Israele rischia di far deflagrare una guerra totale in Medio Oriente

Israele rischia di far deflagrare una guerra totale in Medio Oriente

di Matteo Castagna

CRISTO RE RIMETTEREBBE ORDINE NEL CAOS INTERNAZIONALE

Lo Speciale Ispi Daily Focus del 25 ottobre racconta dell’attacco di Israele all’Iran, in rappresaglia per i missili esplosi da Teheran a inizio ottobre. Un attacco ‘annunciato’ come nei casi precedenti, ma il confronto si fa sempre più rischioso. Israele ha attaccato l’Iran con una serie di raid aerei nella notte di sabato, dichiarando di aver preso di mira siti militari in rappresaglia per la raffica di missili balistici che la Repubblica islamica aveva lanciato contro Israele all’inizio del mese.

È la prima volta che l’esercito israeliano attacca apertamente il paese del Golfo, che non ha più affrontato un bombardamento da parte di un nemico straniero dalla guerra contro l’Iraq, degli anni ‘80. L’Iran “è pronto a reagire all’aggressione israeliana, come già annunciato in precedenza” ha scritto l’agenzia iraniana Tasnim citando una fonte informata secondo cui “non ci sono dubbi” riguardo al fatto che Israele riceverà “la risposta adeguata”. L’attacco rischia di far deflagrare una guerra totale in Medio Oriente, dopo mesi in cui gruppi paramilitari sostenuti da Teheran come Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano sono già, di fatto, in guerra con Israele.

Gli Stati Uniti, intanto, fanno sapere di non aver preso parte all’operazione israeliana, ma di essere stati informati prima che questa avesse inizio. Washington ha precisato che quanto accaduto dovrebbe segnare “la fine dello scambio militare diretto tra Israele e Iran” ma che se l’Iran attaccasse di nuovo Israele, “ci saranno delle conseguenze”. Dietro le quinte, i funzionari statunitensi affermano, in realtà, di aspettarsi che l’Iran risponda all’attacco nei prossimi giorni, “ma in modo limitato”, convinti del fatto che questo consenta a Israele di porre fine al circolo vizioso del “colpo su colpo”. Che questo sia un desiderio condiviso da altri attori nella regione preoccupati dai rischi di una possibile escalation del conflitto è dimostrato dalla prontezza con cui l’Arabia Saudita si è affrettata a condannare “l’aggressione israeliana alla Repubblica Islamica d’Iran” definendola “una violazione della sua sovranità e una violazione delle leggi e delle norme internazionali”.

In un comunicato stampa il ministero degli Esteri del Regno afferma inoltre la sua “ferma posizione nel respingere la continua escalation e l’espansione del conflitto che minaccia la sicurezza e la stabilità dei paesi e delle popolazioni della regione”. E mentre il confronto tra Israele e Iran si fa sempre più rischioso, neanche gli altri fronti della guerra concedono una tregua. L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha parlato apertamente di “genocidio nei confronti della Striscia di Gaza”, la cui parte settentrionale è sottoposta a bombardamenti ininterrotti, in cui negli ultimi giorni sono state uccise 72 persone, mentre oltre 45mila civili sono stati evacuati forzatamente da Jabalia “senza alcuna garanzia di ritorno”.

Türk ha definito quello attuale come “il momento più buio” della guerra a Gaza, ha invitato i leader mondiali ad agire, affermando che “gli Stati hanno il dovere, in base alle Convenzioni di Ginevra, di garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario”. “Washington non vede uno scenario per la vittoria dell’Ucraina” riferisce Bloomberg sull’altro fronte aperto. ”L’ Ucraina sarà presto venduta. Se questa affermazione sembra troppo dura e definitiva, considerate le prove: i russi hanno preso un quinto del suo territorio e, nonostante i migliori sforzi degli ucraini, non potevano fare nulla.

L’esercito russo riceve armi sempre più sofisticate, mentre gli ucraini faticano a mantenere le proprie forze”, afferma Bloomberg. Il diritto pubblico cristiano è quello che manca per dirimere tutti questi conflitti. Il potere dovrebbe essere per il bene del popolo, non per sete di dominio, che sacrifica per il suo ampliamento, invece di beneficiare. Rimane attuale e tremenda la minaccia di Dio contro ogni abuso di potere: “potentes autem potente tormenta patientur”, cioè “i potenti saranno vagliati con vigore” (Sap. VI,6).

Papa Leone XIII, dopo aver fissato l’Ordine Spirituale come distinto da quello Temporale ma non separato, come vorrebbero liberali e sinistroidi, scrisse: “vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governo’ le Nazioni: in quel tempo, la forza e la divina efficacia della cristiana sapienza era penetrata nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli e in tutti gli ordini ed affari dello Stato…e ordinata in tal modo la nazione diede frutti quanto mai importanti dei quali resta e resterà memoria, affidata a innumerabili monumenti storici, che non possono essere occultati né oscurati da nessun artifizio avversario”. (Leone XIII, Enc. Immortale Dei, 1/11/1885, in AAS, vol. XVIII, pag. 169)

La ricostruzione di tale Ordine si chiama Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, che il calendario pio benedettino tradizionale colloca, come festa, l’ultima domenica di ottobre. Finché non sarà restaurata, non potrà esservi né vera concordia né vera pace fra le Nazioni, che la modernità ha reso sorde, e soprattutto atee.

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