Conosciamo il beato Giovanni Bono
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN BEATO LOMBARDO
Un ragazzo di sedici anni scappa da casa. Una madre piange, soffre, si dispera. Poi si affida al Cielo e prega giorno e notte per l’amato figlio. Questa è la storia di Giovanni Bono, nato a Mantova nel 1168. Non va a scuola e rimane analfabeta. È ancora un bambino quando perde il padre. Adolescente, alla ricerca di avventura e desideroso di godersi la vita, va via da casa e vive alla giornata, vagabondando per l’Italia. Fa l’attore comico girovago insieme a giocolieri e saltimbanchi. A quei tempi un girovago, tutto burle e lazzi, volgarità e battute maliziose, non era tanto ben visto. Spesso questi personaggi, per sbarcare il lunario, vivevano di piccoli imbrogli ed espedienti non sempre onesti.
Giovanni Bono trascorre così la sua esistenza fino all’età di quarant’anni, quando avviene un fatto che cambia radicalmente la sua anima. Le preghiere della mamma, ascoltate dal Signore, cominciano a fare effetto. Giovanni si ammala gravemente. È in fin di vita. Ripensa al suo passato, alla sua fuga da casa, alla sua vita di cui non è orgoglioso. Chiede a Dio la guarigione e promette di cambiare esistenza diventando eremita. Giovanni guarisce e mantiene la promessa. Non sa né leggere, né scrivere, ma ascolta con attenzione la Parola del Vangelo e conosce a memoria le preghiere. Le ripete quando è solo. Ne parla agli altri con parole semplici, ma efficaci, che toccano il cuore.
Torna a Mantova, si confessa dal vescovo. La madre, felice, lo ritrova e poi muore. Giovanni, ormai, è un altro uomo. Cerca un luogo dove stare in solitudine. Trova un rifugio a Butriolo (Cesena), oggi chiamato Rio dell’Eremo, dove sorge una chiesa costruita in suo onore, vicino a Ponte Abbadesse. Il suo letto è una tavola con della paglia, la sua coperta un mantello. Prega davanti a un crocifisso e a un quadretto della Madonna, mangia pochissimo, vive di nulla se non di contemplazione, adorazione, contatto con il Cielo.
Presto l’eremita, rimasto laico, attira attorno a sé altri uomini desiderosi di imitarlo. Tanti lo vanno a trovare per avere conforto e consiglio mentre molti suoi miracolati raccontano di improvvise guarigioni da gravi malattie. Giovanni Bono fonda l’Ordine degli Eremiti con la Regola di Sant’Agostino; intanto, nel suo nome, i monasteri si diffondono in varie regioni del Nord e Centro Italia. Verso la fine della sua vita, l’eremita torna a Mantova dove muore nel 1249, presso l’Eremo di Sant’Agnese in Porto.
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