Conosciamo Giorgio La Pira
di Mariella Lentini*
–
RICORDIAMO OGGI UN SERVO DI DIO
Giorgio La Pira, il “sindaco Santo”, come viene chiamato, primo di sei figli, nasce nel 1904 in una modesta famiglia a Pozzallo (Ragusa), cittadina che si affaccia sul mare. Si reca da uno zio a Messina per continuare gli studi e si mantiene lavorando nell’azienda commerciale dello zio. In questo periodo il suo animo gentile lo porta a fare spesso visita tra le baracche dei terremotati del 1908 di Messina. Studente di Giurisprudenza, nel 1924 fissa la sua nuova residenza a Firenze, al seguito di un suo insegnante trasferitosi in Toscana. Si laurea con 110 e lode con diritto di pubblicazione e diventa docente universitario di diritto romano. Negli anni della giovinezza si avvicina a letture religiose e matura una profonda conversione al Cristianesimo. Non diventa sacerdote, ma fa voto di povertà, obbedienza e castità entrando nel Terz’Ordine Francescano e Domenicano.
Per Giorgio La Pira il messaggio di Gesù deve essere messo in pratica da ogni cristiano, soprattutto da un politico dalle cui decisioni dipende il benessere della società. A Firenze sceglie di abitare nel Convento di San Marco, consuma i pasti con i frati e conduce vita semplice. Prega, va a Messa, insegna, aderisce alle Società di San Vincenzo, svolge attività di volontariato a favore dei poveri della città con particolare attenzione verso i giovani. Fonda “l’Opera del pane di San Procolo” per raccogliere, durante la Messa, cibo da offrire ai diseredati, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Lui stesso offre il suo stipendio ai poveri e vive da povero.
Durante le persecuzioni razziali aiuta gli ebrei a sfuggire alle deportazioni. Fonda la rivista Principi, critica nei confronti del nazismo e del fascismo. Costretto a nascondersi a Siena e a Roma, Giorgio La Pira torna a Firenze dopo la Seconda guerra mondiale. Aderisce al partito della Democrazia Cristiana e nel 1946 viene eletto deputato. Collabora alla stesura della Costituzione Italiana: vari articoli portano la sua firma come l’art. 11 in cui si enuncia che l’Italia ripudia la guerra. Eletto sindaco di Firenze nel 1951, si batte per garantire casa, lavoro e scuola ai meno abbienti. Lotta con gli operai contro la chiusura di una fabbrica, salva migliaia di posti di lavoro, fa costruire tantissime case popolari.
La sua visione del mondo non si limita alla sua città. Giorgio La Pira sogna un mondo dove regni la pace, dove invece di spendere i soldi in armamenti, si promuova l’occupazione, si costruiscano ospedali, si lotti contro la fame e la povertà. Scrive ai potenti della Terra: Kennedy, Krusciov, papa Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI… Instancabile, si reca a Mosca per chiedere il disarmo, negli Stati Uniti per i diritti civili delle minoranze etniche, in Medio Oriente per la pace tra arabi e israeliani. Nel 1965 è in Vietnam per chiedere l’armistizio con gli Stati Uniti.
Giorgio La Pira partecipa a convegni mondiali dove parla di pace e fratellanza tra i popoli. Firenze diventa città internazionale. Per La Pira «bisogna unire le città per unire le nazioni!». Così ogni anno, nella sua Firenze, organizza i “Convegni per la pace e la civiltà cristiana” con uomini di cultura e i sindaci delle capitali del pianeta. Si fa promotore dei “Colloqui Mediterranei” per favorire il dialogo tra ebrei, musulmani e cristiani. Per ogni sua iniziativa chiede le preghiere delle suore di clausura. Preghiere in cui il “sindaco Santo” crede moltissimo. «Dovete pregare anche per il governo, qualunque sia» diceva sempre durante i suoi discorsi domenicali fiorentini, alla “Messa del Povero” nella Chiesa di San Procolo.
Giorgio La Pira è un politico onesto che ha a cuore il benessere degli altri, che sa coniugare il messaggio del Vangelo con la politica attiva che vive come una missione: per lui il lavoro e la casa sono sacri. Un esempio da seguire per tutti i politici e i sindaci e per i tanti giovani alla ricerca di un ideale in cui credere. La Pira rappresenta una speranza e una fiducia nella classe politica per quanti l’hanno persa. Il “sindaco Santo” muore a Firenze nel 1977. La sua tomba si trova presso il Convento di San Marco a Firenze. Proclamato venerabile il 5 luglio 2018, poiché è considerato uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana, a Palazzo Montecitorio (edificio storico di Roma, sede della Camera dei Deputati) è stata collocata una sua statua.
Per acquistare il libro
– su Amazon clicca qui
– su eBay clicca qui