Il senso della storia è nella Tradizione

Il senso della storia è nella Tradizione

di Matteo Castagna

IL PRESENTE E’ DECADENZA, CRISI, GUERRA

Gli ucraini temono la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Lo scrive il Washington Post. L’analista Fareed Zakaria, tornato da un viaggio a Kiev, ha ricordato, nel suo rapporto, la posizione di Trump sul conflitto ucraino. Il repubblicano aveva precedentemente promesso di sospendere ogni sostegno all’Ucraina.

Allo stesso tempo, l’autore dell’articolo scrive che anche i minori ritardi nell’assistenza americana, nell’ultimo anno, hanno notevolmente peggiorato la situazione delle forze armate ucraine. “La situazione in Ucraina è critica e i prossimi mesi potrebbero determinare l’esito del conflitto armato”, scrive l’analista.

Ha anche ammesso che l’invasione della regione di Kursk da parte delle forze armate ucraine “non ha cambiato radicalmente la dinamica delle ostilità”. Secondo l’autore dell’articolo, molti in Ucraina “si chiedono” se l’attacco alla regione russa sia stato sbagliato.

“Per gli Stati Uniti non c’è alcun cambio nella politica sull’uso delle armi a lungo raggio da parte dell’Ucraina”, ha spiegato il portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza Usa, John Kirby.

Anche l’Italia, con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, ribadisce che non autorizzerà missili su territorio russo.
Il timore di una pericolosa escalation che porti a processi irreversibili e drammatici aleggia in tutto l’Occidente. Come affrontare questo periodo di conflitti economici, problemi morali, distruzione e morte?

Marc Bloch (1886-1944) fu uno scrittore francese assai fecondo. In “La società feudale” (ed. Einaudi, 1939) egli porta il lettore in lungo viaggio nell’epoca da cui nasce buona parte del moderno pensare, fare, costruire: il Medioevo.

Lo storico della mentalità, Francesco Filippi, che ha scritto numerosi saggi sul rapporto tra passato e presente, scrive su “Maremosso”: “un paesaggio fino a quel momento dominato da re, condottieri, volere divino e destini millenari si aprì al mondo delle idee e delle emozioni; di ciò che l’autore definì “atmosfera mentale” delle società. E, con un curioso colpo di scena, questo cambiamento prospettico scaturiva da quell’età che da un paio di secoli era diventata l’antonomasia del tempo sospeso”.

La società feudale è una cavalcata di più di cinquecento pagine attraverso il millennio europeo che ha fondato in buona parte la nostra civiltà. Nei vari capitoli, Bloch non si limita ad analizzare la cosiddetta storia diplomatica, vale a dire quella segnata dai rapporti tra i potenti, le guerre e gli scontri tra Stati.

Egli scava nei rapporti umani riportando alla luce l’importanza di conoscere quello che le persone pensano, credono, sognano per comprendere loro stesse e il loro tempo. E in più lo fa con una prosa unica. Il libro esce in Italia nel 1949, quando il suo autore ha già consumato l’ultimo tratto della sua vita. Il merito di questo libro, e più in generale della scuola storiografica francese che si raggruppa attorno alla celebre rivista fondata dallo stesso Bloch e dall’amico Lucien Febvre, Les Annales. Histoire, Sciences sociales, è proprio quello di far entrare nel novero degli argomenti degni di trattazione, praticamente tutti gli aspetti della vita umana.

La società feudale e, più in generale, la produzione storica di Marc Bloch, mettono al centro dell’indagine storica l’attore che muove e crea i fatti stessi, sia agendo, sia avendo memoria. E’ l’essere umano l’oggetto di studio, come creatura che vive nel tempo, con le sue parole, ma anche con i suoi silenzi. Ed è proprio negli esseri umani, come insegna Bloch in un suo altro grande libro, L’Apologia della storia, che si trova il senso stesso del moderno studio del passato: “il bravo storico somiglia all’orco della fiaba. Egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda.”

E’ per questo motivo che l’era del nichilismo e della grande apostasia che stiamo vivendo ci fa porre seri interrogativi sull’attualità geopolitica e politica perché la mentalità di oggi è priva di punti di riferimento, non ha idee, oppure chiama Bene il male e viceversa. Noi cattolici e studiosi del nostro tempo siamo costretti a riconoscere che la Sovversione e i suoi prodotti hanno cancellato la memoria storica, per presentarci un passato ove Dio è morto e l’uomo si fa Dio di se stesso (dal Rinascimento al Risorgimento) in un calderone di false aspettative, falsi principi e illusioni, che, infatti, demonizza il Medioevo perché culla e splendore della Civitas Christiana.

Il presente è decadenza, crisi, guerra, conflitto, egoismo, soggettivismo, disonore, infedeltà, frantumazione di ogni base valoriale, devastazione dei principi fondamentali, abbruttimento di ogni arte e di ogni cultura, esaltazione del panteismo, in un’uomo che non deve più riconoscere alcuna identità e abbandonare ogni tradizione per aderire al transumanesimo, come un’ameba, sciocca consumatrice nel mondo globalizzato.

Il futuro è volutamente incerto, perché la fluidità prevede proprio l’assenza di programmazione e di prospettive, se non quelle nefaste ed ineluttabili della moneta a debito, dei desideri scambiati per diritti e conquiste sociali, del lavoro fino a 70 anni e, possibilmente, una rapida morte, apparentemente naturale, per liberare gli Stati da spese nei confronti di chi non è più utile alla produzione, mentre chi lo è, diviene servo della tecnocrazia nel più bieco nichilismo.

Il testo “Cavalcare la tigre”, di Julius Evola (1898-1974) è uscito nel 1961 ed è un fuoco di sbarramento che può attraversare solo chi ha giurato vendetta alla modernità, ma, per una ragione o per un’altra, non è intenzionato ad abbandonarla, vedendo nel nichilismo anzitutto una sfida, una prova capace di rivelare un sistema di valori che non è né di ieri né di domani, appartenendo al mondo dell’Eterno.

Ma cosa rimane dell’uomo differenziato, ora che la modernità si è estinta, cedendo il posto alla post-modernità? I capitoli di questo libro provano a offrire una risposta, muovendosi in orizzonti nuovi e antichi al tempo stesso. Sempre con lo stesso proposito: cavalcare la tigre della modernità e della post-modernità per accedere a frutti non facilmente tangibili in altre epoche, con l’intento di risvegliare il senso della Storia, al culmine del nostro ciclo, costringendo l’orizzonte del nichilismo europeo a sfociare nella trascendenza.

Evidentemente, parliamo della trascendenza in termini cristiani. La vita cristiana è fondata nell’ avere fede in Dio, ma per poter avere fede in Dio, dobbiamo conoscerLo. Se io immagino Dio diverso da quello che Egli è, in realtà, la mia fede non è in Dio, ma è in un’idea mia errata di Dio.

La trascendenza di Dio descrive il fatto che Dio esiste al di sopra e indipendente da ogni altra cosa. Vuol dire che è al di sopra, infinitamente al di sopra di ogni cosa. Con questa definizione, Dio è l’unico essere che è trascendente. Infatti, non è possibile che ci siano due esseri separati che sono al di sopra di ogni altra cosa.

Nostro compito è amare e lodare Dio, facendo la Sua volontà. “10 Egli non si compiace nella forza del cavallo né prende alcun piacere nelle gambe dell’uomo. 11 L’Eterno prende piacere in quelli che lo temono, in quelli che sperano nella sua benignità.” (Salmo 147:10-11 LND) Con questo nell’anima, ogni cosa può risolversi e si dà un vero senso alla storia, perché la vita eterna si guadagna qui ma si godrà, per sempre, nell’Aldilà.

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