Anche a Tuvulu c’è qualche discriminazione religiosa
A cura dell’ACS ITALIA – Aiuto alla Chiesa che Soffre*
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TUVALU: QUADRO GIURIDICO RELATIVO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA ED EFFETTIVA APPLICAZIONE
Situato nella parte sud-occidentale dell’Oceano Pacifico, lo Stato di Tuvalu è il quarto Paese più piccolo del mondo.
In base al Preambolo della Costituzione, Tuvalu è «uno Stato indipendente fondato sui principi cristiani, sullo stato di diritto e sulle usanze e tradizioni tuvaluane».
L’articolo 23 (paragrafo 1) stabilisce che «nessuno può essere ostacolato nell’esercizio della propria libertà di credo». Ciò include la libertà di cambiare religione e di fare proselitismo (articolo 23, paragrafo 2, commi a e b).
Tale diritto può tuttavia essere limitato dalla legge per motivi di difesa, ordine pubblico, sicurezza, moralità e salute (articolo 24, comma a), oppure qualora il suo esercizio sia «discriminatorio, molesto o offensivo» nei confronti dei «diritti o dei sentimenti» di altre persone (articolo 29, paragrafi 3 e 4 a).
La tutela della libertà religiosa comprende il diritto a non praticare alcuna religione particolare (articolo 23, paragrafo 8).
I gruppi religiosi con un numero di membri adulti che rappresenti più del 2 per cento della popolazione devono registrarsi presso lo Stato e se non adempiono a tale dovere possono essere perseguiti. Per la registrazione è necessaria l’approvazione delle assemblee tradizionali degli anziani (falekaupule).
Ulteriori limitazioni sono incluse nella “Legge sulle restrizioni alle organizzazioni religiose” del 2010, in base alla quale ogni gruppo religioso, indipendentemente dalla propria grandezza, deve ottenere l’approvazione del falekaupule di ogni isola per potervi celebrare le proprie funzioni. I falekaupule possono impedire ai gruppi religiosi di tenere riunioni pubbliche, se si ritiene che essi «rappresentino una minaccia per i valori e la cultura» dell’isola.
Le comunità che si riuniscono per attività religiose non autorizzate possono essere multate.
In base alla stessa legge, i singoli individui e le famiglie possono praticare liberamente il culto all’interno delle proprie residenze.
Circa il 90 per cento della popolazione del Paese appartiene alla Chiesa cristiana congregazionale di Tuvalu (Te Ekalesia Kelisiano Tuvalu, EKT), la quale esercita un’influenza significativa nella vita sociale e politica del Paese. Tuttavia, la cultura tradizionale locale e la Chiesa cristiana congregazionale di Tuvalu sono talmente interconnesse che può essere difficile stabilire se tale influenza sia di natura religiosa o culturale.
Nell’ultimo decennio, i membri delle minoranze religiose si sono rivolti con successo ai tribunali tuvaluani, dimostrando casi di violazione del loro diritto costituzionale alla libertà di religione e di essere stati discriminati a causa della propria fede.
Episodi rilevanti e sviluppi
Molte minoranze religiose continuano a praticare in case private, perché non hanno ancora ricevuto l’approvazione formale dell’Assemblea tradizionale degli Anziani e/o della Chiesa congregazionale.
Nelle isole più piccole, i rappresentanti della Chiesa congregazionale limitano le attività delle minoranze religiose, come ad esempio i Testimoni di Geova, perché temono che tali gruppi possano mettere a rischio le strutture sociali tradizionali.
In altre isole, come Funafuti, i missionari sono invece liberi di fare proselitismo senza alcun tipo di impedimento. Nelle isole più remote, altri gruppi religiosi continuano a praticare la loro fede senza subire sanzioni, pur in assenza di un’autorizzazione ufficiale.
Prospettive per la libertà religiosa
Durante il periodo di riferimento, non sono stati riscontrati cambiamenti significativi in materia di libertà religiosa, né episodi rilevanti di intolleranza o persecuzione a sfondo religioso.
Tuttavia, sebbene la Costituzione di Tuvalu tuteli formalmente le minoranze religiose e promuova la libertà religiosa, le religioni minoritarie continuano a subire alcune discriminazioni e a non essere riconosciute ufficialmente. Le prospettive per la libertà religiosa rimangono tuttavia positive.
* Estratto da: Libertà religiosa nel mondo, Rapporto 2023
Il Rapporto 2023 è la XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che viene realizzato ogni due anni.
È pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo.
Foto di Brenda Padilla da Pixabay