“Duc in altum”: “In ascolto della Parola”
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“GETTATE LE RETI”
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. (Lc 5,4-6).
In questo brano del Vangelo secondo Luca è offerta ai lettori un’opportunità di riflessione e di meditazione personale. La redazione di Luca si distingue all’interno degli scritti del Nuovo Testamento, per lo stile linguistico dai tratti tipici della letteratura greca, per i generi letterari adoperati per l’utilizzo abbondante dei riferimenti storici e del linguaggio delle parabole. San Luca è un artista, medico e teologo raffinato, dallo sguardo acuto sul mistero della salvezza contenuto nel messaggio biblico. Il suo vangelo è inseparabile dall’opera degli Atti degli Apostoli che riporta le vicende della prima comunità cristiana. Entrambi i testi risalgono all’incirca tra il 75-85 d.C, Luca – stando alla tradizione – è uno stretto collaboratore dell’Apostolo Paolo e rivolge la sua opera letteraria ad una comunità di cultura pagana convertitasi al cristianesimo.
Detto questo, si rilevare la portata “universalistica” dell’opera lucana. In questo brano è riportato un episodio “prodigioso”, Gesù nonostante i discepoli avessero trascorso tutta la notte in mare aperto senza pescare nulla intima loro di “prendere il largo” e gettare nuovamente le reti. Tale affermazione nel corso del tempo è diventata un vero e proprio monito affinché i credenti in Cristo possano acquisire la capacità di osare nella vita, ampliare i propri orizzonti, tendere a sviluppare appieno i loro talenti per affrontare l’esperienza della vita muniti dalle solide fondamenta della fede. Il latino rende tale espressione ulteriormente più emblematica: “Duc in altum”! Gesù in un momento di profondo sconforto dei discepoli nel mentre hanno fatto esperienza del fallimento e della delusione li invita a “scommettere sulla sua Parola” per poter vincere e superare lo sconforto. Immaginiamo la scena: è notte, i discepoli sono stremati poiché dopo una dura giornata di lavoro non si sono potuti garantire la “pagnotta” quotidiana. Probabilmente al loro rientro a casa troveranno moglie e figli ad attenderli speranzosi di poter ricevere il salario per provvedere ai bisogni quotidiani. Pertanto, non avendo “pescato” nulla essi prevedono una situazione di difficoltà e disagio dai toni indicibili. La tristezza mista alla rabbia li rende preda dello sconforto e della disperazione.
Gesù osserva, agisce e invita loro a non demordere e il risultato stando al racconto supererà di gran lunga le loro aspettative! Da questo racconto quale insegnamento ricaviamo? La fede non “esula” dai problemi della vita ma propone uno “sguardo” diverso. Sulla Parola di Gesù l’esistenza credente può edificare la propria casa sulla “roccia” cosicché anche durante le tempeste essa resta salda! Si può dedurre da questo racconto l’importanza di coltivare la capacità di resilienza. Porsi in “Ascolto” della Parola di Dio consente a tutti la possibilità di acquisire la capacità di risolvere i problemi e di resistere agli urti a cui la vita nella sua complessità può esporre.
Il vangelo in tal senso si presta notevolmente quale strumento privilegiato per accrescere e fortificare nei lettori credenti e non credenti le life skills ossia abilità e competenze spendibili nell’esperienza quotidiana della vita. “PRENDETE IL LARGO” “Gettate le Reti” diventano così un invito a sviluppare e ad accrescere la resilienza e l’auto consapevolezza che i problemi sono parte integrante dell’esistenza umana e che pertanto occorre munirsi degli strumenti adeguati ad attraversarli e risolverli con l’aiuto della grazia di Dio.