I medici che ragionano contrastano l’utero in affitto

I medici che ragionano contrastano l’utero in affitto

di Bruno Volpe

INTERVISTA AL PRESIDENTE NAZIONALE DEI MEDICI CATTOLICI, PROF. FILIPPO MARIA BOSCIA

“Una pratica odiosa che rende la maternità un mercato ai danni della donna e del bambino che non è un capriccio o un diritto assoluto”. Il professor Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici, ginecologo di fama, bolla in questo modo la cosiddetta “maternità surrogata”, che correttamente dovrebbe chiamarsi “utero in affitto”.

Professor Boscia, mettendo da parte questioni di fede o appartenenza religiosa, da medico, come giudica la maternità surrogata?

“Una pratica odiosa e lo dico con sdegno, da ginecologo impegnato ogni giorno a far nascere vite. Con questa pratica, al contrario di danzare una sinfonia di amore, che è l’ unione tra un uomo e una donna ai fini procreativi, abbracciamo il percorso della vergogna. Siamo in un un tempo paradossale nel quale allo stesso tempo si comprano figli e poi si abortisce con facilità falcidiando vite innocenti. Parliamoci chiaro: l’ utero in affitto o maternità surrogata è un mercato indecente ai danni prima di tutto della donna e di quelle povere. Avete mai visto il proliferare di questo fenomeno nelle opulente nazioni occidentali? No. Accade dove ci sta miseria e le donne che accettano per contratto di fare da incubatrici lo fanno per soldi, sono della schiave. Una cosa infame ed odiosa”.

Insomma, si tratta di avere o pretendere un figlio per contratto…

“Infatti sono dei veri e propri contratti. Le donne il cui utero viene affittato, cosa assolutamente riprovevole, vivono in pensionati dove viene loro assicurato il massimo del confort al fine di evitare vizi del prodotto finale. Viene garantita una buona alimentazione, non bevono, non fanno uso di droghe. Siamo ai polli in batteria. E attenzione che quando si fanno questi contratti ci sono delle assicurazioni nel caso malaugurato che il bimbo nato sia difettoso. E accade in molte circostanze che il committente non ritiri il bambino nato non conforme ai canoni scrupolososamente indicati. Questa operazione costa circa 100000 euro e spesso scoppiano contenziosi giuridici”.

Perchè il movimento femministra non si ribella?

“Viviamo tempi di sessualità liquida nel quale, tra l’ altro si pensa che la medicina non debba avere limiti etici, che il possibile tecnicamente sia moralmente lecito ed è un errore. Le femministe non si oppongono intanto perchè partono dall’ assurdo postulato che con il corpo si può fare quello che si vuole e che il bambino è un diritto o un capriccio, invece è un dono ed atto oblativo, frutto di amore e di un incontro tra due soggetti che si amano . In realtà, questo loro silenzio spesso è giustificato dal fatto che tollerare la maternità surrogata significa dare figli a coppie dello stesso sesso”.

Il bambino sradicato alla mamma biologica ha un trauma o problemi nello sviluppo?

“Prima di ogni cosa ricordiamo che l’ embrione è un essere vivente, è un soggetto. In quanto al bambino, sicuramente ne risente. Durante tutta la gravidanza che dal vocabolo è una vera e priopria danza in un ambiente protetto, vi è uno scambio di messaggi continuo e ripetuto tra bambino e mamma biologica. Essi dialogano durante tutta la gravidanza e il nascistuto messaggia, lancia messaggi rassicuranti alla mamma. E’ un combinato di endorfine. Ovvio che il bambino una volta nato e , sradicato percepirà un profumo diverso, una neurosensibilità differente, cambia la la neurosensibilità del neonato e questo di per sè causa un trauma”.

Dunque è possibile un trauma nello sviluppo specie se il bambino vuole sapere chi è la mamma naturale…

“Il trauma è largamente possibile. Non sappiamo se il bimbo sarà felice o no. Certo se viene a vivere nella casa di due ricchi non avrà problemi, ma se qualcuno gli insinua il dubbio che quella non è sua madre è possibile che vacilli e inizino problemi e disturbi”.

E’ anche una pratica che privilegia il censo…

“Certamente. Favorisce chi ha soldi rispetto a chi non li ha. Amesso che vogliano ricorrervi due disoccupati non lo potranno fare. Mente sorriderà ai ricchi che potranno comprarsi il bambino. Insomma, è un mercato, una pratica cattiva e malvagia. Non basta ridurla come Italia a reato internazionale, è un passo. Bisogna che sia considerata tale a livello europeo e mondiale. Non è possibile e tanto meno umano rdurre la vita umana e la nascita ad un affare, ad un negozio giuridico. La maternità e la paternità sono frutto e conseguenza di un atto di amore gratuito, di un abbraccio oblativo libero e gratuit e nessuno, dico nessuno, può pretendere il diritto ad avere un figlio. Non è un giocattolo che si compra in un negozio perchè piace e quando una sessantenne ricorre a questa pratica perversa la considerazione è: lo fa davvero per il bambino o per sua volontà ed interesse? E’ un interrogativo etico che tutti noi medici, fede a parte, dobbiamo porci. Basta con queto business che prima di ogni cosa mortifica la dignità della donna”.

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