Montevergine: il Santuario senza apparizione mariana
di Rachele Parrinello e Giada Maria Montalto
–
L’ITALIA È DISSEMINATA DI LUOGHI DELLO SPIRITO. OGGI “VISITIAMO” IL SANTUARIO DI MONTEVERGINE, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI E RAPPRESENTATIVI LUOGHI DELLO SPIRITO DELLA CAMPANIA
Il Santuario Abbazia di Montevergine è situato a Mercogliano (AV) ed è un autentico scrigno di fede, arte e storia: è uno dei luoghi devozionali più importanti e rappresentativi non solo dell’Irpinia, ma di tutta la Campania. Un’imponente scalinata angolare porta all’ingresso del complesso religioso, caratterizzato da due chiese: la Basilica Antica e la più recente Basilica Cattedrale. La Basilica Antica fu già ampliata sul finire del XII secolo, quando i suoi ambienti non riuscivano più a contenere la comunità monastica e il numero sempre più crescente di fedeli che vi si recavano in pellegrinaggio e al suo interno custodisce l’effigie miracolosa della Madonna, vera gloria del Santuario. La nuova Basilica Cattedrale, costruita a partire dal 1948 e ultimata nel 1961, è contraddistinta, invece, da una struttura a tre navate, separate da archi su entrambi i lati: in stile romanico, semplice e moderno, fu realizzata per permettere a più pellegrini di poter partecipare alle funzioni.
San Guglielmo è l’uomo al quale si deve questo luogo in cui Maria ha posto la sua speciale protezione. Nato a Vercelli attorno al 1085, da una nobile famiglia, fu un instancabile pellegrino in un’epoca in cui era più che naturale compiere lunghi e faticosissimi viaggi per devozione o per penitenza. La marcia di Guglielmo cominciò a quattordici anni, quando vestito solo di un’umile mantella e a pedi nudi, si mise in cammino verso San Giacomo di Compostela, in Spagna. Durante il suo primo pellegrinaggio penitenziale, meditò e parlò di Dio a tutti gli uomini che incontrò. La sua vita quotidiana era improntata all’umiltà e a grandi sacrifici. Si nutriva solo dello stretto necessario e sui piedi, sul petto e sull’addome portava due cerchietti di ferro che si era fatto inchiodare da un fabbro per mortificare, a maggior gloria di Dio, la sua carne. Tornato dalla Spagna, Guglielmo percorse l’Italia fermandosi in ogni città e in ogni luogo dove vi fossero santi da venerare ma il suo desiderio più grande era di raggiungere la Terra Santa. Convinto che questo fosse anche il volere di Dio cominciò il lungo pellegrinaggio, ma presso Oria (BR) fu assalito da alcuni ladroni, che delusi per il magro bottino, lo ridussero in fin di vita. Egli, allora, scorse in quell’evento un segno della divina Provvidenza e pochi giorni dopo, gli apparve in visione il Signore stesso predicendogli di fondare la Congregazione Verginiana. Così, Guglielmo, rinfrancato dalla voce del suo Signore, voltò definitivamente le spalle al mare e da eremita cominciò a percorrere l’Italia meridionale alla ricerca di un luogo opportuno per la sua vita solitaria e meditativa. Fu così che nel 1118 giunse ai piedi del monte Partenio; le sue opere e l’esempio eroico della sua vita attirarono molta gente e tanti di loro erano decisi a seguire i suoi insegnamenti. In poco tempo, Guglielmo, si ritrovò a capo di una congregazione di monaci desiderosi di vivere secondo le sue regole. Morì nel 1142 come modello esemplare di vita umana e religiosa per tutta l’Italia Meridionale. È vero, i primi pellegrini salirono a Montevergine indubbiamente perché attratti dalle virtù e dai miracoli di San Guglielmo, ma il Santo indicò ai pellegrini la Madonna come via sicura che porta al Cielo.
La storia del Santuario di Montevergine comincia con la consacrazione della prima chiesa da parte del vescovo di Avellino, quando «edificata la chiesa e raccolto ivi non piccolo numero di persone per il servizio di Dio, dietro il parere comune, Guglielmo decise che la suddetta chiesa fosse dedicata ad onore di Maria, Madre di Dio e sempre Vergine». Perciò il Santuario di Montevergine deve la sua origine non ad un’apparizione della Madonna o a qualcosa di simile, ma a quello spirito mariano di San Guglielmo, che, ispirato da Dio, volle costruire a Montevergine un faro di devozione alla Madonna, consacrandole su quel monte una chiesa. I secoli XII-XIV segnarono il massimo splendore di questo istituto: papi, re, principi e grandi feudatari fecero a gara nell’arricchire Montevergine chi di beni spirituali, chi di maestosi doni, chi di ampi feudi e di protezione sovrana.
Riguardo all’icona di Montevergine si susseguono, nel tempo, molte leggende attribuendola a vari autori, nonché molteplici intercessioni grazie alle quali il quadro sarebbe giunto presso l’omonimo santuario. Fu durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) che l’autorità ecclesiastica affidò ad alcuni critici e storici dell’arte il compito di stabilire la corretta paternità del quadro e di determinare il periodo in cui la Sacra Immagine sarebbe effettivamente giunta a Montevergine. Una pergamena conservata a Montevergine dimostra la presenza del quadro presso il Santuario già alla fine del Duecento e in uno studio del 1964, il padre Giovanni Mongelli della Congregazione di Montevergine, ipotizzò che la paternità del quadro potesse essere attribuita al famoso pittore romano Pietro Cavallini, o alla sua scuola, sia per la presenza di alcuni elementi stilistici distintivi della sua tecnica pittorica sia per la sua accertata attività, in quel periodo, presso la corte dei d’Angiò. Infatti, la presenza dei gigli angioini intorno all’immagine della Vergine ne legano indiscutibilmente l’origine pittorica a quella casa regnante.
La Madonna è raffigurata seduta in trono, tra le sue braccia tiene amorevolmente Gesù Bambino, il quale a sua volta è seduto sulla gamba sinistra della Madre. Il capo della Madonna come quello del Bambino sono aureolati, però solo il capo del Bambino ha ancora la corona d’oro donata dal Capitolo di San Pietro in Vaticano nel 1712; l’immagine della Vergine ne è stata privata dal furto sacrilego del 1799. Questo Santuario Mariano mostra l’umiltà e la grandezza: Dio ha scelto i piccoli per fare grandi opere, Dio ha scelto San Guglielmo per costruire una casa alla sua Mamma. E questa casa, da secoli, accoglie tanti figli bisognosi che camminano in questa “valle di esilio e di lacrime” in cerca di conforto, di pace e di sostegno: Maria è molto di più.