L’attesa delle 10 ragazze ben raffigura la nostra vita

L’attesa delle 10 ragazze ben raffigura la nostra vita

di Don Ruggero Gorletti

VENERDÌ DELLA VENTUNESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (30 AGOSTO 2024)

Dal Vangelo secondo Matteo, 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

COMMENTO

L’attesa delle dieci ragazze per la festa di nozze ben raffigura la nostra vita: la nostra esistenza terrena non è che la preparazione per questa festa senza fine. Noi non ci pensiamo mai, siamo impegnati in tante cose, talvolta necessarie ma spesso futili, che spesso ci dimentichiamo della festa che è la meta e il senso della nostra vita, senza la quale il nostro vivere è solo, alla fin fine, un correre verso la tomba. Non c’è scampo nella vita: anche l’esistenza meglio riuscita termina con una tragedia, termina con la morte. Il cammino della vita deve essere rischiarato dalla lampada della fede, ma non basta: occorre l’olio dell’impegno operoso. Le parole delle vergini stolte, «Signore, Signore, aprici!» ci ricordano un’altra famosa frase del Vangelo: «non chi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Matteo 7,21). È una verità che non dobbiamo mai dimenticare. Non basta pregare, rivolgersi al Signore, è necessario che la nostra vita sia conforme alla volontà di Dio, che vuole che ogni giorno tentiamo di essere giusti, che cerchiamo con il suo aiuto, di osservare i suoi comandamenti, che vuole che quando, per la nostra debolezza, ci allontaniamo dalla sua volontà, siamo pronti a pentirci, a chiedere perdono, a tentare di cambiare. La fede senza le opere è morta, ci ammonisce la lettera di San Giacomo. Per salvarci non basta credere che Dio esista: anche il diavolo ci crede, ci ricorda sempre la lettera di San Giacomo, ma non gli è bastato per evitare la dannazione eterna.

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