Mons. Sorrentino: “San Francesco non è sdolcinato, non ha mai fatto sconti…”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL VESCOVO DI ASSISI
Domani, 4 Ottobre, la Chiesa cattolica celebra uno dei santi maggiormente amati e popolari al mondo che ha segnato la storia non solo della Chiesa stessa, ma della civilità occidentale: San Francesco di Assisi, che è Patrono di Italia. Abbiamo intervistato l’Arcivescovo di Assisi e Nocera Umbra, Monsignor Domenico Sorrentino.
Eccellenza Sorrentino, che cosa rappresenta Francesco?
“Non è solo un luminoso esempio di santità, sarebbe riduttivo dire questo, anche se è vero. Egli riassume in sè, e su di sè, 800 anni di storia della Chiesa e del mondo. Nessuno sicuramente dimentica il famoso episodio della Croce di San Damiano, quando egli si sentì chiamare da una voce che diceva: “Francesco, va’, riara la mia casa che è tutta in rovina”. Si riferiva innegabilmente all’aspetto edile della chiesetta in questione diroccata, ma quella frase va interpretata in maniera più ampia. Era rivolta alla Chiesa del suo tempo, alla società in cui viveva, alla necessità di conversione a tutti i livelli e questo la rende più che mai attuale in tempi di crisi esistenziale, politica, morale e di confusione come gli attuali, a tutti i livelli. Abbiamo bisogno di persone di buona volontà come Francesco, capaci di mettersi letteralmente a nudo e in discussione per il bene comune, materiale e spirituale”.
Che eredità lascia Francesco?
“Enorme ed anche impegnativa per tutti noi, credenti e non. Come dicevo, viviamo una situazione di crisi storica, per molti versi sovrapponibile a quella in cui operò Francesco. Comprese che era fondamentale il dialogo e che la paura bloccava le persone, e per questo diciamo che Assisi è un luogo privilegiato, da qui è partito un uomo di Dio, mandato da Dio, che ha insegnato il grande valore della povertà non solo materiale, ma di spirito, la necessità di condivisione, il saper amare e comprendere, e il senso della pace intesa non soltanto come assenza di guerra, ma di fraternità e persono dal cuore”.
Non a caso Papa Bergoglio ha scelto come nome Francesco…
“E’ stato un gesto bello, profetico e quanto mai attuale. E’ il primo Papa della storia che assume questo nome. Papa Francesco con saggezza, seguendo Francesco, ci indica la via, quella di una Chiesa vicina agli ultimi, ai poveri, una Chiesa dialogante e non autoreferenziale, in uscita”
In che cosa consiste la popolarità e la modernità di san Francesco?
“Per parlarne compiutamente ci vorrebbero ore. Il suo più grande e rivoluzionario gesto è stato quello di farsi povero materialmente, rinunciando al benessere, ma non per esibizionismo, quanto per fedele vocazione e chiamata del Signore. Ma attenzione a non banalizzare in modo eccessivamente sdolcinato Francesco che sia pur con amore e carità non ha mai fatto sconti, ha seguito rigorosamente la via non semplice del Vangelo e tutti noi sappiamo che obbedire al Vangelo non solo non è semplice, ma richiede sacrificio, lavoro, anche scelte impopolari che ti creano nemici e isolamento. Saper andare controcorrente, ma semper nell’ amore verso tutti”.
Esiste la deprecabile tendenza a tirare san Francesco per la tonaca a seconda delle convenienze politiche spesso strumentalizzandolo in un senso o altro? Egli era per il dialogo con le altre fedi, ma sicuramente non ha mai barattato la sua essenza cristiana e la sua identità…
“Questa tendenza effettivamente esiste e va evitata con discernimento. Ma siamo noi chiamati a non cadere in questa trappola, siamo noi credenti a capire la reale portata di Francesco ed è anche una missione della Chiesa quella di non scivolare verso tali tendenze non rispondential vero. La Chiesa deve difendersi da questo pericolo e rifarsi alla reale essenza di san Francesco, uomo umile, mite, pacifico, ma rigoroso con se stesso e con la verità alla quale per amore di buonismo non ha mai fatto sconti e lo dimostra la sua vita. Grazie a lui, la Casa di Dio è stata riparata e dobbiamo sempre ispirarci al suo esempio”.