Conosciamo San Luigi Guanella
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN SANTO LOMBARDO
Uno dei suoi motti è «senza eccezioni» perché quando si tratta di aiutare chi è nel bisogno il santo festeggiato oggi non fa distinzioni di età, razza, idee politiche. Luigi Guanella, chiamato il “Garibaldi della carità” per il suo coraggio, il suo entusiasmo e la sua ferrea volontà, nasce in mezzo alle montagne, a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio) nel 1842. È nono di tredici figli. I genitori, Lorenzo e Maria Bianchi, sono poveri e lavorano duramente per guadagnarsi da vivere.
La fede li aiuta e li esorta a non disperare. Luigi a sette anni gioca con la sorellina Caterina. Giocattoli non ne ha. Usa gli elementi della natura che trova in abbondanza. Mentre impasta la terra con l’acqua, dice alla sorella: «Su Caterina, prepariamo la minestra da dare ai poveri». Questo è il suo gioco preferito. Il “Padre dei poveri”, come verrà chiamato, entra in seminario per studiare da prete e, quando torna a casa in vacanza, trascorre il tempo andando a scovare i bambini poveri e gli anziani abbandonati per aiutarli.
Nel 1866 diventa sacerdote e comincia la sua opera in vari paesi vicino a Sondrio (Prosto, Savogno e Traona), situati in un territorio denominato Pian di Spagna, tra la Valtellina e la Valchiavenna: terra povera, malsana, degradata. Quanta miseria! Fame, malattie, analfabetismo. Don Luigi Guanella sente parlare di Don Bosco e di Don Cottolengo, della loro importante e innovativa opera nei confronti dei giovani e dei disabili a Torino. Li raggiunge e per tre anni vive al loro fianco un’esperienza unica.
L’umile “pretino delle Alpi” torna, poi, tra la sua gente, questa volta a Pianello del Lario (Como). Sulle orme dei suoi maestri piemontesi, nel 1881 fonda le “Figlie di Santa Maria della Provvidenza” e i “Servi della Carità”. Le sue fondazioni, che si diffondono in Italia, Svizzera e America, accolgono malati psichici, disabili, non vedenti e sordomuti, ma anche bambini e giovani a cui poter dare un futuro. Esortato da un altro suo motto «è Dio che fa», il “prete montanaro”, instancabile, si reca a dare una mano a siciliani e calabresi sopravvissuti al terremoto del 1908 (Messina).
Nel 1912, all’età di 70 anni, Luigi Guanella si imbarca assieme agli emigranti italiani diretti in America. Durante la traversata è vicino a chi non ha nulla ed è ricco solo di speranza in un futuro migliore. Sbarcato in America, conforta gli emigranti. Tornato in Italia aiuta gli abruzzesi della Marsica, colpiti dal terremoto nel gennaio del 1915. Muore alcuni mesi dopo a Como, dove è tuttora sepolto, presso il Santuario del Sacro Cuore.
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