ll muratore di Lucca che insultò S. Giuseppe e l’azione del santo

ll muratore di Lucca che insultò S. Giuseppe e l’azione del santo

di don Giuseppe Tomaselli*

UNA RIFLESSIONE QUOTIDIANA SUL PADRE PUTATIVO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Ventiseiesimo giorno

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

Il Santo silenzioso

Il Vangelo è fonte di verità. Essendo Gesù il Divin Maestro, era necessario che durante la vita terrena esponesse la sua dottrina. Difatti, prima con l’esempio e poi con la parola lasciò al mondo i suoi insegnamenti. Quante parabole sapientissime e quante sublimi verità uscirono dalla sua bocca!

Nel Vangelo si parla della Madonna e gli Evangelisti riferiscono soltanto pochissime parole, che la Santissima Vergine pronunziò in particolari circostanze.

Gli Evangelisti parlano anche di San Giuseppe, però non ne riportano parola alcuna; scrissero ciò che egli fece, ma nulla di ciò che disse. I sacri scrittori sono soliti chiamare San Giuseppe «il Santo silenzioso». Questo non significa che San Giuseppe non abbia mai parlato, ma che abbia parlato poco e con molto riserbo.

Quale insegnamento ci dà! Parlare poco e sempre con prudenza.
Una gran parte del male che avviene nelle famiglie e nella società deve attribuirsi al parlare, o perché troppo, o perché irriflessivo e quindi imprudente.

Volendosi onorare San Giuseppe, uno dei modi più pratici è imitarlo nel freno della lingua. Iddio ci ha dato la lingua per lodarlo, per manifestare al prossimo i nostri giusti pensieri, per consolare chi è afflitto, per consigliare i dubbiosi, insomma per fare del bene.

Lo Spirito Santo ci avverte di non essere troppo loquaci, perché facilmente potremmo peccare. E Gesù insegna: Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detta, daranno conto di essa nel giorno del giudizio.
Chi attende seriamente alla vita spirituale, preferisce conversare più con Dio che con gli uomini.

In pratica, nel parlare procuriamo di evitare i difetti, cioè, non essere troppo loquaci, per non riuscire di peso a chi ascolta; controllare ciò che si dice, per evitare le imprudenze; quando si è eccitati, la miglior cosa è non parlare. Giustamente è detto: La miglior parola è spesso quella che non si dice.

Non accalorarsi troppo nelle discussioni e ragionare con calma. Non dire nulla a svantaggio degli altri. Non pronunziare parole offensive e frasi umilianti. Evitare le bugie, fare a meno dei giuramenti e non costringere gli altri a giurare. Quanti difetti e gravi peccati si commettono con il parlare! Il saper frenare la lingua, il parlare moderato e prudente, è virtù eccellente e poco praticata. Il Santo silenzioso, San Giuseppe, sia il modello di tutti.

ESEMPIO

Al tempo di Napoleone Bonaparte ci fu in Italia un’ondata di persecuzione religiosa; si abbattevano le Chiese e si portavano via le cose più preziose ed artistiche.
Nei pressi di Lucca c’era una Chiesa dedicata a San Giuseppe, detta «Della Scala». Un muratore empio si propose di cominciare lui a distruggerla.
Uscì di casa con gli arnesi del lavoro; un tale, vistolo, gli disse: Dove vai? – Vado a fare la barba a San Giuseppe
Cominciò il lavoro di demolizione. Non avesse cominciato! Dio, offeso dall’empietà di quel muratore e dall’insulto lanciato contro San Giuseppe, colpì di morte improvvisa l’infelice. Difatti, mentre questi con il martello batteva contro una parete, gli piombò sulla testa un legno che aveva un grosso chiodo e precipitò morto dalla scala.
Gli oltraggi fatti a San Giuseppe, il Signore li considera come fatti a sé. Guai a provocare la Divina Giustizia!

Fioretto – Non parlare male di alcuno e non ascoltare volentieri chi mormora.

Giaculatoria – Signore, perdonami i peccati commessi con la lingua!

 

Il testo che vi abbiamo proposto è stato tratto da libro Don Giuseppe Tomaselli, San Giuseppe – Mese in suo onore (1962), di proprietà dell’Istituto Teologico “San Tommaso“, Via del Pozzo, 43 – 98121 Messina, al quale il libro può essere chiesto, oppure scrivendo alla mail: dongiuseppetomaselli@gmail.com.

* Don Giuseppe Tomaselli, nato a Biancavilla (Catania) il 26 gennaio del 1902 e morto a Messina nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1989, entrò nel 1916 nella Congregazione Salesiana, venne ordinato sacerdote nel 1926 e, lungo il suo ministero, durato quasi 63 anni, fu parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista, taumaturgo ed apostolo della buona stampa cattolica. Proprio in quest’ultima veste diffuse ben 10 milioni di copie dei suoi 120 libri, testi che ancora sono molto richiesti e letti.

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