I pericolosi “non fondamenti”
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IL FONDAMENTO DEL POTERE
Oggi non ci rendiamo conto che cerchiamo il fondamento del potere in cause “prossime” (ad esempio, la procedura democratica, la Costituzione, i “valori condivisi”) le quali, peró, sono destinate a mutare e cambiare nel corso del tempo, svelando in questo modo la loro natura di “non fondamenti”.
Ora, ció che fonda, ció che é il fondamento, é ció che é saldo, ben impiantato sul terreno, é ció che é stabile in quanto é in se stesso (ontologicamente) stabilitá.
Questi, allora, non puó essere che Dio: ecco perché ha ragione san Paolo, nella “Lettera ai Romani”, quando afferma che “omnis potestas a Deo”. Ovviamente facciamo fatica ad accettare questa affermazione, perché viviamo in ordinamenti “moderni” contraddistinti dalla sovranitá (in lingua latina la “plenitudo potestatis”) la quale non ammette alcunché all’infuori di sé, abbracciando, lo scriveva molto bene Cornelio Fabro, il principio di immanenza.
Si puó concludere, allora, che l’autoritá (dal verbo “augeo” che significa incrementare, promuovere) é tale nella misura in cui, a somiglianza di quella divina, persegue, promuove, nella contingenza storica, il bene comune, ovvero non la somma dei beni individuali o il bene pubblico (dell’ordinamento e della sua sopravvivenza. Questa é una prospettiva hegeliana), ma il bene della persona umana in quanto sostanza individuale razionale.