Necessità dell’ascesi per il cammino cristiano
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“SIATE SANTI!”
In un mondo dove ormai domina incontrastata la domanda del “che male c’è?”, parlare di ascesi, anche ai cristiani, sembra del tutto anacronistico.
Il credente del XXI secolo è ormai irrimediabilmente a “una dimensione”, come avrebbe detto Marcuse, cioè quella del piacere e dimentica che, nel cammino di fede, l’ascesi rappresenta una delle vie principali per avvicinarsi a Dio, purificare l’anima e raggiungere la santità.
Dal punto di vista cattolico, essa è una disciplina spirituale necessaria per affrontare le sfide del peccato e delle tentazioni mondane. Radicata nella Bibbia, esemplificata dai santi e continuamente ribadita dal Magistero, l’ascesi è essenziale per il progresso spirituale di ogni credente, poiché attraverso di essa si affina la volontà e si conforma la vita a Cristo.
L’ascesi nella Bibbia: il cammino di purificazione e incontro con Dio
L’ascesi ha solide radici bibliche. Nei testi sacri, troviamo numerosi esempi di personaggi che, attraverso la penitenza, la rinuncia e il digiuno, si preparano all’incontro con Dio. Mosè, sul monte Sinai, digiunò per quaranta giorni prima di ricevere i Dieci Comandamenti (Esodo 34:28), mostrando così che l’ascesi è un mezzo per prepararsi a ricevere la rivelazione divina.
Lo stesso modello si ritrova in Elia, che, dopo aver mangiato un semplice pasto offertogli da un angelo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte Horeb, dove ebbe un incontro con Dio (1 Re 19:8). Questo cammino ascetico di preparazione e sacrificio è centrale nella Bibbia, indicando che il distacco dal mondo e dalle sue comodità è necessario per avvicinarsi al divino.
L’esempio supremo, tuttavia, è quello di Gesù Cristo. Nel Vangelo di Matteo, Gesù stesso si ritira nel deserto per quaranta giorni e quaranta notti, digiunando e pregando prima di iniziare il suo ministero pubblico (Matteo 4:1-2). Qui affronta le tentazioni di Satana e le supera grazie alla sua ferma obbedienza alla volontà del Padre. Questo episodio non solo sottolinea l’importanza dell’ascesi come mezzo di preparazione spirituale, ma rivela anche che attraverso il sacrificio e la disciplina, il credente può vincere le tentazioni e rimanere fedele a Dio.
I santi: modelli di ascesi per eccellenza
I santi della Chiesa cattolica hanno incarnato il principio dell’ascesi in modo radicale, vedendo in essa una via privilegiata per raggiungere l’unione con Dio. San Francesco d’Assisi, uno dei più grandi esempi di vita ascetica, abbracciò la povertà estrema, rinunciando a tutti i suoi beni materiali per seguire più da vicino Cristo. La sua vita di penitenza e sacrificio esprimeva una totale conformità alla volontà di Dio, e lo stesso San Francesco affermava: “Il mio Dio e il mio tutto”. L’ascesi per lui non era solo una disciplina esteriore, ma un profondo atto d’amore e abbandono a Dio.
Anche Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce evidenziarono l’importanza dell’ascesi per purificare l’anima e raggiungere la “notte oscura” che conduce all’illuminazione spirituale. San Giovanni della Croce, nel suo celebre Salita del Monte Carmelo, descrive il percorso ascetico come un processo di spogliazione interiore, in cui l’anima si libera da ogni attaccamento terreno per unirsi a Dio. Egli scrisse: “Per giungere a gustare tutto, non cercare il gusto in nulla. Per possedere tutto, non voler possedere nulla”. L’ascesi è dunque il percorso di abbandono del proprio io per lasciare spazio a Dio.
L’ascesi nel Magistero della Chiesa: strumento di santificazione
Il Magistero della Chiesa ha sempre sottolineato il ruolo cruciale dell’ascesi nella vita spirituale. Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica Spe Salvi (2007), ha ricordato che l’ascesi è necessaria per la crescita della virtù, affermando: “Nella sofferenza e nella rinuncia si impara a superare la chiusura in sé stessi, a uscire fuori e andare verso gli altri, a vivere l’esistenza come dono”. L’ascesi, quindi, non è solo un processo di purificazione personale, ma anche un mezzo per crescere nell’amore verso il prossimo e nella solidarietà.
Anche San Giovanni Paolo II, nella sua esortazione apostolica Vita Consecrata (1996), ha sottolineato l’importanza dell’ascesi, specialmente nella vita religiosa, descrivendola come “un’ascesa verso Dio, che richiede una radicale conversione del cuore, un distacco dai beni terreni e un’adesione totale alla volontà del Signore”. In questo contesto, l’ascesi non è vista come un fine in sé, ma come un mezzo indispensabile per conformarsi sempre più a Cristo.
L’ascesi come via per partecipare alla Croce di Cristo
In ultima analisi, l’ascesi cristiana ha una dimensione profondamente cristologica: essa è partecipazione alla Croce di Cristo. San Paolo, nella Lettera ai Romani, dice: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui”(Romani 6:8). L’ascesi è dunque un modo per “morire a sé stessi”, per morire ai propri desideri disordinati, e partecipare alla vita nuova della risurrezione. San Paolo stesso viveva questa dimensione ascetica, come testimonia la sua affermazione: “Tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù”(1 Corinzi 9:27), segno di una lotta continua per mantenere la purezza e la fedeltà al Vangelo.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che “l’ascesi e la mortificazione ci aiutano a ottenere la padronanza sui nostri istinti e la libertà del cuore, preparando l’uomo al compimento della volontà di Dio” (CCC, 2043). Non è un esercizio sterile di disciplina, ma un vero e proprio allenamento spirituale che apre il cuore all’amore divino e alla partecipazione alla vita trinitaria.
L’ascesi come via di santificazione e amore
In conclusione, l’ascesi nella visione cattolica è uno strumento indispensabile per la crescita spirituale. Essa non è solo una pratica di mortificazione, ma una via che conduce alla libertà interiore, alla purezza del cuore e all’unione con Dio. Attraverso l’ascesi, il credente impara a dominare le passioni, a resistere alle tentazioni e a vivere una vita pienamente conforme al Vangelo. Radicata nelle Scritture, esemplificata dai santi e promossa dal Magistero, l’ascesi rimane uno dei mezzi più potenti per crescere nell’amore e nella grazia divina.