Montenegro, tensioni religiose e politiche mettono in discussione la separazione tra Chiesa e Stato

Montenegro, tensioni religiose e politiche mettono in discussione la separazione tra Chiesa e Stato

A cura dell’ACS ITALIA – Aiuto alla Chiesa che Soffre*

MONTENEGRO: QUADRO GIURIDICO RELATIVO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA ED EFFETTIVA APPLICAZIONE

Il Montenegro è una repubblica laica. L’articolo 14 della Costituzione montenegrina sancisce la separazione tra le comunità religiose e lo Stato1. Tale articolo garantisce inoltre il diritto delle comunità religiose di «essere uguali e libere nell’esercizio dei riti religiosi e degli affari religiosi».

La Carta garantisce altresì il diritto alla libertà religiosa, la libertà di cambiare la propria religione  e la libertà di esprimere privatamente o pubblicamente la propria religione. Tuttavia, la stessa  Costituzione prevede che lo Stato possa limitare la libertà di espressione religiosa in talune cir costanze al fine di «proteggere la vita e la salute delle persone, la pace e l’ordine pubblico, non ché altri diritti garantiti dalla Costituzione». Ai sensi dell’articolo 48, gli obiettori di coscienza,  contrari per religione o convinzione, non possono essere obbligati a prestare servizio militare.  L’articolo 55 proibisce la creazione e il funzionamento di organizzazioni che hanno lo scopo di  incitare all’odio o all’intolleranza per motivi religiosi. Infine, l’articolo 79 tutela le minoranze e le  comunità nazionali che vivono in Montenegro. In particolare, la Carta costituzionale garantisce il  diritto ad esercitare le «diversità religiose», fondare associazioni religiose, associarsi e mantenere  contatti con le comunità religiose al di fuori del Montenegro.

Nel 2006, il Montenegro ha ratificato il Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) e si  adegua alle sue disposizioni e requisiti8. Attualmente, il Montenegro è anche in linea con la Convenzione Europea sui Diritti Umani.

Il Codice Penale nazionale contiene diverse disposizioni che penalizzano la discriminazione o  le violenze a sfondo religioso. L’articolo 159 punisce con la reclusione da tre mesi a cinque anni  la negazione dei diritti di un’altra persona a causa della religione, in base alla Costituzione o  alle leggi del Paese. L’articolo 161 proibisce le limitazioni alla libertà di culto, il disturbo dei riti  religiosi o la coercizione di un’altra persona a dichiarare il proprio credo religioso, reato punibile con una pena detentiva non superiore a tre anni. In base all’articolo 370, chiunque inciti all’odio religioso è punito con una pena detentiva da sei mesi a cinque anni.

Fino a tempi recenti, nel Paese vigeva una legge che, tra le altre cose, richiedeva alle comunità  religiose di fornire una prova di titolarità delle proprietà antecedenti al 1918. Senza questa prova,  i beni in questione venivano considerati proprietà dello Stato del Montenegro. La Chiesa orto dossa serba, che ha molti fedeli in Montenegro, ha criticato aspramente la normativa. In risposta,  nel dicembre 2020, le autorità montenegrine hanno modificato la legge per rimuovere il requi sito di registrazione delle proprietà religiose. Sebbene questa variazione abbia soddisfatto le  richieste della Chiesa ortodossa serba, altre comunità religiose – tra cui quelle islamica, cattolica  ed ebraica – hanno affermato che era stato concesso loro un periodo di tempo molto breve per  suggerire eventuali emendamenti alla legge prima che questa venisse modificata. Inoltre, alcu ni membri della Chiesa ortodossa montenegrina hanno sostenuto che il loro contributo non è stato affatto richiesto, affermando che il governo montenegrino avesse favorito indebitamente  la Chiesa ortodossa serba.

Il Montenegro riconosce 21 gruppi religiosi, tutti registrati o iscritti nel Registro Unificato delle  Comunità Religiose16. Attualmente, il governo ha accordi con la Comunità islamica del Montene gro (ICM), la Comunità ebraica del Montenegro (JCM) e la Santa Sede; tali intese definiscono lo  status giuridico delle comunità religiose e regolano i loro rapporti con lo Stato17. L’accordo tra il  Montenegro e la Santa Sede riconosce il diritto canonico cattolico come quadro giuridico della  Chiesa Cattolica e definisce i diritti di proprietà della Chiesa Cattolica in Montenegro. Le intese tra  lo Stato e la Comunità islamica e la Comunità ebraica del Montenegro contengono disposizioni  simili18. Il Montenegro non ha accordi analoghi con altri gruppi religiosi, quali la Chiesa ortodossa  serba e la Chiesa ortodossa montenegrina.

Attualmente, vi sono tensioni significative tra la Chiesa ortodossa serba, che le Chiese autocefale  sorelle (ovvero la Chiesa ortodossa in senso lato) riconoscono come canonica, e la Chiesa orto dossa montenegrina, che invece non è riconosciuta. Dopo l’Assemblea di Podgorica, la Chiesa  autocefala montenegrina si è unita alla Chiesa ortodossa serba, che è stata a lungo considerata l’unica comunità ortodossa canonica in Montenegro. Tuttavia, nel 1993, la Chiesa ortodossa  montenegrina ha sostenuto di essere il legittimo successore della Chiesa autocefala montene grina, perché l’indipendenza del Montenegro dalla Serbia dovrebbe essere interpretata come  l’annullamento del decreto del 1920 che poneva fine alla Chiesa autocefala montenegrina. Il con flitto tra le due Chiese su chi sia il legittimo successore ha portato a un conflitto interreligioso  influenzato da una più ampia tensione geopolitica tra Montenegro e Serbia.

Gli ultimi anni sono stati segnati da una tendenza verso una maggiore divisione etnica e religio sa. Nel Paese, precedentemente noto per la sua società multiculturale e la coesistenza relativa mente pacifica, l’adozione di una legge sulla libertà religiosa nel 2019 ha scatenato un’ondata di  proteste e un aumento delle divisioni etniche (montenegrini e serbi) e religiose (Chiesa ortodos sa serba e Chiesa ortodossa montenegrina), nonché della polarizzazione politica.

Nel luglio del 2021, il Presidente del Montenegro, Milo Djukanovic, ha affermato pubblicamente  che la Chiesa ortodossa serba «ha preceduto l’esercito» a Srebrenica ed è pertanto responsabile  del genocidio compiuto nel 1995. Djukanovic ha altresì affermato che l’atteggiamento della  Chiesa ortodossa serba può essere associato al «fascismo clericale». Le accuse del Presidente  vanno interpretate alla luce della più ampia questione geopolitica con la Serbia, che secondo  Djukanovic starebbe cercando di interferire con gli affari interni del Montenegro.

Nel settembre 2021, la polizia della città di Cetinje ha eretto barricate e disposto altre precauzio ni antisommossa a causa di alcuni manifestanti che contestavano l’intronizzazione del vescovo  metropolita del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba25. Nonostante queste  precauzioni, i manifestanti si sono dati alla violenza, abbattendo le barricate e costringendo la  polizia a lasciarli passare all’interno dell’area26. La polizia ha risposto sparando candelotti di gas  lacrimogeno e granate stordenti. Le proteste sono sintomatiche del clima di tensione tra la  Chiesa ortodossa serba e la Chiesa ortodossa montenegrina, la quale, al contrario della prima, non è canonicamente riconosciuta. I manifestanti hanno interpretato l’intronizzazione come una indebita ingerenza della Serbia negli affari interni del Montenegro e nella sua sfera religiosa. La Chiesa ortodossa serba, dal canto suo, ha risposto alle proteste sostenendo che i manife stanti avevano tentato di minare le sue libertà religiose.

Nel gennaio del 2022, il Patriarca Porfirije della Chiesa ortodossa serba ha parlato della contrap posizione tra Chiese ortodosse canoniche e non canoniche in Ucraina, paragonandola alla situa zione in Montenegro. Il Patriarca ha affermato che, proprio come in Ucraina, la Chiesa ortodossa  serba ha potuto vedere come i nemici dell’Ortodossia – o come ha detto lui «i nemici del Cristianesimo» – abbiano diviso la Chiesa ortodossa. Porfirije ha quindi attribuito la scissione all’opera  di elementi anticristiani all’interno della società.

Sostenendo che un accordo «risolverebbe un problema interno di lunga data e aiuterebbe a sa nare le profonde divisioni tra i partiti favorevoli all’Unione Europea e i sostenitori di relazioni più  strette con la Serbia e la Russia», nell’agosto 2022, il Primo Ministro Dritan Abazovic ha firmato  un accordo con la Chiesa ortodossa serba che regola i rapporti tra Stato e Chiesa. L’accordo, a  lungo discusso, era stato criticato dai sostenitori dei diritti umani e dai partiti pro-UE i quali so stengono «che conferisca alla Chiesa troppo potere rispetto ad altre comunità religiose». Senza  alcun annuncio preventivo e senza la presenza dei media, la firma con il Patriarca della Chiesa  ortodossa serba Porfirije ha provocato un «acceso dibattito durante una seduta del governo»,  durante la quale 36 deputati dell’opposizione hanno presentato una proposta di mozione parla mentare di sfiducia nei confronti del governo di minoranza di Abazovic.

Secondo il censimento del 2011, la Comunità Ebraica del Montenegro (JCM) conta solo 110 per sone, «sebbene il Congresso Ebraico Mondiale stimi che siano tra i 400 e i 500 gli ebrei che vivono  nel Paese». In un’intervista dell’8 gennaio 2021 con Balkan Insight, il Rabbino Capo del Montene gro e della Croazia, Luciano Mose Prelevic, ha dichiarato che «il Montenegro è uno dei pochi Paesi  al mondo in cui a livello pubblico non vi è alcuna manifestazione di antisemitismo»35. Gli ebrei  montenegrini godono di un riconoscimento ufficiale, oltre ad avere una sinagoga a Podgorica e  un centro culturale in fase di progettazione.

Il 5 maggio 2022, in otto diversi punti della capitale Podgorica, sono stati affissi dei cartelloni  che accusano Israele di «pulizia etnica». I manifesti, attribuiti all’ambasciata palestinese, recitano:  «Maggio 1948 – 74 anni di ingiustizia. 7.000.000 di rifugiati palestinesi aspettano di tornare a casa.  In oltre 400 città è stata compiuta una pulizia etnica».

Il 17 maggio 2022, il Primo Ministro Dritan Abazovic «ha accolto con favore la registrazione di  un’altra organizzazione religiosa ebraica» in Montenegro, sottolineando che il governo avrebbe  collaborato con «tutte le persone ben intenzionate, senza discriminare sulla base dell’etnia, del  credo politico o religioso». Tuttavia il 24 maggio, Nina Offner Bokan, capo della Comunità Ebraica in Montenegro, ha dichiarato che il governo ha agito in malafede, affermando che la Legge  sulle Relazioni Reciproche consente la registrazione di nuove organizzazioni ebraiche «con la  sola autorizzazione della Comunità Ebraica in Montenegro».

Durante il periodo in esame, i rappresentanti della Comunità islamica del Montenegro (ICM)  hanno evidenziato una «tendenza alla marginalizzazione delle comunità religiose minoritarie»,  dichiarando altresì che alcuni appartenenti alla loro comunità religiosa «hanno subìto discrimi nazioni sul posto di lavoro nelle istituzioni pubbliche che hanno limitato la loro capacità di pro gredire professionalmente».

Prospettive per la libertà religiosa 

Sebbene la Costituzione montenegrina tuteli il diritto alla libertà religiosa, il groviglio delle recenti tensioni religiose e politiche del Paese mette in discussione la separazione tra Chiesa e  Stato. Qualsiasi ulteriore escalation dei contrasti tra la Chiesa ortodossa serba e il Governo montenegrino o la Chiesa ortodossa montenegrina inciderà su tutti i diritti umani, compresa la libertà  religiosa.

 

 

* Estratto da: Libertà religiosa nel mondo, Rapporto 2023

Il Rapporto 2023 è la XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che viene realizzato ogni due anni.
È pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo

Foto di jorono da Pixabay

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