Conosciamo il beato Tommaso Bellacci

Conosciamo il beato Tommaso Bellacci

di Mariella Lentini*

TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN BEATO TOSCANO

Può un giovane scapestrato, frequentatore di balordi e piccoli teppistelli, diventare frate? Certo che sì. Come altri santi e beati, anche Tommaso Bellacci, nato a Firenze nel 1370, trascorre la giovinezza assieme a uno dei peggiori gruppi di bulli della città. Essi vivono senza regole. Figlio di macellai (per questo motivo il futuro beato diventa il protettore di questa categoria) un giorno viene tradito dalla “cattiva compagnia” che Tommaso credeva sua fedele amica, quando lo vogliono mettere in carcere in seguito ad una falsa accusa.

Tommaso entra in crisi, gli amici di scorribande di un tempo lo hanno deluso. Arriva in suo aiuto un uomo che si chiama Angelo Pace. Il suo nome è di buon auspicio. Angelo Pace fa conoscere a Tommaso un ambiente diverso, dove trionfano la pace, la serenità, la gioia, i valori veri della vita come l’altruismo, l’onestà, l’amore per il lavoro. Quell’ambiente è legato a Gesù e al messaggio evangelico. Così Tommaso, a trent’anni, diventa un altro uomo. Sente di aver trovato finalmente uno scopo nella vita e sa a che cosa aspira il suo cuore: diventare frate francescano.

Riesce, con difficoltà, a farsi accogliere nel Convento di Fiesole come fratello laico. Alcuni confratelli storcono un po’ il naso poiché conoscono la sua fama di “poco di buono”. Devono, però, ricredersi perché Tommaso è davvero cambiato. Ben presto lo mettono alla guida dei frati novizi e di alcune comunità a Scarlino (Grosseto). Viene poi inviato in Oriente (Egitto, Siria) al seguito di una missione voluta da papa Eugenio IV, per unire tutti i cristiani, ma qui, nel tentativo di raggiungere l’Etiopia, viene imprigionato e liberato tramite riscatto. Tommaso torna in Italia, nel Convento abruzzese di Montepiano (Chieti).

Ha già 70 anni, potrebbe starsene “tranquillo”, ma pensa sempre all’Oriente. Desidera ripartire per fare il missionario in Egitto. Nel 1447 s’incammina verso Roma per chiedere al papa il permesso di realizzare la sua aspirazione, ma nel tragitto, mentre si trova a Rieti, muore. Si narra di tanti miracoli accaduti dopo la sua morte. Oggi il suo corpo riposa presso il santuario francescano di Fonte Colombo (Rieti), una delle quattro tappe del famoso “Cammino di San Francesco” raggiunte dai pellegrini, dove il “Poverello d’Assisi” scrisse la Regola dei Frati Minori e il Cantico delle Creature (poesia nota anche come Cantico di Frate Sole).

 

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