La guerra del clima

La guerra del clima

di Pietro Licciardi

MODIFICARE GLI EVENTI METEO E’ POSSIBILE, CE LO DICONO UNA CONVENZIONE INTERNAZIONALE E UNA AUDIZIONE AL SENATO USA DEL 1976

Il disastro avvenuto a Valencia, in Spagna, dove una tempesta ha scaricato una impressionante quantità di acqua che si è riversata in città provocando numerose vittime, come al solito ha risvegliato gli sciacalli del clima, i quali hanno imputato anche questo disastro al riscaldamento atmosferico e alla CO2, e i visionari delle scie chimiche. 

Ma si da il caso che quello che è accaduto in questo piovoso autunno non soltanto in Spagna ma anche in Italia e in altre località europee sia piuttosto da imputare alla incapacità – a voler essere buoni – di chi dovrebbe amministrare saggiamente il territorio. 

Ci riferiamo ad esempio alla sinistra emiliana che non hanno speso con inaudita negligenza le ingenti somme già stanziate per mettere in sicurezza il territorio con opere adeguate e anche a chi ha governato Valencia, città estremamente a rischio essendo stretta tra le montagne e il mare e soggetta da oltre due secoli a periodiche devastanti inondazioni; dove sono state cementificate aree una volta paludose e in prossimità del fiume Turia, già a suo tempo deviato per risparmiare ulteriori alluvioni alla città, specialmente dopo quella particolarmente distruttiva del 1957 che costò più di cento morti.

Tuttavia se di cambiamento climatico dobbiamo parlare – ricordiamoci che il clima dipende da una serie di fattori ancora non ben studiati e comunque le cronache ci dicono come sia sempre stato assai mutevole – qualcosa di vero riguardo alla responsabilità dell’uomo c’è. 

Non ci riferiamo certo delle idiote e non provate teorie sulla responsabilità della CO2, quanto dei tentativi di provocare precipitazioni atmosferiche e deviare il percorso delle tempeste fatti e studiati soprattutto per fini militari. Il disastro che ha sconvolto la Spagna ricorda infatti alcuni eventi estremi del passato che sono stati classificati come guerre meteorologiche. Del resto l‘accordo stipulato del 1976 e noto come Convenzione ENMOD, stabilì il divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, il che ci dice che questo tipo di guerra è di fatto possibile.

Tra l’altro uno special report dell’International Press Service del 25 gennaio 1976 riferisce di una audizione sulla modifica del tempo fatta dalla Commissione per le Relazioni Estere del Senato americano, Sottocommissione per gli oceani e l’ambiente. L’audizione avvenne subito dopo il verificarsi di eventi meteorologici estremi sul Mare del Nord e l’Europa settentrionale, presumibilmente verificatisi – come si legge nel documento – in seguito ad una sorta di test sulle capacità operative della NATO e degli Stati Uniti in materia di modificazione meteorologica.

Quella che in prossimità del Capodanno 1976 sembrava infatti una forte perturbazione atlantica si trasformò in una tempesta con venti di 160 chilometri orari quasi subito seguita da una seconda, forse ancor più forte, che dopo aver colpito l’Irlanda e la Scozia arrivò anche sulle aree interne dell’Europa.

Il concetto che è alla base della modificazione meteorologica è quello di innescare l’instabilità intrinseca dei sistemi meteorologici. La maggior parte dei processi conosciuti coinvolge forme di cloud seeding, che costringono ad aumentare il tasso di condensazione dell’acqua in ghiaccio. Nel processo di cloud seeding, le gocce d’acqua nelle nuvole sono costrette a congelare fornendo cristalli che assomigliano alla struttura del ghiaccio, nel caso dello ioduro d’argento. Una volta iniziato il congelamento, altra acqua è in grado di congelare utilizzando i cristalli in crescita come modelli. A seconda delle condizioni fisiche del sistema, il calore rilasciato in questo processo può provocare correnti ascensionali che portano altra aria, la quale rilascia il suo calore mentre il suo contenuto d’acqua congela, continuando il processo. Quando i cristalli diventano abbastanza grandi, cadono come neve, trasformandosi in pioggia se la temperatura dell’aria in basso è sufficientemente calda.

Dunque modificare gli eventi meteo è possibile. Resta da chiedersi se queste tecniche siano state messe in un cassetto o vengano di tanto in tanto usate. Magari per convincere noi europei – ahinoi governati da burocrati tra i più fanatici sostenitori della transizione green – che il cambiamento climatico è reale e che per contrastarlo dobbiamo necessariamente sottostare agli enormi sacrifici, agli espropri e ai condizionamenti che i guru ambientalisti ci stanno prospettando e imponendo. Tutto ovviamente a beneficio di chi vuole lucrare sulle astronomiche cifre che l’ideologia ambientalista e climatica ha messo in circolo. 

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