Conosciamo il beato Federico Ozanam

Conosciamo il beato Federico Ozanam

di Mariella Lentini*

TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN BEATO ITALO-FRANCESE

La lotta tra i poveri che non hanno il necessario per vivere e i ricchi che non vogliono rinunciare al superfluo è tra i principali pensieri che occupano la mente di Antonio Federico Ozanam. Federico è di origini francesi, ma nasce a Milano nel 1813. Suo padre è ufficiale medico dell’esercito napoleonico. Dopo la disfatta di Waterloo, Federico torna in Francia, a Lione. A sedici anni sogna una società capace di garantire il benessere a tutti.

Studente universitario, capisce che i suoi ideali di giustizia sociale non possono rimanere solo sogni, speranza o teoria. Occorre agire, in prima persona. Il Cristianesimo va messo in pratica, senza stancarsi di denunciare le ingiustizie, nonché proporre ed esigere, dai politici soprattutto, riforme sociali, leggi e provvedimenti a favore dei più bisognosi. Ma è solo entrando nelle case dei poveri che si può capire veramente come poter aiutare chi vive nella miseria. A vent’anni Federico ha la barba lunga, come tanti suoi coetanei intellettuali dell’epoca. Partecipa con trasporto e passione ai dibattiti politici e ai convegni letterari.

Nel 1833, assieme ad altri sei compagni universitari, fonda la Società di San Vincenzo de’ Paoli. I gruppi, cattolici, si chiamano “conferenze” e nascono nelle parrocchie, nelle scuole, nelle fabbriche, nei quartieri. Non sono sacerdoti, né suore. Sull’esempio del buon Samaritano del Vangelo (Luca 10,25-37), sono donne e uomini comuni, anche sposati, giovani e anziani in buona salute. Il loro compito è di scovare i veri poveri, quelli che si nascondono per vergogna, fare loro visita, ascoltarli, portare cibo e vestiario, cercare insieme a loro una soluzione.

Ozanam si laurea in legge e lettere. Docente alla Sorbona di Parigi, nel 1841 si sposa e ha una figlia. È un marito e padre esemplare. Lavora, tiene convegni, scrive per i giornali su temi sociali e religiosi, viaggia in Europa per le sue ricerche storiche, anche in Italia dove viene accolto nell’Accademia letteraria della Crusca. Trova, però, sempre il tempo per i poveri, andando a visitarli assieme alla moglie. Di salute cagionevole, muore a Marsiglia, nel 1853.

Le “conferenze” della San Vincenzo si diffondono in tutto il mondo, anche in Italia. Tuttora danno una mano a chi ha di meno, in attesa che chi ci governa trovi il modo di colmare il divario che, ancora oggi, come ai tempi di Ozanam, esiste fra chi ha troppo e chi ha nulla, tra chi sfrutta e chi subisce. E non solo nei Paesi del terzo mondo.

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