Il partito unico “atlantista” e l’Occidente oligarchico
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L’OLIGARCHIA LIBERALE CIOÈ LA UE
Ridefinire il ruolo della democrazia a partire dai contenuti è importante: Non basta la forma per definire una società.
Quando si assumono posizioni diverse da quelle che sono prese dal partito unico atlantista su temi sensibili come la guerra in Ucraina o in Medio Oriente, una delle obiezioni più comuni che vengono fatte è nella frase «Da noi queste cose le puoi dire; vai in Russia e Cina e ti arresterebbero». Il partito unico “atlantista” va dal PD, ai verdi, alla sinistra, ai grillini fino a Fdi e Forza Italia con la Lega più ambigua ma normalizzata. Esso raccoglie inoltre giornalisti, magistrati, docenti universitari, spesso caratterizzati dal totale e imbarazzante allineamento al pensiero dominante..
Nelle nostre società esiste un effettivo liberalismo che rende vera l’affermazione dei sostenitori dell’ordine attuale, come è evidente che in Russia la società è diretta con metodi, talvolta autoritari, che sembrano negativi in assoluto.
Il recente libro di Emmanuel Todd «La sconfitta dell’Occidente», che ha avuto una grande attenzione, introduce però due concetti interessanti: l’oligarchia liberale e la democrazia autoritaria.
L’attuale stato delle società occidentali, secondo Todd, è quello di essere oligarchie liberali. Condividiamo questa analisi. Mentre permane nella UE la possibilità di esprimersi, è chiaro però che la dissidenza su certi temi è tollerata, ma non ha spazio vero nel dibattito pubblico e provoca emarginazione sociale e professionale. Basta pensare alla vicenda del prof. Orsini che nel 2022 sulla guerra in Ucraina proponeva analisi che si sono poi realizzate ma che è stato emarginato dalla Università e dalla TV pubblica.
Si può definire pienamente democratico un sistema in cui sia possibile per tutti arrivare a dirigere le società grazie alla uguaglianza delle opportunità facilitata dalla società attraverso la valorizzazione dei talenti.
La selezione dei politici nei vari paesi della UE è però ormai condizionata dai media controllati dalle élites finanziarie. Nel caso dell’Italia abbiamo avuto un lento processo che, specialmente dal 1992, ha visto la progressiva disgregazione della società civile, la scomparsa dei partiti di massa (DC, PSI, PCI) e la irrilevanza crescente della cultura cattolica che si è adeguata ad un sociologismo politicamente corretto in cui il cattolicesimo si occupa solo di povertà, senza però affrontarne le cause e offrire soluzioni.
L’allontanamento della società dalle sue radici storiche, produce politici sempre più legati agli interessi delle élites finanziarie e meno a quelli delle comunità. Si può dire oggi che i politici, di destra o sinistra, siano meri esecutori delle direttive delle élites finanziarie (in prevalenza non italiane).
Il conformismo crescente nasce anche da una distruzione della qualità della scuola, strumento essenziale per garantire la mobilità sociale e la valorizzazione dei migliori talenti. Esso è facilitato dalla presenza della sola scuola statale. Anche la Chiesa non sembra preoccuparsi della povertà educativa.
Il dibattito e l’approfondimento esistono ancora in vari ambiti. Quanto si prova ad andare contro l’opinione dominante la repressione avviene in modi non ancora violenti ma non meno efficaci. La limitazione alle carriere nelle università, la burocratizzazione e statalizzazione della scuola, la omologazione dei media sono strumenti molto efficaci che è difficile contrastare.
Come evidenziato dal prof. Alessandro Volpi, in Italia la diseguaglianza è crescente e imbarazzante, ma il fenomeno riguarda tutto il mondo occidentale.
La democrazia rimane formale, ma in definitiva il governo della cosa pubblica è assegnato a chi si presta a servire le oligarchie dominanti. Per questo la definizione di Todd sui paesi UE è corretta: siamo oligarchie liberali e finte democrazie.
Per la Russia Todd parla di democrazia autoritaria perché il governo, particolarmente in questi anni di guerra, ha ridotto il potere degli oligarchi per favorire i redditi dei cittadini e valorizzare le nuove élites che nascono anche nel confronto militare in una vicenda che la Russia ritiene esistenziale per il paese.
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