Redistribuzione del reddito, ecco il vero problema economico

Redistribuzione del reddito, ecco il vero problema economico

di Bruno Volpe

STEFANO ZAMAGNI: “L’INGIUSTA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE È IL GRANDE PROBLEMA DELL’ECONOMIA”

“Il grande problema dell’economia è la ingiusta distribuzione delle ricchezze a livello mondiale. Questo causa ingiustizie sociali intollerabili”: lo dice il noto economista professor Stefano Zamagni, ex Presidente dell’Agenzia del Terzo Settore e Presidente Emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

Professor Zamagni, il recente rapporto Istat dice una cosa allarmante, ovvero che oltre il 2,2 per cento delle famiglie italiane vivono in situazione di povertà assoluta e definisce la cosa “allarmante”. Preoccupato?

“Viviamo un paradosso. Mentre l’Istat fotografa numeri e dunque quello che dice è obiettivamente vero, la situazione complessiva mondiale sembra apparentemente andare in senso opposto e in risalita. Ovvero, cresce l’occupazione anche in Italia, cala l’inflazione, la Bce taglia i tassi di interesse e questo almeno nel medio e lungo termine dovrebbe far bene al sistema industriale con maggiori investimenti, più produttività e dunque maggiori posti di lavoro. Tuttavia il tema della povertà e legato a situazioni e problemi differenti”.

Cioè?

“Un tempo le crisi scoppiavano per mancanza di merce e prodotto, adesso è l’opposto, si produce più del necessario, sovrabbonda. E questo genera una situazione spesso di squlibrio e sperequazione. Vi è chi vive nell’abbondanza e chi nel bisogno estremo. Insomma, il tema fondamentale è la suddivisiione delle ricchezze della terra e l’ingiustizia sociale tra chi ha tanto e chi ha poco, il vecchio tema della redistribuzione del reddito. Bisogna cambiare le regole del gioco perchè, ed ha ragione il Papa, questa economia che è nelle mani di pochi, uccide. Lo diceva anche san Giovanni Paolo II, evidenziando come abbiano fallito il socialismo reale, ma anche il capitalismo senza freni”.

Che cosa suggerisce?

“Per intanto cambiare, e subito, il regime fiscale, e far pagare maggiormente i ricchi, questo in Italia. Idem per le multinazionali, penso che debba davvero, e con vigore, mettersi in atto il sistema di progressività della tassazione che non è attuato nel modo dovuto. Purtroppo la politica non ragiona secondo visione da statisti, ma nel corto e medio periodo, pensa agli anni del mandato e alle prossime elezioni, dunque alla ricerca del consenso. L’obiettivo dei politici è quello di tirare avanti, senza badare e pensare a riforme vere, di carattere strutturale”.

Magari ci aiuterebbe la Dottrina Sociale della Chiesa…

“È definita Dottrina Sociale ma, secondo me, andrebbe chiamata Insegnamento Sociale della Chiesa. Però attenzione, essa non è una teoria e non fornisce ricette, ma si si muove all’insegna della Sacra Scrittura e del Magistero, non è un programma di governo. Il cardine è la sussidiarietà, nulla è più conforme al Vangelo come la solidarietà e la equità. In quanto al futuro del nostro Paese sono ottimista. Se studiassimo la storia, cosa che non accade, ci accorgeremmo che almeno 5 volte il Paese è caduto, ma si è rialzato ed è risalito. Una volta grazie a San Benedetto da Norcia dopo la grande crisi sociale, politica ed economica e non a caso egli è Patrono di Europa perchè ha risollevato non solo l’Italia, ma l’Europa. Poi nel 1400 con l’umanesimo, poi col Rinascimento, e pensiamo ai disastri della guerra dalla quale siamo venuti fuori e indico il famoso boom economico. Insoma, l’Italia sa reagire nei momenti difficili”.

Secondo alcuni i punti cardine sono la lotta alla evasione fiscale e le politiche attive del lavoro…

“Questi sono strumenti, anche giusti, ma non impostazione di programma. Sono armi per realizzare un programma, ma prima va impostato lo schema che deve basarsi fondamentalmente sulla giustizia sociale, sulla sussidiadietà circolare e naturalmente sull’aumento della competitività dei prodotti”.

Cosa pensa dell’Autonomia differenziata?

“Così come è concepita la legge attuale non può funzionare ed è destinata al fallimento. Attenzione, in sè l’idea è valida e del resto è prevista in Costituzione. Ma è l’attuazione che non va. Intanto è la stessa definizione che non mi convince, io la chiamerei autonomia diversificata. Penso che non vi sia un lasso di tempo sufficiente per metterla in pratica, occorrevano almeno dieci anni per consentire alle regioni meno forti, penso a quelle del Sud, di mettersi al passo. Così corriamo il rischio, ad esempio, di avere ulteriori squilibri nella sanità con l’aumento del divario tra Nord e Sud. Insomma, abbiamo bisogno di dieci anni per la sua attuazione e, invece, abbiamo corso troppo. Sicuramente ci sono alcuni temi che non vanno inseriti e sono la sanità, la scuola, il diritto e i rapporti con l’estero, vanno scorporati”.

Il Sud non esce bene dal rapprto Istat, con qualche nota lieta per la Puglia…

“La Puglia è un caso atipico ed è la Lombardia del Sud. Ha un sistema di imprese solido e capace con eccellenze ed una ottima classe imprenditoriale ben centrata e diretta, a parte il problema della legalità nel foggiano, la qualità di vita media è buona, sconta come tutti, pecche del passato, ha una buona rete di aeroporti e porti, e soprattutto un eccellente sistema universitario e penso alla Uniba di Bari e al Politecnico con ottimi legami col mondo della impresa”.

Papa Francesco varie volte ha lanciato appelli alla solidarietà e ad una economia dal volto umano…

“Il Papa è profetico, si muove nel solco degli insegnamenti della Chiesa. Egli censura quella che chiama economia dello scarto, il mettere da parte chi non è produttivo. Ma il grande problema di fondo era e resta l’ingiusta distribuzione delle risorse tra Paesi ricchi e poveri. E’ una mina vagante”.

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