Bielorussia, gran parte dei diritti umani, compresa la libertà religiosa, sono in pericolo

Bielorussia, gran parte dei diritti umani, compresa la libertà religiosa, sono in pericolo

A cura dell’ACS ITALIA – Aiuto alla Chiesa che Soffre*

BIELORUSSIA: QUADRO GIURIDICO RELATIVO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA ED EFFETTIVA APPLICAZIONE

L’articolo 16 della Costituzione della Bielorussia sancisce l’uguaglianza di tutte le religioni e le fedi a livello giuridico. Il testo costituzionale proibisce inoltre le attività religiose che minacciano la morale o sono dirette contro lo Stato, il sistema politico statale o le libertà civili dei cittadini. Lo stesso articolo afferma anche che la relazione tra lo Stato e partico lari organizzazioni religiose «sarà regolata dalla legge in base alla loro influenza sulla formazione  delle tradizioni spirituali, culturali e statali del popolo bielorusso».

La libertà religiosa è garantita dall’articolo 31 della Costituzione, che consente agli individui di  manifestare le proprie opinioni religiose e di riunirsi per il culto religioso, a patto che non com piano atti vietati dalla legge. Tuttavia, all’atto pratico, solo alle organizzazioni religiose registrate  vengono garantiti questi diritti e queste tutele.

La “Legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose” del 1992 definisce più spe cificamente il quadro giuridico in materia di religione in Bielorussia. L’articolo 6 stabilisce l’u guaglianza di tutte le religioni davanti alla legge. Finché un’organizzazione religiosa non prende  parte alle attività di «partiti politici e di altre associazioni pubbliche che perseguono scopi poli tici», le è consentito partecipare alla vita pubblica e utilizzare i media statali. Gli articoli 14 e 15  distinguono tra “comunità religiose” – organizzazioni con almeno 20 membri adulti che vivono  in uno o più centri nelle immediate vicinanze – e “associazioni religiose”, composte da almeno 10  comunità religiose, di cui almeno una attiva in Bielorussia da più di vent’anni.

Gli articoli da 16 a 19 regolano il processo di registrazione delle organizzazioni religiose. Le co munità sono tenute a registrarsi per essere riconosciute come persone giuridiche. Per registrarsi,  è necessario fornire una serie di informazioni, compresi alcuni dettagli sul credo religioso e sui  fondatori dell’organizzazione. Come specificato nell’articolo 21, una domanda di registrazione  può essere rigettata se le autorità ritengono che le informazioni siano insoddisfacenti oppure  che la dottrina professata dall’organizzazione non sia conforme alla legge.

La legge impedisce qualsiasi attività religiosa da parte di comunità religiose non registrate. Nel  luglio 2018, le sanzioni penali per le attività religiose non registrate, comprese le riunioni di culto,  sono state abolite, ma sono state sostituite da multe per somme pari fino a cinque settimane di salario medio. Nel 2022, il governo ha ripristinato la pena per le «attività condotte da gruppi re ligiosi non registrati, portandola da una multa ad una pena detentiva di due anni». L’Ufficio del Rappresentante Plenipotenziario per gli Affari Religiosi e di Nazionalità (OPRRNA), subordinato al  Consiglio dei Ministri, regola tutte le questioni religiose. Le attività religiose di comunità e associazioni sono limitate al territorio in cui operano i gruppi e  alle proprietà che appartengono a queste organizzazioni o ai loro membri, mentre lo svolgimen to di eventi religiosi in pubblico richiede l’approvazione delle autorità locali.

Ai sensi dell’articolo 26 della Legge della Repubblica di Bielorussia sulla libertà religiosa e le orga nizzazioni, tutta la letteratura religiosa deve essere preventivamente approvata da un esperto di  religione statale, mentre ai gruppi religiosi non registrati è vietato distribuire qualsiasi materiale  religioso. L’articolo 29 limita a un anno il periodo in cui un missionario straniero senza cittadinanza bielo russa può essere impegnato in attività missionarie religiose, tuttavia questo arco di tempo può  essere prolungato o ridotto dalle autorità. La Repubblica di Bielorussia e la Chiesa ortodossa bielorussa (BOC) legata al Patriarcato di Mosca  (MOP) hanno firmato un accordo bilaterale nel 2003, qualche anno dopo la modifica della “Leg ge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose” del 1992.

Il concordato concede alla Chiesa ortodossa bielorussa «diritti e privilegi non concessi ad altri  gruppi religiosi», riconoscendole un «ruolo determinante», e stabilisce accordi di cooperazione  tra la Chiesa e varie istituzioni governative, compresi gli istituti scolastici. L’articolo 2 dell’accordo  delinea la cooperazione «contro le strutture pseudo-religiose che rappresentano un pericolo per  la personalità e la società». Sebbene le autorità bielorusse non abbiano firmato alcun accordo  bilaterale con altre Chiese storicamente presenti nel Paese, il concordato riconosce «l’importanza  di “fedi tradizionali” quali il Cattolicesimo, l’Ebraismo, l’Islam e il Luteranesimo evangelico».

Non esiste una legge che preveda un processo di restituzione sistematica per le proprietà, com prese quelle religiose, sequestrate durante i periodi sovietico e nazista; molte richieste di restitu zione o di risarcimento per le proprietà sequestrate vengono rifiutate a livello amministrativo. Per  esempio, le parrocchie cattoliche di Mogilev, Grodno, Bobruisk e Niasvizh, hanno cercato senza successo di riottenere la proprietà delle chiese storiche che attualmente utilizzano. Allo stesso  modo, altre comunità religiose, come la comunità pentecostale New Life, sono state sfrattate dai  loro edifici ecclesiastici.

Gli ebrei hanno visto fallire sistematicamente tutti i loro tentativi di recuperare le sinagoghe o di  impedirne la distruzione, il che ha finito per scoraggiare ulteriori rivendicazioni.

Episodi rilevanti e sviluppi 

L’ortodossia è la religione dominante in Bielorussia, e in generale nell’Europa orientale. I princi pali gruppi religiosi nel Paese sono ortodossi, cattolici romani, pentecostali e battisti. Secondo  i dati ufficiali relativi alle comunità registrate, gli ortodossi rappresentano la quota maggiore,  ovvero il 49 per cento, mentre secondo alcuni sondaggi sulla società bielorussa dall’81 all’83  per cento della popolazione si identificherebbe come ortodossa, probabilmente a causa di un  senso di appartenenza culturale, più che religioso, alla Chiesa ortodossa. Il secondo gruppo per  numero di aderenti è quello della Chiesa cattolica romana, i cui membri rappresentano tra il 10 e  il 12 per cento. I protestanti sono quasi invisibili nei sondaggi, anche se in totale rappresentano  quasi un terzo di tutte le comunità religiose registrate in Bielorussia (pentecostali 16 per cento;  battisti nove per cento; avventisti due per cento; e carismatici due per cento). Altre minoranze  religiose includono i vecchi credenti, i greco-cattolici, i luterani, i Testimoni di Geova, gli ebrei e i  musulmani sunniti.

La Bielorussia ha dichiarato l’indipendenza dall’Unione Sovietica il 25 dicembre 1991 e dal 1994  è governata dal Presidente autoritario Alexander Lukashenko, che si definisce un «ateo ortodos so». La repressione autoritaria del governo ha avuto conseguenze devastanti sulla società civile  e sui diritti umani, compresa la libertà religiosa. Questo, unito all’influenza della Russia, ha por tato a restrizioni della libertà religiosa nei confronti di tutti i gruppi, ad eccezione della Chiesa  ortodossa legata al Patriarcato di Mosca. Le limitazioni includono: procedure di registrazione pro lungate; rifiuto di registrazione; ostacoli arbitrari imposti alle attività anche delle comunità regi strate (come la mancata concessione di permessi edilizi); diniego arbitrario di permessi di lavoro  ai religiosi; restrizioni o divieti di aiuti finanziari esteri; e altre restrizioni alle attività religiose.

Il governo bielorusso sorveglia inoltre regolarmente i credenti delle diverse fedi attraverso la  polizia segreta KGB (nome conservato dal periodo sovietico), oltre a monitorare e imporre restrizioni alle comunità religiose mediante il Plenipotenziario per gli Affari Religiosi ed Etnici.

Circa 20 funzionari sono impiegati nei «Dipartimenti di ideologia locali il cui mandato include il  controllo della religione». La sorveglianza si estende alle pubblicazioni attraverso la censura e alle  pubblicazioni su Internet attraverso la penalizzazione degli utenti per i contenuti pubblicati.

Secondo fonti vicine alla comunità stessa, ai Testimoni di Geova continua ad essere negata la  registrazione – sebbene siano ufficialmente autorizzati ad esistere in Bielorussia – il che li obbliga  a correre rischi considerevoli per continuare le proprie attività. In alcune comunità, dove sono  presenti da decenni, viene negato loro il diritto di riunirsi in case private e rischiano multe o  pene detentive per aver distribuito letteratura in luoghi pubblici.

Le autorità hanno continuato a reprimere anche altre comunità religiose. Un pastore pentecosta le, Valentin Borovik, ha fatto appello alle Nazioni Unite dopo che la polizia aveva fatto irruzione  nello studio biblico da lui organizzato a Mosty, nel giugno 2008, accusandolo di aver fondato  illegalmente un’organizzazione religiosa. Dopo che il pastore Borovik ha vinto la causa incen trata sulla libertà religiosa davanti alle Nazioni Unite, il governo bielorusso si è ritirato dal Patto  Internazionale sui Diritti Civili e Politici, impedendo ai bielorussi di appellarsi alle Nazioni Unite20.

Anche se una comunità viene registrata, questo non garantisce la fine dell’opposizione gover nativa. I Vecchi Credenti di Pomore (una comunità ortodossa russa, sebbene indipendente dal  Patriarcato di Mosca) stanno cercando dal 2005 di trasferire una chiesa storica in legno al confine  con la Lituania. Le autorizzazioni richieste sono state ripetutamente negate. La comunità ha poi  tentato di costruire una nuova chiesa in un villaggio vicino a Minsk, ma anche questa richiesta è stata rifiutata.

Le comunità religiose incontrano ostacoli anche nell’utilizzo e nel recupero dei loro luoghi di  culto, soprattutto a Minsk. Nella capitale, le autorità hanno confiscato la Chiesa Rossa (la Chiesa  cattolica dei Santi Simone ed Elena), poiché questa aveva offerto rifugio ai manifestanti che si na scondevano dalla polizia in seguito alle elezioni del 202022. La Chiesa Rossa ha subìto un attacco  incendiario nel settembre 2022, che è stato immediatamente spento e ha provocato solo danni minori. Tuttavia l’incidente è servito da pretesto all’amministrazione bielorussa per chiudere de finitivamente il luogo di culto, impedendo il suo utilizzo da parte della comunità cattolica. Altri  gruppi religiosi affrontano simili difficoltà. Uno dei casi di proprietà più lunghi riguarda la Chiesa  New Life, i cui leader hanno acquistato un’ex stalla nella periferia occidentale di Minsk nel 2002.  Il gruppo religioso è stato sfrattato dalle autorità 12 anni dopo. La comunità ha poi continuato a  tenere i suoi servizi di culto domenicali all’esterno, nel parcheggio. Questi incontri di preghiera  sono stati vietati il 25 settembre 2022.

La violenta repressione da parte della polizia delle proteste scaturite in seguito alle elezioni del  2020, aspramente contestate e vinte da Alexander Lukashenko, ha suscitato un’ampia reazione  di condanna da parte dei fedeli e dei leader religiosi, inclusi vescovi e sacerdoti. Le autorità hanno  applicato la legge che vieta gli «eventi di massa non autorizzati» al fine di perseguire i manifestanti pro-democrazia, compreso il clero. L’Arcivescovo cattolico di Minsk e Mohilev, monsignor  Tadeusz Kondrusiewicz, ha invitato le autorità bielorusse a porre fine alle violenze, affermando  che lo spargimento di sangue nelle strade delle città è un «peccato che pesa sulla coscienza  di coloro che impartiscono ordini criminali e commettono violenze»26. Nonostante sia cittadino bielorusso, il 31 agosto 2020, la polizia di frontiera bielorussa ha impedito il rientro in patria  dell’Arcivescovo Kondrusiewicz dalla Polonia. Il Vescovo ausiliare di Minsk e Mohilev, monsignor  Jury Kasabucki, è stato ufficialmente ammonito dall’Ufficio del Procuratore Generale bielorusso  per aver esortato i cattolici a rimanere uniti a monsignor Kondrusiewicz, insistendo sul fatto che  le «azioni e le dichiarazioni» del presule erano conformi all’insegnamento cattolico e alla legge  bielorussa.

Il 24 dicembre 2020, con la mediazione della Santa Sede, le autorità hanno permesso a monsi gnor Kondrusiewicz di tornare in Bielorussia. Il 3 gennaio 2021, il Vaticano ha accettato tempe stivamente le dimissioni del presule nel giorno del suo 75° compleanno. La natura insolita del suo  ritiro immediatamente accettato e annunciato pubblicamente ha portato alcuni a credere che  fosse parte dell’accordo per consentire il suo ritorno in Bielorussia. Papa Francesco ha nominato  il Vescovo ausiliare di Pinsk, monsignor Kazimierz Wielikosielec, quale amministratore apostolico  di Minsk.

Il 7 agosto 2021, il giornale bielorusso Minskaya Pravda, vicino al governo, ha pubblicato una caricatura che prendeva in giro la Chiesa cattolica. La vignetta raffigurava quattro sacerdoti cattolici con una croce pettorale trasformata in svastica e alle spalle di questi una versione alterata  del dipinto che raffigura i monaci bruciati vivi dai nazisti nel 1943 insieme a 1.526 abitanti del  villaggio di Rosica, vicino a Vitebsk. L’addetto stampa dell’episcopato bielorusso, padre Yuri San ko, ha dichiarato che l’attacco alla Chiesa attraverso il quotidiano aveva offeso milioni di cattolici  che vivono in Bielorussia. Il progetto Media IQ, che studia la propaganda di Stato, ha pubblicato  un’analisi delle narrazioni diffamatorie anticattoliche in Bielorussia da marzo ad agosto 2021,  citando diversi esempi simili.

Un’altra indicazione del deterioramento della situazione è stata la crescente restrizione incon trata dalle organizzazioni caritatevoli cattoliche. Il Dipartimento per gli Affari Umanitari della Di rezione per la Gestione delle Proprietà del Presidente della Bielorussia ha impedito alla Caritas,  organizzazione caritatevole dell’Arcidiocesi di Minsk e Mohilev, di ricevere finanziamenti stranieri  per fornire cibo e riparo ai senzatetto di Minsk e di altre città durante l’inverno.

Nonostante la maggioranza degli incidenti sia contro le comunità cristiane non ortodosse, anche  i fedeli ebraici hanno riportato atti di antisemitismo e vandalismo: il 3 maggio 2022, a Bobruisk,  ignoti hanno vandalizzato le rovine di una sinagoga dipingendo con lo spray la lettera “Z”, asso ciata all’invasione russa dell’Ucraina. Durante il periodo in esame, immagini e video antisemiti  con temi neonazisti e inneggianti alla violenza contro gli ebrei sono stati diffusi sulla piattaforma  di social media russa VKontakt.

Il 6 luglio 2021, il Presidente Lukashenko, in occasione della Giornata dell’Indipendenza bielo russa, ha affermato, con commenti antisemiti, che «gli ebrei sono riusciti a far inginocchiare il  mondo intero davanti a loro e nessuno oserà alzare la voce e negare l’Olocausto»36. A causa delle  proteste politiche e della pandemia, «gli ebrei bielorussi sono stati il gruppo più numeroso a fare  l’aliyah (termine che indica l’immigrazione ebraica nella terra di Israele) e a trasferirsi in Israele».

Nonostante le preoccupazioni della Chiesa ortodossa russa legata al Patriarcato di Mosca (ROC  MOP) per gli sporadici tentativi di autocefalia38 della Chiesa ortodossa bielorussa (BOC) – con la Chiesa ortodossa ucraina (UOC) che funge da precedente –, la Chiesa ortodossa si è rifiutata di  riconoscere l’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina in seguito al “Tomos” del 2019 emesso  dal Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, sebbene la Chiesa ortodossa bielorussa si sia allineata  alla posizione della Chiesa ortodossa russa legata al Patriarcato di Mosca sul Russkii Mir, o “Mon do Russo” (che identifica Federazione Russa, Ucraina e Bielorussia come nazioni fondamental mente ortodosse)39 e nonostante alcuni alti esponenti della Chiesa ortodossa bielorussa abbiano  sostenuto pubblicamente la posizione russa, in generale la risposta della Chiesa all’invasione rus sa è stata silenziosa. Il 3 marzo, il Metropolita Veniamin ha dichiarato che i soldati sono «spesso  persone legate dal sangue, dalla fede e dallo spirito». Il metropolita ha inoltre affermato che i mi litari stanno morendo e i civili stanno soffrendo da entrambe le parti, invitando i fedeli «a pregare  affinché la pace ritorni sul suolo ucraino e i popoli fraterni trovino un percorso di riconciliazione  e di perdono reciproco».

Prospettive per la libertà religiosa  

La maggior parte dei diritti umani, compresa la libertà religiosa, sono in pericolo a causa della natura autoritaria del governo bielorusso. Le leggi sulla libertà di religione sono applicate in modo  arbitrario dall’Ufficio del Rappresentante Plenipotenziario per gli Affari Religiosi e di Nazionalità  o dalle autorità locali, e vi sono numerosi ostacoli alla vita religiosa, inclusa l’onnipresente sorve glianza. Sebbene la Chiesa ortodossa bielorussa goda di una posizione privilegiata, identifican dosi come uno degli elementi centrali di un’identità nazionale bielorussa distinta, subisce sfide  occasionali a causa delle aspirazioni all’autocefalia. Poiché non vi è alcun segno che l’attuale regime ponga fine alle sue violazioni dei diritti umani –  compresa la libertà religiosa – le prospettive per questo diritto rimangono negative.

 

* Estratto da: Libertà religiosa nel mondo, Rapporto 2023

Il Rapporto 2023 è la XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che viene realizzato ogni due anni.
È pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo

Foto di Zdeněk Fekar da Pixabay

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