giubileo. Da un punto di vista ecclesiale e teologico esso è un sacramentale, non un sacramento. Ovvero, serve a rafforzare la fede, a renderla più robusta, però ad una condizione”.
Quale?
“Che il Giubileo sia vissuto con serietà e responsabilità, non con ritualismo e attaccamente alla tradizione, ma ricordando che come tutti gli appuntamenti ecclesiali, devono essere accettati con attaccamento alla fede, con cuore limpido, aperto alla rinascita. Il GIubileo ci offre la possibilità di un passaggio da una esistenza non sempre orientata alla ricerca di Dio, alla vera felicità che è la vita in Cristo”.
Il Giubileo esiste sin dall’Antico Testamento…
“Ne abbiamo traccia in vari scritti dell’Antico Testamento e nel Levitico in particolare. Tra i tanti aspetti benefici vi era quello di liberare il debitore dal dovuto verso il creditore. Si partiva dal concetto che l’indebitamento fosse una colpa etica. In parte la cosa è vera e mi riferisco ai debiti contratti, succede anche oggi, per incapacità ad amministrarsi, quando si effettuano spese inutili e si compie il passo più lungo della gamba facendo debiti per cose innecessarie senza badare alle conseguenze. Quel rimettere in bonis rispondeva appunto alla idea di liberazione e riscatto totali, al ritorno alla dignità. Il Gibileo è questo. Poi è stato isituzionalizzato nel 1300 dalla Chiesa e si celebra ogni 50 o 25 anni , si hanno giubilei ordinari o speciali come fu quello ultimo sulla misericordia”.
Passare la Porta Santa che cosa significa?
“E’ un richiamo al Vangelo di Giovanni che dice apertamente da parte di Gesù: ‘Io sono la porta’. Dunque quel transitare è segno della accettazione consapevole da parte del fedele di attraversare il cuore di Cristo vera porta, un impegno a cambiare vita e va fatto con impegno e serietà. Se invece andiamo a Roma per fare turismo e attraversare la porta con spirito mondano o di semplice curiosità, abbiamo spercato una occasione. In poche parole se vediamo il Giubileo solo quale mezzo per lucrare la indulgenza, sbagliamo prospettiva. Lo dobbiamo ritenere come occasione di grazia santificante”.
Come viverlo?
“In comunione con la Chiesa, il Papa, i vesvovi e i pastori. E’ sicuramente bene andare a Roma, ma se non ci si può recare per qualsiasi motivo, il GIubileo può essere vissuto serenamente nelle diocesi. Vero, non ci sarà l’ apertura delle porte sante diocesane, ma ogni diocesi avrà i suoi luoghi giubilari nella cattedrali o nei santuari maggiormente rappresentativi. Insomma, invito ed esorto a non sprecare questa grande opportunità che la Chiesa ci offre”.