“Visitare i defunti è un esercizio di pietà da incoraggiare”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA A MONSIGNOR LUIGI MANSI, VESCOVO DI ANDRIA
“Siamo tutti chiamati alla santità e non occorre fare cose straordinarie, ma seguire il Vangelo nell’ordinario”: lo dice in questa intervista Monsignor Luigi Mansi, vescovo di Andria che commemora allo stesso tempo la solennità di Tutti i Santi del primo novembre e la successiva memoria dei Fedeli defunti del due.
Eccellenza Mansi, che cosa rappresenta la solennità di Tutti i Santi?
“Io la vedo in questo modo. I giorni del calendario sono 365 o 366, in ogi caso non sufficienti a coprire e menzionare la quantità infinita del santi, martiti e beati, ricordando che il libro dell’ Apocalissse parla appunto di moltitudine immensa dei santi. Infatti quelli che cita il calendario e che la Chiesa ha elevato alla gloria degli altari, è solo una parte, ma non la totalità dei santi, di coloro che hanno vissuto eroicamente, seguendo e mettendo fedelmente in pratica il Vangelo. Ricordiamo, tuttavia, che la santità inizia dal sacramento del Battesimo e che se è innegabile che le opere sono fondamentali, tuttavia ci si salva e si diventa santi per la grazia di Dio. In poche parole non bastano solo le buone azioni, ma ad esse bisogna associare grazia e fede”.
Che altro ci dice questa festa tanto importante da essere di precetto, ovvero con obbligo di andare a messa?
“Che tutti, ma proprio tutti, siamo chiamati alla santità che non è una cosa straordinaria, ma è mettere in pratica nella vita ordinaria il Vangelo e questo non è sempre agevole o facile, perchè diciamocelo, il Vangelo è esigente, non vuole accomodamenti o scelte a seconda della convenienza. Del Vangelo non possiamo prendere quello che ci piace e scartare quello che reputiamo vecchio, superato o difficile. O tutto o niente. Certamente abbiamo le nostre fragilità, siamo peccatori per natura e abbiamo le brave cadute, però l’importante è riconoscerle, chiedere perdono ed evitare di ripeterle avendo l’umiltà di ricorrere al sacramento della riconciliazione. Ricordo che il Signore ci dice: siate perfetti o santi come io sono santo. Noi non siamo il Signore sicuramente, siamo esseri finiti e limitati, tuttavia dobbiamo sforzarci di ambire alla santità. In questo ci aiuta la vita dei santi che dovremmo leggere e studiare. Diceva Sant’ Ignazio di Loyola: se ci sono riusciti loro, gli altri santi, perchè non posso provarci io?”.
Chi sono i cosiddetti santi della porta accanto?
“Dicevo prima che i santi non sono solo coloro che la Chiesa ha canonizzato con un attento e giudizioso discernimento. Ma la schiera dei santi è infinita. E vivono nella gloria di Dio. Ci sono tantisisme persone che la Chiesa per ovvie ragioni non ha conosciuto e dunque canonizzato, che hanno vissuto e vivono santamente e sono sconosciute. Costoro sono i santi della porta accanto”.
È importante la devozione ai santi?
“Indubbiamente. I santi sono intercessori e guide, vanno venerati nella giusta misura ricordando il loro stile di vita. La devozione ai santi è una cosa bella e niente affatto superata o retriva, ci fa bene”.
Il due novembe, un giorno dopo, la saggezza della liturgia cattolica ci porta a commemorare la memoria dei Fedeli defunti. Come intendere questo giorno?
“Innegabilmente siamo tristi per la scomparsa fisica di un nostro caro, la morte è un distacco ed è dolorosa, lo stesso Gesù ha pianto la scomparsa di Lazzaro e dunque commuoversi non è affatto sbagliato, è umano. Ma cristianamente, se tali siamo e ci riteniamo, dobbiamo pensare che i defunti hanno solo cambiato dimensione, la vita non è tolta ma trasformata recita il prefazio, sono con noi in un’ altra forma e non ci abbandonano mai. Noi dobbiamo pregare per loro, loro pregano per noi. La nostra preghiera è molto utile per quelle anime che sono morte non totalmente in grazia di Dio e adesso sono chiamate a purgare le loro colpe. Quello che la Chiesa e il Magistero hanno definito Purgatorio, del quale effettivamente nella Scrittura non è menzione, e che noi non conosciamo. In ogni caso il Purgatorio altro non è che una condizione nella quale si trovano le anime defunte non in totale grazia e sono in attesa della visione di Dio, del Paradiso”.
Resurrezione, un evento di fede non semplice da spiegare e talvolta accetttare..
“La nostra fede sarebbe vana senza la certezza della resurrezione anche della carnedice Paolo. Non ci è dato di sapere il giorno, tanto meno la forma di questa resurrezione. Certamente non risorgeremo come siamo adesso. In Paradiso le anime di coloro che sono al cospetto di Dio vivono nella sua gloria beate e ci aspettano, un giorno ci incontreremo e sarà festa. Questa è la nostra fede e il nostro ottimismo che professioamo nel Credo ogni domenica”.
Andare a visitare i defunti è utile?
“E’ un esercizio di pietà che bisogna incoraggiare. Non è obbligatorio, vi è chi non ci crede e va rispettato. Ma almeno una volta all’ anno sarebbe auspicabile recitare una preghiera davanti al nostro caro e mettere un fiore ai tanti defunti dimenticati”.
Vi è chi si rifiuta di andare al cimitero pensando che è una lapide anonima…
“Ogni opinione va rispettata, anche questa, che io non condivido. Se uno non se la sente o non ci crede, libero di non andare o di pregare il defunto a casa o davanti alla sua effige o un oggetto caro e nel suo cuore. Ma, e lo ribadisco, la visita ai cimiteri a mio modo di vedere è un atto di sana pietà che va compiuto e che i nostri cari gradiscono”.