In Cina l’unica religione ammessa sarà quella del Partito

In Cina l’unica religione ammessa sarà quella del Partito

di Pietro Licciardi

IN UN RAPPORTO E’ DESCRITTA LA POLITICA DI “SINICIZZAZIONE” CHE MIRA AD ASSERVIRE LE RELIGIONI AL REGIME

La Cina dietro lo schermo di nazione moderna e “capitalista” rimane l’ultimo grande gulag comunista sulla Terra. Come denuncia un rapporto della Uscirf – commissione indipendente e bipartisan del governo federale degli Stati Uniti creata dall’International Religious Freedom Act nel 1998 – il Partito comunista cinese (Pcc) sta stringendo sempre più la morsa sulle religioni ancora tollerate nel Paese per “sinicizzarle”, il che non vuol dire renderle più vicine alla cultura cinese ma costringerle a diventare nient’altro che portavoce del regime.

Nel rapporto, che attinge in buona parte ai materiali pubblicati dal sito Bitter Winter, rivista sulla libertà religiosa e i diritti umani pubblicata dal CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni con sede a Torino, si legge che il regime tenta di esercitare un controllo totale sulla religione attraverso un’ampia e complicata rete di leggi, regolamenti e politiche statali che il Pcc e varie agenzie governative applicano con la complicità delle cinque religioni autorizzate controllate dal partito. 

Per quanto riguarda la Chiesa cattolica è la chiesa patriottica cinese a far da cinghia di trasmissione tra le direttive dei burocrati e i fedeli i quali negli anni scorsi hanno subito arresti, anche di vescovi e sacerdoti, e visto abbattere chiese, scomparire tutte le croci dagli edifici di culto di fronte ai quali devono obbligatoriamente essere esposti slogan del partito e perfino ritratti di Xi Jiping.

In pratica la “sinicizzazione” descritta nel rapporto Uscirf non è che «un processo di indottrinamento politico che incorpora il Pcc e la sua ideologia politica in ogni aspetto della vita religiosa, dalle credenze, alla struttura fisica dei luoghi di culto». Obiettivo di Xi Jinping, dittatore assoluto della Cina, è trasformare i seguaci e le istituzioni religiose in organismi del partito, sradicando tutte le influenze che il governo spesso denigra come “straniere” e sottomettere le comunità delle minoranze etniche attraverso l’assimilazione forzata.

Quella cattolica infatti non è la sola religione ad essere perseguitata e sotto il manganello del regime sono anche i monaci tibetani, gli uiguri e altre minoranze turche mussulmane che vivono nello Xinjiang, ma da qualche tempo anche i musulmani hui, nonostante questi parlino cinese e si siano adattati alla cultura Han nel corso dei secoli.

Il rapporto conclude che «l’applicazione delle politiche di sinicizzazione ha portato a violazioni sistematiche, continue ed eclatanti della libertà religiosa e dei diritti umani correlati, tra cui genocidio, crimini contro l’umanità, incarcerazione di massa, sparizioni forzate e distruzione del patrimonio culturale e religioso».

Vedremo quali reazioni il rapporto della commissione Uscirf susciterà in Vaticano, che sordo a tutti gli ammonimenti nell’Ottobre di due anni fa ha rinnovato l’accordo col governo cinese che limita le prerogative della Chiesa, soprattutto per quanto riguarda la nomina dei vescovi.

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Come in ogni rispettabile dittatura.