Il “giardino delle istituzioni” e la conflittualità in espansione
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STATO LIBERALE, STATO COSTITUZIONALE E LEGGE NATURALE
Alcuni costituzionalisti ritengono che il passaggio dallo Stato liberale allo Stato costituzionale abbia comportato l’abbandono del modello “neutro” di ordinamento giuridico per pervenire ad una sua connotazione in senso assiologico espressa dalle Costituzioni (Cfr., sul punto, V. BALDINI, Lo Stato costituzionale di diritto ed il ruolo del giudice, oggi, in Dirittifondamentali.it, n. 1/2018, p. 09).
Ora, i valori, secondo l’insegnamento di Max Weber (1864–1920), che i Testi fondamentali vigenti assumono, non devono essere intesi come “ideali astratti”, in quanto dotati di una connotazione normativa volta ad orientare concretamente le scelte stesse del legislatore.
In realtá, é proprio la prospettiva assiologica delle Costituzioni che favorisce sempre di piú la deriva nichilistica della società occidentale, accentuandone i conflitti. Il valore, infatti, che i documenti costituzionali recepiscono, sopprimono in tutto o in parte ció che gli si frappone come ostacolo per la sua attuazione (Schmitt).
Si potrebbe obiettare, a riguardo, che spetta alle Camere rappresentative, in caso di antinomia, il compito della mediazione attraverso le regole del bilanciamento per l’adozione di leggi ispirate al principio di ragionevolezza, ma questo meccanismo é in profonda in crisi, dal momento che, non potendo l’ordinamento riconoscere alcunché fuori dal sistema geometrico–legale poiché si negherebbe l’equivalenza tra vigenza della norma ed effettività del potere che la rende vigente (così Rudi Di Marco), si riduce ad una penosa e capricciosa dialettica di rapporti di forza tra maggioranza ed opposizione.
In questo modo, escluso qualunque richiamo alla legge naturale e, dunque, alla verità sull’uomo, gli Stati democratico–costituzionali “aperti”, che hanno raccolto e continuano a raccogliere tutte le sfide della globalizzazione, diventano i “contenitori” che, mediante le Costituzioni, hanno la pretesa di fondare un “loro ordine”, attribuendogli forma ed essere.
Se questo é vero, si deve concludere, con il prof. Giovanni Turco, che ogni ordinamento sarebbe preceduto dal nulla che lo insidierebbe da ogni lato e si ergerebbe sul nulla medesimo.
Pertanto, la supposta dimensione assiologica non puó che risultare indeterminata e sempre bisognosa di interpretazione ed aggiornamento a seconda dei desiderata “insaziabili” della società. E fino a quando il “giardino delle istituzioni” sarà in grado di contenere una inevitabile conflittualità sempre più in espansione?