La follia della cittadinanza breve

La follia della cittadinanza breve

di Pietro Licciardi

IL PRIVILEGIO DI ESSERE ITALIANI VA GUADAGNATO. UNA MEDAGLIA OLIMPICA NON BASTA…

Sull’onda dei successi azzurri alle Olimpiadi, in cui hanno gareggiato parecchi atleti con passaporto italiano ma di diverse nazionalità, si torna a parlare di cittadinanza breve.

Si vuole fare dei cittadini non soltanto chi risiede da almeno dieci anni in Italia ma anche chi vi nasce (jus soli) o chi qui ha intrapreso un percorso di studi (jus scholae).

Questa volta a lanciare il sasso non è stata la sinistra, la quale avendo tradito su tutta la linea il suo elettorato popolare si sente franare il terreno sotto i piedi e per questo corteggia in tutti i modi quel nuovo “proletariato” costituito dagli stranieri immigrati, specialmente musulmani – coi quali ha una particolare sintonia in quanto maomettani e sinistri odiano i cristiani, l’America e l’Occidente – ma da Forza Italia.

Più volte abbiamo scritto su Informazione Cattolica che in Italia non c’è mai stata una vera destra e che l’attuale coalizione alternativa alla sinistra ha assunto non pochi tic e dogmi tipici del pensiero rivoluzionario. Del resto settantanni di gramsciana occupazione della società non poteva che produrre simili nefasti effetti. E questa ne è una prova.

La cittadinanza presuppone una appartenenza, una condivisione di valori, una storia comune. L’italianità è un qualcosa che non si acquisisce in virtù di un provvedimento amministrativo ma attraverso un lento e lungo percorso culturale ed educativo.

Figuriamoci quanto possono sentirsi italiani giovani nati o che hanno studiato qui ma che vivono in famiglie per niente integrate, perennemente sintonizzate via satellite sulle tv del loro paese e che vivono in tante chinatown o istanbultown, quando oltretutto non sono pochi gli italiani che oggi hanno perso il privilegio di esser tali, in quanto ignorano o disprezzano la storia patria, non ne conoscono le tradizioni, non sentono di appartenere a questa terra. E, infatti, abbondano i giovani che senza troppo rimpianto decidono di lasciare l’Italia per portare altrove i loro talenti.

Ció in buona parte è dovuto al disastro in cui versano la scuola e l’università, dove si impara sempre meno e dove le materie storiche e umanistiche sono trascurate. Quella stessa scuola e università che secondo Forza Italia dovrebbe formare i “nuovi italiani”, ma che non riesce a far sentire tali neppure i figli del signor Rossi e della signora Brambilla.

Non aiuta più neppure la famiglia, oggi disgregata, una volta luogo primario di trasmissione della memoria, in cui si imparavano ad amare, attraverso i racconti dei genitori e dei nonni, la propria terra, le proprie tradizioni, anche religiose.

Non parliamo della Chiesa, che oggi ha completamente dimenticato il magistero di un San Giovanni Paolo II, il quale ha lasciato un pensiero struggente e profondo sul significato della Patria e dell’amore di patria, che gli imbecilli continuano a confondere col becero e laico nazionalismo.

Ormai anche i preti, come i sinistri, scambiano la carità con l’assistenzialismo e predicano una accoglienza che somiglia all’internazionalismo marxista, collaborando al sovvertimento dell’ordine divino, in quanto – non dimentichiamolo – le nazioni, e le patrie, sono volute da Dio.

È quindi quantomai stupido da parte di un partito di – sedicente? – centrodestra ritirar fuori l’argomento della cittadinanza breve offrendola su un piatto d’argento non solo alle sinistre ma pure agli oligarchi globalisti e massoni che operano alacremente per abbattere i confini, distruggere le nazioni, creare un melting pot di persone senza storia e identità da trasformare in consumatori schiavi.

A proposito, avete fatto caso che in tv non c’è pubblicità in cui compaia un nero o uno straniero? La pubblicità, come le fiction televisive, sono ancora lo strumento principe per l’indottrinamento e il condizionamento di massa, come abbiamo constatato oltre ogni ragionevole dubbio col Covid-19.

IN CONCLUSIONE 

Gli italiani si stanno estinguendo ed è necessario popolare la Penisola con “nuovi italiani”? Ebbene, si ponga mano ad una seria e decisa riforma scolastica, si torni a studiare Dante, Petrarca, Manzoni, si depuri la storia patria di tutte le menzogne ideologie che si sono accumulate in 150 anni di istruzione ideologica di Stato e dopo, ma solo dopo, si cominci a parlare di cittadinanza breve.

P. S. Gli ebrei non consideravano più stranieri solo i residenti di quarta generazione. Un’altra conferma che la cittadinanza non si regala ma si guadagna, e una medaglia vinta alle Olimpiadi non è sufficiente…

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AVANTI, C’E POSTO…!
finché la va….