Della vita eterna non interessa niente a nessuno?

Della vita eterna non interessa niente a nessuno?

di don Ruggero Gorletti

VENTOTTESIMA DOMENICA PER ANNUM – ANNO  B

Dal vangelo secondo Marco 10,17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

COMMENTO

Il brano di vangelo che abbiamo appena ascoltato è uno di quei brani che più facilmente si presta ad essere frainteso, capito male. La frase che di solito resta più impressa di questo brano è: «vendi tutti i tuoi beni e dai il ricavato ai poveri». Invece, per comprendere bene il significato centrale del brano, dobbiamo porre attenzione alla parola «triste».

Ma andiamo con ordine: un tale corre incontro a Gesù e gli si getta ai piedi. Questa persona mostra entusiasmo ed interesse per vedere Gesù: gli corre incontro. Inoltre mostra di aver ben capito Chi aveva davanti: Gesù è Dio che si è fatto uomo rimanendo Dio, e questa persona, inginocchiandosi davanti, mostra di averlo capito. E poi soprattutto pone a Gesù una domanda essenziale, decisiva per ciascuno di noi: «cosa devo fare per avere la vita eterna?». Questo ci fa capire che abbiamo davanti un uomo serio, che ha capito quali sono le cose importanti della vita, e che ha capito che Gesù è in grado di dare una risposta decisiva a questa domanda.

C’è da dire che ben poche domande oggi suscitano meno interesse di questa. Della vita eterna non interessa niente a nessuno. Siamo tutti concentrati su questa nostra esistenza terrena. Chi pensa alla vita eterna, chi ne parla, passa per essere un visionario, uno che vive sulle nuvole. Invece è la questione più importante della nostra vita.

Chi cerca di evitare sempre e comunque questo interrogativo si condanna da solo ad una vita senza senso e senza speranza. Quando l’unica prospettiva della nostra vita è racchiusa in questa esistenza terrena, siamo degli infelici. Siamo affannati e frenetici perché i problemi normali del vivere diventano i nostri unici interessi, e diamo loro troppa importanza, ma in fondo al cuore non abbiamo quella gioia che viene dal sapere che c’è qualcuno che ci vuole bene, e che ci aspetta al termine di questi nostri giorni.

Il giovane della pagina del vangelo invece ha ben chiara la prospettiva della vita eterna. Ci tiene, tanto che chiede a Gesù cosa fare per non correre il rischio di perderla. Gesù lo prende sul serio, e gli risponde in modo chiaro: come prima cosa osserva i comandamenti. Non si può pensare di avere la vita eterna se abitualmente viviamo come a Dio non piace, se viviamo nel peccato. Osservare i comandamenti del Signore non significa solo obbedire ad una norma, come obbedire alla legge che ci impone di circolare sulla destra o di non fumare sul treno. È molto di più. Significa corrispondere a quell’amore che il Signore ci dona. È il modo con cui possiamo dimostrare l’amore per Dio: «chi mi ama osserva i miei comandamenti». (Gv 14,21).

Questo giovane già lo fa, e lo dice a Gesù. Gesù scruta nell’intimo del suo cuore e lo ama. Vedendolo nella verità del suo essere si sente preso da un intimo e particolare affetto per lui. Ed è proprio quell’amore particolare che spinge Gesù a chiedere qualcosa di più a questo giovane così ben disposto: rinuncia alle tue ricchezze terrene e vieni, seguimi.

Questa richiesta di Gesù spaventa molte persone che si imbattono in questo brano. «Io non voglio rinunciare a tutti i miei beni, a tutto ciò che ho messo da parte con una vita di lavoro, a quella giusta sicurezza che devo garantire a me e alla mia famiglia». In effetti non è obbligatorio. Gesù non lo chiede a tutti. Lo chiede a qualcuno, ai religiosi, ma diversamente non è una condizione necessaria per seguire Gesù.

Al giovane ricco il Signore però lo ha chiesto, come condizione per seguirlo. E il giovane ricco ha rifiutato. Ma questo lo ha reso triste. Perché triste? È giovane, è ricco, perché mai deve essere triste? Eppure se ne va via triste. Quando si perde il Signore si perde la gioia. Questo brano ci mette in guardia dalla tentazione di credere che la ricchezza, le cose di questo mondo, ci possano rendere felici, o almeno soddisfatti. Noi ci illudiamo che le cose di questo mondo possano riempire il nostro cuore. Per questo a un ricco è più difficile entrare nel regno di Dio: perché crede di avere già quello che gli serve per poter vivere bene, di bastare a se stesso, di non aver bisogno di Dio. Ma è solo un’illusione: il nostro cuore, come dice Sant’Agostino, non ha pace finché non riposa in Dio, e niente meno di Dio può dargli pace e gioia.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments