Conosciamo il beato Ermanno lo storpio
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN SANTO TEDESCO
Il povero neonato, nato deforme, con le gambe attorcigliate e le mani rattrappite, è destinato ad essere soppresso. I suoi genitori, però, non se la sentono di farlo morire. Papà Goffredo e mamma Eltrude, nobili e cristiani, lo accolgono in casa assieme agli altri quattordici figli. Sono ricchi e una bocca in più da sfamare per la loro casata non rappresenta un cruccio. Siamo nel Medioevo. Ermanno, soprannominato “lo storpio”, nasce nel 1013 in Germania, ad Altshausen. All’età di sette anni viene mandato nel Monastero benedettino di Reichenau, sull’isola del Lago di Costanza. E qui Ermanno vive tutta la sua esistenza. Viene assistito dalle amorevoli cure del monaco Bertoldo che, oltre ad accudirlo, gli insegna greco, latino, storia e matematica.
Il piccolo soffre di una grave disabilità: non riesce a camminare, né a stare in piedi. Anche da seduto o coricato è dolorante. Persino parlare, per lui, è un’impresa, avendo le labbra e il palato malformati. Eppure, con il tempo, Ermanno diventa l’orgoglio del monastero, e non una vergogna come in tanti, preoccupati, temevano. Ermanno vive la sua sofferenza con serenità. Ha fede, prega tanto, diventa monaco. E si rivela un genio. Sotto la scorza di un corpo deforme si cela un’anima stupenda. Il ragazzo ha un carattere allegro: è dolce e scherzoso, e tutti lo amano. Bravissimo scrittore, con uno stile semplice ma efficace e preciso, scrive importanti libri di storia e biografie di imperatori del suo tempo. Con coraggio e buona volontà riesce ad usare le sue mani rattrappite. È anche un astronomo: studia le stelle e i pianeti. Ha molta inventiva: insegna a costruire astrolabi (una sorta di orologi che contano le ore) e strumenti musicali. Compone poesie di incomparabile bellezza e musica sublime, ideando un nuovo modo di scrivere le note.
Ancora oggi, in ogni chiesa del mondo, vengono intonate le stupende parole del Salve Regina, canzone dedicata da Ermanno alla Madonna, da un uomo che non poté mai cantare. Sono parole che toccano il cuore, lo accarezzano, lo consolano. Umilissimo, ubbidiente, il monaco si definisce un peccatore, più lento di una lumaca; nonostante ciò l’imperatore Enrico III e il papa Leone IX lo vanno a trovare per rendergli omaggio e chiedergli consigli. Ermanno muore nel 1054 a Reichenau. La sua vita è un esempio per chi soffre nel fisico, poiché il Beato Ermanno “lo storpio” insegna che il dolore non sempre significa infelicità e la bellezza esteriore non sempre regala felicità.
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