Enzo Fortunato: “S. Francesco ci mostra l’essenza vera della vita”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL DIRETTORE DELLA COMUNICAZIONE DELLA PONTIFICIA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO
“San Francesco? La testimonianza viva e vera di un uomo che ha saputo andare all’ essenziale”: lo dice in questa intervista il francescano padre Enzo Fortunato, 57 anni, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi e da poco direttore della Comunicazione della pontificia Basilica di San Pietro in Vaticano.
Padre Fortunato, tratteggiamo, ormai alla vigilia o quasi della sua festa, la figura di san Francesco…
“E’ stato ed è un gigante non solo della Chiesa, ma direi dell’umanità, sia per credenti che per non credenti, questa la sua capacità e direi genialità ispirata dallo Spirito Santo. Ha rappresentato la continua ricerca della sobrietà e la capacità di andare all’essenziale in un mondo, a suo tempo come oggi, impostato alla banalità, alla futilità, alla ostentazione delle apparenze e al culto dell’immagine. San Francesco ha assaporato, e lo ha fatto provare anche a noi, il senso autentico della vita, la sua essenza vera”.
Che cosa rappresenta?
“Incarna alla perfezione il grido del Vangelo, la instancabile voglia di pace intesa nel senso cristiano non come sola assenza di guerra, ma comunione, fratellanza e perdono. Lo stesso Signore nel Vangelo dice che ci dona la sua pace, ma non come la dà il mondo. Pertanto esiste una differenza tra pace in senso meramente umano e divino”.
Come valutare quel famoso episodio del Crocifisso di San Damiano che gli si chiede di restaurare la sua Chiesa in rovina?
“In un mondo dominato oggi più che mai dalla falsa cultura dell’usa e getta e dall’abitudine al giudizio che diventa non aiuto, ma condanna dell’altro, senza alcuna comprensione e misericordia, quel restaura vuole essere per tutti, non solo per la Chiesa, che pur alla sua epoca non viveva un bel momento, un invito a ripartire, a rimettersi in movimento, a restaurare. Restaurare non è un verbo che indica il ritorno all’antico, ma anzi è una indicazione di marcia, di riparazione e di equilibrio di quanto fuori posto. Una esortazione a mettere in regola quello che non lo è”.
Esiste, da più parti, la tentazione di usare san Francesco, cioè strumentalizzarlo anche per fini politici che poco o nulla hanno a che fare con la fede, ma spesso diventano ostentazione?
“Questa tentazione sicuramente esiste. Ma riguarda non solo Francesco, quanto la fede e la religione in se stessa. Vi è chi la usa a fini diversi da quelli per i quali essa è fatta, talvolta diventa strumento per cercare consenso. Ma la limpidezza del pensiero di Francesco ci porta a respingere con fermezza ogni tentativo del genere che appartiene all’umano e al suo modo di pensare, non al divino”.
Per la prima volta nella storia della Chiesa un Papa ha preso il nome di Francesco…
“La scelta di Papa Bergoglio indiscutibilmente ci ha sorpresi, ma vedendo il suo saggio ed illuminato pontificato, vicino ai poveri, agli ultimi, sempre alla ricerca di pace e dialogo, non vi è da stupirsi, fa parte della imponderabilità dello Spirito Santo. Davanti a questi eventi, assolutamente imprevisti, si infrangono i calcoli umani e si appalesa la credibilità e vivacità della Chiesa che, nonostante gli anni, le cadute e qualche pagina non bella scritta da uomini, è giovane e ricca di futuro, una Chiesa nella quale le forze del male non prevarranno”.
Qual è l’eredità di san Fracesco…
“La possiamo sintetizzare in una parola: fraternità. La ha sempre cercata non avendo paura del dialogo con gli altri proponendo e non imponendo. La grande forza di Francesco è la sua coerenza, una chiarezza di vita vissuta alla luce del Vangelo”.
La sua attualità…
“E’ quanto mai vivo ed attuale. Egli nella società sconvolta da egoismi, liti, lotte di potere e guerre nelle quali guadagnano solo i mercanti di armi, rappresenta un graffio che mette in discussione le scelte dei potenti o presunti tali della terra e li mette in crisi, sceglie la pace. Sta qui la grandezza di Francesco. Un uomo che ha fatto dell’ essenziale il suo stile di vita, ha saputo andare verso una esistenza senza fronzoli, rinunciando alla ricchezza e al benessere non per ostentazione, ma per fede”.