Nucleare, l’illusione della deterrenza
di Angelica La Rosa
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NO ALLA GUERRA NUCLEARE: UNA MINACCIA CHE NON CI POSSIAMO PERMETTERE
In un’epoca di straordinari progressi scientifici e tecnologici, la minaccia della guerra nucleare continua a pendere come una spada di Damocle sull’umanità. Nonostante le lezioni apprese dalle devastazioni di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, la corsa agli armamenti nucleari non si è mai veramente fermata.
Oggi, in un mondo polarizzato da tensioni geopolitiche e conflitti emergenti, è più urgente che mai riaffermare con forza il rifiuto di ogni logica che contempli l’uso di armi nucleari.
I sostenitori dell’arsenale nucleare giustificano la sua esistenza con il principio della deterrenza: il mantenimento di tali armi impedirebbe conflitti su larga scala perché il loro uso porterebbe alla distruzione reciproca assicurata.
Ma questa logica è intrinsecamente fragile. Basti pensare agli innumerevoli momenti in cui errori tecnici, calcoli sbagliati o incomprensioni diplomatiche hanno rischiato di sfociare in un conflitto nucleare. La deterrenza è, in sostanza, un azzardo sulla sopravvivenza della civiltà, un equilibrio precario che potrebbe infrangersi per un solo errore.
Le bombe nucleari non sono semplicemente armi: sono strumenti di annientamento. Non colpire un esercito o una struttura strategica: devastano intere città, uccidendo indiscriminatamente civili, distruggendo l’ambiente e lasciando cicatrici profonde per generazioni. Sono un’arma di distruzione totale.
Le radiazioni persistenti trasformano le zone colpite in luoghi inabitabili da decenni, cancellando ogni traccia di vita. Nessun obiettivo geopolitico può giustificare un conto prezzo.
Un altro aspetto da tenere in grandissima considerazione è l’effetto domino globale. Un conflitto nucleare non avrebbe confini. Anche un attacco “limitato” avrebbe conseguenze catastrofiche per il pianeta. Gli scienziati hanno avvertito che un’esplosione nucleare su vasta scala causerebbe un “inverno nucleare”: polveri e detriti sollevati nell’atmosfera oscurerebbero il sole, riducendo le temperature globali e distruggendo i raccolti. Milioni di persone morirebbero non solo per l’esplosione, ma anche per carestie e crisi umanitarie.
Mentre le nazioni investono miliardi di dollari in armi nucleari, le risorse per affrontare le sfide più urgenti rimangono insufficienti. Ogni euro (o dollaro o rublo) speso per un missile è un euro (o dollaro o rublo) sottratto alla costruzione di un futuro migliore. Perché continuare a finanziare strumenti di distruzione quando si potrebbe investe in ricerca, istruzione, diplomazia e cooperazione internazionale?
La lotta contro la guerra nucleare non può essere lasciata solo ai governi. Organizzazioni internazionali, movimenti pacifisti e cittadini comuni devono alzare la voce. La campagna per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), premiata con il Nobel per la Pace, è un esempio concreto di come la società civile possa contrastare il dibattito globale. Pressioni pubbliche hanno già portato a importanti successi, come il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, approvato dall’ONU nel 2017.
Tuttavia il ruolo della società civile è ancora limitato, anche per colpa dei mezzi di comunicazione mainstream che nascondono alla maggioranza della gente quello che veramente accade nel mondo (e in Italia ne sappiamo qualcosa!).
Ogni leader mondiale ha il dovere morale di lavorare per un futuro libero dalla minaccia nucleare. Questo richiede coraggio politico, diplomazia e cooperazione. È necessario ridurre progressivamente gli arsenali, aderire ai trattati di non proliferazione e impegnarsi in dialoghi costruttivi. Ma soprattutto, dobbiamo cambiare il modo in cui consideriamo alla sicurezza globale: non attraverso la forza e la paura, ma attraverso la collaborazione e il rispetto reciproco.
Un mondo senza nucleare è ancora possibile. Dire no alla guerra nucleare significa affermare la nostra volontà di sopravvivere come specie, proteggendo la vita e il pianeta per le generazioni future. Non possiamo permetterci l’indifferenza o il fatalismo. Il rischio è troppo alto, le conseguenze troppo devastanti. È il momento di agire con fermezza e determinazione per costruire un mondo in cui le armi nucleari appartengano solo ai libri di storia.