Nauru e i migranti detenuti offshore

Nauru e i migranti detenuti offshore

A cura dell’ACS ITALIA – Aiuto alla Chiesa che Soffre*

NAURU: QUADRO GIURIDICO RELATIVO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA ED EFFETTIVA APPLICAZIONE

Situato nel Pacifico meridionale, a sud delle Isole Marshall, Nauru è uno Stato insulare composto da un’unica isola, con una popolazione di circa 10.300 abitanti. Si tratta della repubblica più piccola del mondo.

Il Preambolo della Costituzione1 riconosce «Dio come Signore onnipotente ed eterno e artefice di ogni bene». Secondo l’articolo 11 (paragrafo 1), ognuno ha il diritto «di manifestare e diffondere la propria religione o il proprio credo, da solo o in comunità con altri, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, la pratica e l’osservanza». Ogni persona ha anche il diritto di cambiare la propria religione o il proprio credo.

In base all’articolo 12 (paragrafo 3, comma a), la libertà di espressione può essere limitata dalla legge solo quando ciò sia «ragionevolmente richiesto nell’interesse della difesa nazionale, della pubblica sicurezza, dell’ordine pubblico, della moralità pubblica o della salute pubblica».

Allo stesso modo, possono essere imposte restrizioni alla libertà di coscienza quando ciò sia necessario al fine di proteggere il diritto degli individui di praticare la propria religione senza «l’intervento non richiesto di appartenenti a qualche altra religione» (articolo 11, paragrafo 4, comma b).

Le scuole pubbliche non sono tenute a impartire l’insegnamento della religione. Ai gruppi religiosi è tuttavia permesso gestire istituti privati e offrire un’educazione religiosa all’interno delle scuole pubbliche. Nelle scuole in cui viene impartita l’educazione religiosa, gli studenti devono seguire il corso tenuto dal rappresentante del loro gruppo religioso di appartenenza oppure, qualora non vi fossero corsi di tale fede, sono liberi di svolgere autonomamente un’altra attività di studio.

Ufficialmente, la legge richiede ai gruppi religiosi di registrarsi per poter svolgere una serie completa di attività, ma la maggior parte dei gruppi religiosi ha riferito di essere in grado di operare anche senza registrarsi.

Sebbene la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni non sia ancora in grado di registrarsi, i suoi rappresentanti sembrano ottimisti circa la possibilità di farlo nel prossimo futuro.

Episodi rilevanti e sviluppi

Il governo australiano continua a trasferire alcuni richiedenti asilo nel suo centro di detenzione offshore di Nauru. Tale prassi è stata condannata dai gruppi per i diritti umani, che hanno affermato che la detenzione dei migranti oltremare costituisce una violazione dei diritti umani.

I vescovi cattolici della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone hanno chiesto il reinsediamento dei richiedenti asilo detenuti oltremare, esortando le autorità australiane a «chiudere il capitolo di Manus e Nauru il prima possibile, consentendo alle persone che hanno sacrificato così tanto per il vostro Paese, e di cui vediamo ogni giorno l’acuta sofferenza, di avere accesso a un livello ragionevole e accettabile di libertà e dignità in Australia».

Al 31 maggio 2022, si stimava che fossero rimasti a Nauru 112 rifugiati. L’Australia continua a gestire centri di detenzione per richiedenti asilo a Nauru e in Papua Nuova Guinea, dove alcune persone sono detenute da quasi un decennio.

Prospettive per la libertà religiosa

Durante il periodo in esame, la libertà religiosa è stata generalmente protetta e praticata a Nauru, e le prospettive per il futuro rimangono positive. Tuttavia, il diritto alla libertà religiosa, così come altri diritti fondamentali, dei richiedenti asilo detenuti dall’Australia a Nauru continuano ad essere soggetti a gravi restrizioni. Come negli anni precedenti, questa situazione richiede attenzione e riforme.

* Estratto da: Libertà religiosa nel mondo, Rapporto 2023

Il Rapporto 2023 è la XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che viene realizzato ogni due anni.
È pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo.

 

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