Chi è davvero Gesù?

Chi è davvero Gesù?

di Don Ruggero Gorletti

VENTIQUATTRESIMA DOMENICA PER ANNUM – ANNO B

Dal vangelo secondo Marco 8,27-35

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

COMMENTO

Nel brano di Vangelo di oggi Il Signore affronta con i suoi discepoli un tema davvero importante: chi è davvero Gesù.

Questo tema è fondamentale non solo per gli apostoli, ma anche per noi, per la nostra vita, per la nostra esistenza quotidiana. Perché è così importante per noi sapere chi è davvero Gesù? Cosa cambia per la nostra vita, per i nostri affetti, per il nostro lavoro sapere chi sia davvero Gesù? Saperlo conta, e conta molto. Se Gesù fosse stato solo un uomo, un uomo saggio, un uomo buono, un uomo che ha lasciato alcuni insegnamenti molto profondi, ma i cui resti riposano in qualche cimitero della Palestina, non sarebbe molto rilevante per noi sapere chi davvero sia stato. Possiamo prendere qualcuno dei suoi insegnamenti, usarlo per la nostra vita, come facciamo con i pensieri saggi di qualche antico, e basta. Tutto qui. Ma se è vero che Gesù è Dio che si è fatto uomo rimanendo Dio, che è morto, è risorto, oggi è vivo in anima e corpo, siede alla destra del Padre e ci ha preparato un posto per vivere eternamente felici con Lui, allora tutto cambia. I suoi insegnamenti non sono soltanto lo spunto per qualche riflessione, che possiamo accogliere o rifiutare, ma sono dei comandi che ci ha lasciato perché questa nostra vita abbia un senso, perché sappiamo affrontare senza disperazione il dolore e la morte, perché possiamo raggiungere il traguardo più importante della nostra vita, l’unico che conta davvero: la salvezza della nostra anima, la vita eterna.

Veniamo al brano: alla domanda di Gesù Pietro da la risposta giusta: «Tu sei il Cristo!». Cosa vuol dire Cristo? Cristo (in ebraico Messia) deriva dalla parola greca Cristòs (ricordiamo che tutto il Nuovo Testamento è stato scritto in lingua greca), e significa unto. Nella nostra lingua dire che qualcuno è unto non è certamente un complimento. Ma nel significato del vangelo ha molti significati positivi: l’olio è qualcosa che penetra, non rimane alla superficie. Dire che qualcuno è l’Unto del Signore significa dire che questa persona è completamente piena dall’amore di Dio, che il suo rapporto con Dio non è qualcosa di superficiale. L’olio all’epoca di Gesù veniva usato come medicamento per molti malanni: come a dire che il Cristo è colui che ci ridà la salute vera, cioè la salvezza eterna. Nelle competizioni sportive l’olio veniva usato per ungere i lottatori, per far sì che potessero sfuggire alla presa dell’avversario: il Cristo è colui che ci permette di sfuggire dalla presa del vero avversario della nostra esistenza, il maligno, il demonio, che vuole rovinare la nostra vita, su questa terra e nell’aldilà. Infine l’olio veniva usato per far risplendere la bellezza dei corpi e dei volti: Cristo è venuto a ridarci la bellezza originaria della nostra esistenza, che il peccato originale dei progenitori ed i nostri peccati personali hanno deturpato.

Dire che Gesù è il Cristo significa tutto questo: Gesù è venuto a guarirci dai nostri peccati, e dagli effetti negativi che i nostri peccati hanno sulla nostra vita, è venuto a ridarci, con il perdono di Dio, la bellezza originaria della nostra natura. È venuto a strapparci dalla stretta soffocante e mortifera del maligno, che vuole rovinare questa nostra esistenza terrena e soprattutto vuole farci perdere quanto di più prezioso abbiamo: la vita eterna.

Questo è lo scopo, l’opera di salvezza che Gesù vuole compiere, e su questo Pietro ha detto bene. Ma è sul modo per realizzarla che Pietro sbaglia. La strada indicata da Cristo per realizzare la sua opera di salvezza per noi è quella della croce. Pietro questo non lo accetta. A noi non sembra che Pietro dica qualcosa di particolarmente cattivo. In fondo si limita a consigliare al Signore di sottrarsi a questa ingiusta sofferenza. Lo fa perché vuole bene a Gesù, non per altro. Perché allora Gesù lo rimprovera così aspramente, chiamandolo addirittura Satana? Ciò che è sbagliato nel ragionamento di Pietro è che è un ragionamento tutto umano. Quando noi ci allontaniamo dal pensiero di Dio e all’insegnamento di Cristo e della Chiesa sostituiamo il nostro piccolo buon senso, ecco che ci allontaniamo dalla verità, impediamo a Dio di agire nella nostra vita, Gli impediamo di risanarci come Egli vorrebbe.

Cos’è la croce? È solo sofferenza? No. È accettare la volontà di Dio, è il piegarsi alla sua volontà, è il vivere nell’amore di Dio, che si manifesta nell’obbedienza ai comandamenti («chi mi ama osserva i miei comandamenti» Vangelo di Giovanni, 14,21) letti alla luce dei due precetti della carità: amerai Dio sopra ogni cosa e il tuo prossimo come te stesso. Accettiamo la volontà di Dio su di noi anche quando comporta sforzo, rinuncia, sacrifico. Il Signore, chiedendoci di obbedire alla sua volontà non vuole rendere più povera e più triste la nostra vita, privandoci di tante cose belle, non vuole darci qualche fastidio in più in questa vita che di fastidi ce ne da già tanti. Vuole che noi possiamo essere pienamente realizzati per quello che siamo, esseri creati ad immagine e somiglianza di Dio, vuole che viviamo nella pace e nella gioia che solo il Signore sa darci. Vuole che non perdiamo la gioia piena e perfetta del paradiso.

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