Scopriamo con il prof. Giulio Fanti la Sacra Sindone di Torino

Scopriamo con il prof. Giulio Fanti la Sacra Sindone di Torino

A cura della Redazione

SCOPERTE IMPORTANTI

Il professor Giulio Fanti, Professore associato di Misure Meccaniche e Termiche dell’Università di Padova, è uno dei più grandi studiosi al mondo della Sacra Sindone. Vi proponiamo delle sue riflessioni per riflettere su questo Sacro lino.

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La Sacra Sindone di Torino è un antico telo di lino, lungo 4,4 m e largo 1,1 m, che avvolse il cadavere di un uomo torturato, flagellato, incoronato di spine, crocifisso e trafitto da una lancia. Molti sono convinti che la Sacra Sindone sia il telo sepolcrale di Gesù Cristo ivi risorto dopo circa una quarantina di ore dall’avvolgimento.

Sulla Sindone si osservano: la doppia immagine corporea speculare, frontale e dorsale, della salma di un uomo, le macchie di sangue in corrispondenza alle ferite dell’Uomo che vi fu avvolto, gli aloni causati da acqua, le tracce e i fori causati dall’incendio di Chambéry del 1532 e altri segni di minore rilievo.

La doppia immagine corporea impressa è tecnicamente non riproducibile e nemmeno spiegabile scientificamente.

Molti storici, identificando la Sindone con il Mandylion, vedono poi la Reliquia a Edessa, l’attuale Salinurfa in Turchia nei primi secoli fino a quando giunse a Costantinopoli fino alla sua caduta nel 1204. Quest’ultimo fatto è dimostrato non solo da una ricca ricerca iconografica ma anche da una recente analisi numismatica relativa alle monete bizantine coniate a partire dal 692 d.C. che raffigurano un volto di Cristo molto simile a quello della Sindone.

Dopo più di un secolo di percorsi non ancora ben chiariti, la Sindone comparve a Lirey nel 1353, venne successivamente conservata a Chambery dal 1502 dove, nel 1532 subì il famoso incendio che la danneggiò gravemente. Nel 1578 fu portata a Torino dove rimane fino ai nostri giorni.

Nel 1988 fu prelevato un campione di pochi centimetri da un angolo e radiodatato al carbonio 14 da tre famosi laboratori: Oxford, Zurigo e Tucson in Arizona. Risultò un’età del 1325 d.C. con incertezza di ±65 anni, ma questo risultato fu ampiamente criticato sia per problemi procedurali che misuristici e statistici.

In seguito cinque metodi diversi, tra loro indipendenti, sono invece stati concordi con l’assegnare il primo secolo d.C. come probabile epoca in cui fu costruito il manufatto.

Sulla Sindone si possono osservare diverse colature di sangue: quelle dovute all’infissione dei chiodi durante la crocifissione, le più di 370 ferite prodotte dai flagelli, la ferita di sangue del costato prodotta dalla lancia del centurione romano per verificare la morte del Crocifisso e le ferite sulla fronte, tempie e nuca dovuta all’incoronazione di spine.

A partire da quando l’avvocato Secondo Pia fece le prime fotografie della Reliquia e permise agli scienziati di studiare più da vicino l’immagine corporea della Sindone, decine e decine di studiosi hanno cercato di riprodurre l’immagine sindonica ma senza successo.

Per spiegare la formazione dell’immagine sono tante le ipotesi. La spiegazione deve comprendere l’ipotesi di un fenomeno agente a distanza generato dall’interno di un cadavere avvolto nel sacro Lino.

Fra le ipotesi che sembrano più attendibili c’è quella connessa ad un forte campo elettrico che genera il cosiddetto effetto corona: un’intensa e brevissima esplosione di energia probabilmente sviluppatasi durante la risurrezione di Gesù.

La Sindone sicuramente fu usata come lenzuolo funerario per avvolgere un uomo, ma quest’uomo vi rimase avvolto per non più di una quarantina di ore.  Normalmente i cadaveri imputridivano col lenzuolo che li avvolgeva fino a farlo marcire, ma in questo caso l’immagine del corpo umano non mostra il minimo segno di putrefazione, fenomeno che non inizia dopo una quarantina di ore dalla morte. Inoltre la rigidità cadaverica dell’Uomo, confermata anche dai nuovi studi di ricostruzione tridimensionale del corpo umano ivi avvolto è un fenomeno di durata relativamente breve che scompare dopo poche decine di ore.

Il sangue colato dalle ferite dell’Uomo si ridisciolse per fibrinolisi nell’ambiente umido del sepolcro e, quindi, ogni manomissione del cadavere avrebbe prodotto sbavature sulle impronte delle ferite che invece sono perfettamente decalcate anche in corrispondenza della zona schiena-glutei dove sicuramente si sarebbe prodotto qualche strisciamento durante la movimentazione del cadavere.

Per autenticità della Sindone si intende se si tratti di un lenzuolo funerario, di manifattura molto antica, di circa 2000 anni fa, che ha avvolto il cadavere di un uomo duramente torturato e morto crocifisso. Tutti gli indizi scientifici considerati sembrano favorevoli a questa ipotesi.

Cinque metodi indipendenti di datazione indicano che:

– il lino è databile in un periodo comprendente il primo secolo dopo Cristo.

– la Reliquia più importante della Cristianità avvolse un cadavere.

– le tracce ematiche corrispondono a quelle di un uomo torturato.

– il cadavere, dotato di notevole rigidità cadaverica, rimase avvolto nella Sindone per un periodo breve, non superiore alla quarantina di ore.

Tutti questi indizi confermano quindi l’autenticità della Sindone.

 

 

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