Francesco È il Papa e la messa “una cum” È valida

Francesco È il Papa e la messa “una cum” È valida

A cura della Redazione

NON ANDARE ALLA SANTA MESSA, PERCHÉ CELEBRATA UNA CUM FRANCISCO, RENDE FELICE SOLO L’INFERNO…

Alcuni esaltati, confusionari e superbi sacerdoti e giornalisti, continuano a sostenere che il vero Papa sia il defunto Benedetto XVI, che Papa Francesco sia un usurpatore della Sede Apostolica e che la Santa Messa celebrata “Una cum Papa Francisco” sia invalida.

A questi operatori di iniquità, che invitiamo a mettere in pratica quanto dice il libro dei Proverbi (3,5-6: “Confidate nel Signore con tutto il cuore e non affidatevi al vostro intuito. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli raddrizzerà i tuoi sentieri”), rispondiamo con le seguenti affermazioni:

1. La Messa è valida in forza delle parole consacratorie e non in forza dell’una cum (“insieme col Papa”). Gli ortodossi non sono una cum Papa nostro (“insieme col nostro Papa”), eppure la loro celebrazione è valida.

2. In proposito san Tommaso ricorda quanto disse sant’Ambrogio: “La consacrazione viene fatta con le parole e le affermazioni del Signore Gesù. Infatti con tutte le altre parole si loda Dio, si supplica per il popolo, per i re, per tutti gli altri. Ma quando compie il venerabile sacramento, il sacerdote non si serve più delle proprie espressioni, bensì delle parole di Cristo. Perciò è la parola di Cristo che compie questo sacramento” (De Sacramentis, 4,4).

3. Inoltre afferma che “la forma (vale a dire ciò che costituisce il sacramento, n.d.r.) di questo sacramento differisce in due maniere dalle forme degli altri sacramenti. Primo, nel fatto che le forme degli altri sacramenti esprimono l’uso della materia: p. es., battezzare o confermare; mentre la forma di questo sacramento esprime solo la consacrazione della materia, che consiste nella transustanziazione, e cioè con le espressioni: “Questo è il mio corpo”, e “Questo è il calice del mio sangue”. Secondo, perché le forme degli altri sacramenti vengono proferite dal ministro in persona propria, sia in atto di fare, come quando si dice: “Io ti battezzo” o “Io ti confermo”; sia in atto di comandare, come quando nel sacramento dell’ordine si dice: “Ricevi il potere…”; sia in atto d’intercedere, come nel sacramento dell’estrema unzione: “Per questa unzione e per la nostra intercessione…”. Al contrario la forma di questo sacramento viene proferita in persona di Cristo stesso che parla (direttamente): in modo da far intendere che il ministro nella celebrazione di questo sacramento non fa nient’altro che proferire le parole di Cristo” (Somma teologica, III, 78, 1).

4. Se il sacerdote è in peccato (e può essere in peccato perché non è in comunione col Papa) consacra validamente. San Tommaso cita Pascasio Radberto (confuso questa volta con sant’Agostino) il quale dice: “Nella Chiesa cattolica riguardo al mistero del corpo e del sangue del Signore un buon sacerdote non fa niente di più di un sacerdote cattivo: perché il mistero si compie non secondo i meriti del consacrante, ma per la parola del Creatore e per la virtù dello Spirito Santo” (De corpore et sanguine Domini, 12).

5. Poi aggiunge: “Il sacerdote consacra questo sacramento non per virtù propria, ma quale ministro di Cristo. Ora, uno non cessa di essere ministro di Cristo per il fatto che è cattivo; perché il Signore possiede ministri o servi buoni e cattivi. Nel Vangelo infatti il Signore si domanda “Qual è mai quel servo fedele e prudente, ecc.?”; e poi aggiunge: “Se quel servo cattivo dice dentro di sé, ecc.”. E l’Apostolo scrive: “Ci considerino come ministri di Cristo”; e tuttavia dice più sotto: “Non ho coscienza di alcun mancamento, ma non per questo mi sento giustificato”. Egli dunque era certo di essere ministro di Cristo, sebbene non fosse certo di essere giusto. Uno può dunque essere ministro di Cristo, senza essere giusto. E ciò mette in risalto l’eccellenza di Cristo, perché a lui come a vero Dio servono non solo le cose buone, ma anche quelle cattive, che la sua provvidenza indirizza alla propria gloria. È chiaro dunque che i sacerdoti, anche se non sono buoni, ma peccatori, sono in grado di consacrare l’Eucaristia” (Somma teologica, III, 82, 5).

6. Papa Francesco è stato validamente eletto il 13 marzo 2013, dopo le dimissioni di Papa Benedetto. Come lo sappiamo? Perché nessun cardinale che ha eletto Jorge Mario Bergoglio, che avrebbe poi preso il nome di Francesco, ha mai contestato i risultati dell’elezione. Neanche uno!

7. Anche Sua Santità Benedetto XVI, quando era ancora in vita, ha riconosciuto più volte che Francesco è il Papa valido. Tra tutti, sarebbe stato il primo a gridare allo scandalo se l’elezione non fosse stata valida.

8. Se Francesco, per assurdo, non fosse il Papa, ciò significherebbe che il Papato è fallito, che non c’è un Vicario di Cristo sulla terra e che la promessa di Cristo di far prevalere la Chiesa, la sua guida e la sua dottrina fino alla fine dei tempi è stata infranta. Ma nessuno, sano di mente, che si definisca cattolico può avere questa idea.

9. Dio ha scelto Papa Francesco come attuale capo della Sua Chiesa per i Suoi disegni e i Suoi scopi. C’è qualcuno che può contestare Dio per le sue scelte?

10. Parlando in termini filosofici, se – per fare un esempio assurdo – Papa Francesco non fosse il legittimo pontefice, quest’ultimo non intaccherebbe minimamente la sostanza della Chiesa, dal momento che il non legittimo pontefice non parteciperebbe di essa. Se Francesco non è il Papa, la domanda “la Santa Messa in comunione con Francesco è valida?” non è pertinente, perché la sostanza di un ente non può essere alterata da un non-ente, la cui sostanza non è. Il nulla non può nulla su ciò che è [Ex nihilo nihil fit].

Considerando tutti questi dieci punti, chi – andando dietro ad affermazioni erronee – tralascia deliberatamente la partecipazione alla Santa Messa sta compiendo un peccato mortale che espone a molti mali. Non andare alla Santa Messa, perché celebrata una cum Francisco, rende felice solo l’inferno…

 

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