L’ora buia di Kiev

L’ora buia di Kiev

di Pietro Licciardi

BIDEN LASCIA LA CASA BIANCA LASCIANDO IN EREDITA’ A TRUMP LA PATATA BOLLENTE: UNA LA DOPPIA ESCALATION NEL CONFLITTO

Stampa e tv non stanno dando troppo rilievo a ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni sul fronte russo-ucraino ma secondo gli analisti Mirco Campochiari del canale You Tube Parabellum e il generale Paolo Capitini, ospite nella live del 19 novembre ci sono novità sia sul piano militare che politico di un certo rilievo.

Intanto sono stati filmati dei cannoni semoventi nordcoreani in transito verso l’area degli scontri; si tratta di M-1978 “Koksan” o la sua variante M-1989, montato sullo scafo del carro armato di derivazione sovietica T62, di 170 mm di calibro e gittata fino a 60 Km, il che lo mette al riparo dal tiro di controbatteria da parte di tutte le artiglierie in dotazione agli ucraini, ad eccezione di alcuni sistemi missilistici molto costosi e per i quali i semoventi non costituiscono un obiettivo abbastanza “pagante”.

Il Koksan non è molto noto considerato il gusto nordcoreano per la segretezza ma pur non essendo modernissimo è temibile per la sua gittata e il “carico” che può lanciare sulle teste ucraine: si stima 60kg di esplosivo mentre il calibro 155 Nato ha una carica di 48Kg. Il semovente potrebbe essere stato inviato da Pyongyang in una cinquantina di esemplari.

I soldati nordcoreani che sono stati visti addestrarsi in alcune basi russe potrebbero pertanto essere destinati all’uso e alla protezione di queste batterie e di quelle di lanciarazzi multipli che fanno parte del pacchetto di aiuti concordato tra il dittatore Kim Jong-un e Putin; in questo modo i coreani potrebbero operare senza essere inseriti nel dispositivo russo e impiegati in manovre complesse che sarebbero assai complicate da gestire, considerata la barriera linguistica e il fatto che l’alfabeto coreano è completamente diverso dal cirillico.

L’altro fatto rilevante, forse in risposta al prossimo dispiegamento dei Koksan, è l’autorizzazione da parte del presidente americano uscente Joe Biden data a Kiev di utilizzare i missili superficie-superficie Atacms – 300 km di gittata – per colpire il territorio russo. L’arma non ha capacità strategiche, il che significa che non può colpire Mosca o qualche altra importante città russa ma comunque copre quelle che nella terminologia militare sono le “retrovie profonde” ovvero dove sono dislocati grossi depositi di munizioni e carburanti o centri logistici che potrebbero essere gli obiettivi cui mira Kiev per allentare la pressione sulle sue truppe. E’ da considerare che gli Atacms sono molto costosi e disponibili in limitate quantità.

La risposta di Putin alla mossa di Biden non si è fatta attendere e il presidente russo ha firmato il decreto col quale ha cambiato dottrina nucleare di Mosca: mentre fino ad oggi l’arma atomica poteva essere usata solo in risposta di un attacco dello stesso tipo, adesso si prevede di rispondere con l’atomica anche ad attacchi missilistici convenzionali o di droni. Si tratta di una indubbia escalation, anche se fino ad oggi abbiamo visto che nessuna delle linee rosse tracciate dal Cremlino e sistematicamente oltrepassate dagli ucraini ha prodotto conseguenze.

Inoltre tra lo scrivere nuove regole e metterle in pratica ce ne passa. Si pensi che dopo Hiroshima e Nagasaki nessuno ha mai usato un’arma nucleare fino ad oggi rimasta un tabù per tutti, anche per Stati non certo raccomandabili come, ad esempio, la Corea del Nord.

Comunque, secondo il generale Paolo Capitini, Biden sta cercando di lasciare nelle mani di Trump una bella patata bollente, nel tentativo di far continuare quella che è diventata la “sua” guerra, poiché Donald Trump ha ormai fatto intendere che quella russo-ucraina non è più una guerra degli Stati Uniti

Sempre per il generale Capitini stiamo probabilmente vivendo uno dei momenti cruciali di questa guerra, che dura ormai da mille giorni. Infatti c’è un nuovo presidente che si sta per insediare alla Casa Bianca mentre quello uscente è diventato ultimamente particolarmente attivo, non solo perché ha tolto il veto – come chiesto insistentemente da Kiev – a colpire il territorio russo ma anche concedendo all’Ucraina altri nove miliardi di dollari; inoltre non sappiamo ancora bene cosa farà Trump, l’Europa, in cui in Germania si dovrà andare a votare, è in evidente crisi e la Russia sta ottenendo lenti ma costanti successi sul campo.

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