Piccola gita a San Paolo fuori le mura
di Benedetta de Vito
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UNA META A ROMA
A piazza Colonna, proprio davanti a Palazzo Chigi che era del grande banchiere del Papa il Principe Agostino Chigi e ora vede, sorpreso, avvicendarsi al potere dottori, dottorini e neanche dottori in una girandola per nulla principesca, s’erge la gran Colonna di Marco Aurelio che reca in capo non l’imperatore filosofo, bensì San Paolo, con la spada del suo martirio per decapitazione, la spada della Parola che vince le tante, spesso inutili parole degli uomini.
La gemella primogenita, la Colonna Traiana, si trova a un passo da Piazza Venezia e sul colmo non ha Traiano, ma San Pietro, Vicario di Cristo sulla terra, custode delle sacre chiavi del Paradiso. I due patroni di Roma, alti sui cieli della Capitale, mi hanno ispirato infinite passeggiate agostane. L’ultima, di cui qui vorrei raccontare, è una piccola gita pomeridiana nella gran Basilica di San Paolo fuori le mura.
E ora, avanti, basta con i preamboli, e al cuore del cuore di un tempio immenso, un poco fuori mano, dove, in quel pomeriggio agostano eravamo al massimo una quindicina e tutti quanti formichine viste nelle proporzioni della gran Basilica.
Per giungere alla mia meta, eccomi in metropolitana, Uscita dalla metro B, dove tutti quanti (e io con loro), mascherati, paiono come ipnotizzati e addormentati, mi trovo davanti al muraglione bianco che conduce alla Basilica.
Giro intorno e infilo il primo portone aperto che conduce, invece, all’Abbazia benedettina (sono i benedettini a custodir San Paolo, e non è un caso…). Girato ancora sulla sinistra, ecco aprir le porte una bella farmacia che offre, insieme ai medicamenti soliti, anche le erbe di Santa Ildegarda di Bingen.
Una Santa molto cara a Papa Benedetto XVI e che ha incantato me pure in lunghi pomeriggi di lettura passati in sua compagnia. Tanto tempo fa. E, parlando con il farmacista, tutto immerso nella pace del cuore, scopro che in ottobre, chi vorrà potrà andare a visitare gli orti dove le erbe, le buone erbe di Ildegarda, germogliano, fioriscono e regalano a noi i loro preziosi tesori…
Proseguo nel mio andare e serro gli occhi per non veder l’assedio delle erbacce e della sporcizia che vola e mulina nel ponentino romano, e sono dentro.
Girando tutt’intorno lo sguardo, nell’immensità del ventre basilicale, a naso in su, in ogni tondo un volto di Pontefice, da San Pietro a Papa Lino, il secondo Papa e via così per due millenni di storia e visi. E andando fino alla fine, scopro che c’è anche il mio amato Benedetto XVI e anche il suo successore, Francesco, per ora l’ultimo. In preghiera sto per il tondo vuoto prossimo venturo.
Percorro la navata centrale e piego sulla destra dove San Benedetto e Santa Scolastica, nella cappella dell’Assunzione, sembrano invitarmi a proseguire. Non prima di aver pregato davanti allo stupendo dipinto che vede gli apostoli in tenero stupore perché al posto della Vergine, che è già Assunta, sono rimasti fiori profumati…
E proseguo, passando dal mondo al Paradiso. Eccomi nello stupendo chiostro duecentesco dei fratelli Vassalletto, dove si respira la vera vita. Silenzio d’intorno, un venticello leggero, quello di Elia, mi fa dolce compagnia. Un quadratino di cuore, custodito da alberelli in forma di colonna. Ogni colonna è differente. Alcune a torciglione, altre decorate con marmi colorati, altre diritte e snelle come canne al vento. E negli incavi, animaletti e fiori. Sorriso a una lucertola, nella sua tutina verde smeraldo, forse una sorella di quella che a Cala Girgolu, mi salutava quando sedevo nel mio piccolo trono di pietre…
Mi perdo nei pezzi di romanità che sono ovunque appesi torno torno alle pareti. C’è un bassorilievo con una bestiaccia, quasi sembra un dinosauro, che si mangia un uccelletto
C’è un anima in forma di Medusa che ha messo le ali, dopo la prigionia nella valle di lacrime, la quale vola in cielo portata da due angioli. E, teneri, ci sono due sposi, lei in acconciatura per bussare alle porte del cielo, e lui serio serio, che mi paiono chiedere una prece. E poi c’è molto altro, ma la finisco qui perché l’ora del mio incontro supremo s’avvicina e quindi con una riverenza auguro a tutti una serena giornata e me ne scappo via…