Come entrare nel cuore di Gesù
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UNA RIFLESSIONE NECESSARIA
La persona che ha amato di più Gesù è la Madonna. Poiché Dio la destinava ad essere sua Madre e ben sapeva che lei avrebbe accettato di esserlo, la riempì di grazia fin dal concepimento e le diede un cuore degno del grandissimo compito: essere Madre del Figlio di Dio fatto uomo e Madre dei redenti. Il Cuore Immacolato di Maria è il capolavoro dello Spirito Santo, che gli ha dato tutti i doni di natura e di grazia adatti al compito, soprattutto un immenso amore, fatto di purissima carità che sgorga dal cuore del Padre. Questo amore materno corre attraverso il legame che essa ha con il Figlio e con i redenti: un vincolo iscritto nella stessa carne di Gesù e, in ragione di lui, anche verso i fratelli che egli incarnandosi ha ricevuto dal Signore (cfr. Eb 2,10-13).
Per volontà testamentaria di Gesù, tutti i redenti, impersonati dall’apostolo Giovanni, sono affidati a Maria come figli (cfr. Gv 19,26-27). È Dio redentore che la rende Madre dei viventi, ben più che la prima Eva (cfr. Gen 3,20), che diede la vita che si corrompe e muore. Ma è necessario che il discepolo la prenda con sé e faccia vivere questo vincolo materno-filiale per avere la vita di grazia guadagnata dal Crocifisso. Per questo la Madonna vuole che ci affidiamo a lei come figli. A Fatima (1917) rivelò che Dio vuole salvare il mondo con la consacrazione al suo Cuore Immacolato. Questo affidamento le permette di agire in piena libertà nella vita dei redenti e di portarci tutti a Cristo.
Gesù vuole farsi conoscere. Lo desidera intensamente e lo chiede al Padre prima della sua Passione: “Che possano conoscere Te, l’unico vero Dio, e colui che Tu hai mandato: Gesù Cristo” (Gv 17,3). Nella conoscenza amorosa di Dio e di Gesù sta la vita eterna: quella che il Padre ci prepara nella gloria. La Madonna ci fa conoscere e amare Gesù come un familiare: in lei Dio altissimo si fece uomo e figlio; con lei e in lei noi acquistiamo di Gesù una conoscenza intima, diretta, sicura, continua e crescente.
Lo conosciamo non come Signore e operatore di prodigi, ma come fratello e amico carissimo. Ne contiamo i sospiri e ne scopriamo i desideri; ne condividiamo le gioie e i dolori; il nostro cuore diventa un’eco fedele del suo. Egli ci comunica i suoi pensieri e i suoi disegni senza remore; ci comunica i suoi amori e ci rivela i suoi dispiaceri. Ci partecipa la conoscenza e l’amore che egli dà alla Madonna, trattandoci veramente come fratelli e figli. È proprio vero che a Gesù si va per mezzo di Maria e nessuno può prescinderne. Il mezzo privilegiato è la preghiera e la meditazione della Parola di Dio e del Vangelo in particolare. La Madonna ci ottiene il dono dello Spirito Santo, senza del quale non c’è vera preghiera né si può entrare nel cuore di Cristo. Il contesto migliore è il Santo Rosario alla Vergine e la celebrazione devota della Santa Messa. Qui Dio fa grazia.
Pur se fratello, Gesù è Dio e come tale va trattato, anche se la sua vicinanza e familiarità ci inducono alla stessa confidenza che con Lui avevano apostoli e discepoli. Gli si deve perciò, sommo rispetto e fiducia illimitata, come Egli ebbe del Padre dei Cieli. Umile com’è, Egli si mette al nostro livello e ci chiede di accoglierlo, di farci anche noi umili e fiduciosi come i bambini, che sono i suoi prediletti. Questi se li mette in braccio, li bacia affettuosamente e li benedice. Parla al loro cuore di cose tanto grandi, ma lo fa con parole semplici per non confondere la loro intelligenza. Ed essi gli saltano al collo e lo abbracciano, guardando i Suoi occhi azzurri come il cielo e beandosi del Suo sorriso. Questi piccoli Gesù li ama e li difende dai “grandi”, che vogliono allontanarli. Così l’anima riceve le più grandi comunicazioni divine. “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” disse (Mt 18,3). L’umile fiducia e l’intensa familiarità con Gesù e Maria portano al silenzio e al nascondimento. “Strettamente congiunti nell’amore” a questi due Cuori, nascosti con Cristo in Dio, i nostri cuori procedono senza fine nell’intimità, finché “giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,2-3).
La conoscenza di Cristo è cosa così alta e preziosa che tutto il resto è “spazzatura” (Fil 3,8) al confronto. San Paolo, che fu vero innamorato di Cristo, desidera che lo stesso facciano i suoi interlocutori, non potendo augurare loro nulla di più grande. “Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,14-19). Nel Cuore di Cristo infatti, c’è l’abisso di Dio con tutti i suoi tesori.
Gesù si comunica a chi lo ama: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). La Trinità stessa prende dimora nel cuore di coloro che amano Dio e accettano Gesù come unico Salvatore, Amico e Sposo dell’anima. Tutta la vita terrena serve a conoscere sempre meglio Dio e innamorarsi di Gesù, come in un mistico fidanzamento, sapendo che nel Cielo saranno celebrate le nozze eterne. Dio è Amore e solo per amore si dona. Chi lo ama, lo sperimenta e viene indotto ad entrare nella logica dell’amore di Dio, che ama fino a consumare se stesso, come dimostra in Cristo. Chi si unisce a Cristo, ne condivide gli amori, i sentimenti, i pensieri, le mete, le gioie, i dolori, le prove, le tribolazioni, le umiliazioni e la gloria. Ma la cosa più importante e unificante è il desiderio di piacere al Padre e di fare sempre la Sua volontà. Questo è l’obiettivo supremo del Figlio di Dio; questo lo scopo della sua vita. E questo dev’essere condiviso dai suoi amici. Essi devono imparare a condividere pienamente la stessa scelta di Gesù e fare tutto per la gloria del Padre. “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere l’opera sua” (Gv 4,34). “Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me, vivrà per me” (Gv 6,57). Nell’Eucaristia Gesù fa la sua massima comunicazione.
In definitiva, chi ama Gesù, si unisce a Lui in tutto, vive per Lui e fa le scelte che piacciono al Padre. Dio allora diventa vicino, si mostra benevolo, fa splendere il Suo volto, concede il Suo Spirito e dà inizio alla nuova creazione. La gioia di Gesù è questa: che il Padre sia contento, che sia conosciuto e amato; che gli uomini siano salvi, che possano entrare nel cuore di Dio e gustare le Sue carezze, la Sua bontà e misericordia. Con la mediazione della Vergine Maria si realizza il dono fatto ai primi discepoli: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Non più servi, ma amici, fratelli, figli di Dio e sposi promessi. Questo fa l’amore di Dio in Cristo Gesù per coloro che Lo amano.