Qualche osservazione sanitaria sulle Olimpiadi di Parigi
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CERTE MALATTIE INFETTIVE SONO CONTAGIOSE SOLO QUANDO TORNA UTILE AI POTERI FORTI
Tra i tanti motivi che hanno fatto discutere di questa edizione dei Giochi Olimpici svoltisi a Parigi, ci sono anche alcuni aspetti sanitari che sono meritevoli di una riflessione.
Anzitutto le gare nella Senna, una vera assurdità dal punto di vista medico, come dimostrato dai diversi casi di infezioni – tra i quali il pericoloso batterio Escherichia Coli – registrati tra gli atleti. Ci sono dei precisi livelli di contaminazione batterica da non oltrepassare per ottenere la balneabilità, e nel caso della Senna pare che non siano stati rispettati. C’è da sottolineare che solo tre anni fa era stata diffusa con la pandemia Covid una vera e propria psicosi del contatto con il virus: si erano lette assurdità riguardanti la presenza del virus sugli oggetti, sui banchi, perfino sull’asfalto stradale. Ora invece si mandano atleti a nuotare in mezzo alle pantegane.
Macron fu tra i primi a farsi testimonial del demenziale saluto coi gomiti, oggi avvalla i bagni in mezzo a escherichia Coli e Enterococchi vari.
Al di là dei danni agli atleti, è estremamente significativo di una visione molto particolare delle malattie infettive, contagiose solo quando torna utile ai poteri forti.
Allo stesso tempo si possono notare tra i giudici o gli addetti ai lavori presenti allo Stadio, all’aperto, in spazi immensi, dei portatori di inutili mascherine, che tuttavia ricordano – anche per chi guarda le gare in TV- che il Covid è sempre in agguato dietro l’angolo.
Veniamo ad un altro aspetto sanitario, questa volta positivo: Novak Djokovic, che per non essersi sottoposto alla vaccinazione anti Covid aveva subito una vera e propria crocifissione mediatica e l’esclusione totalmente ingiustificata anche dal punto di vista sanitario da vari tornei, ha trionfato conquistando a 37 anni la medaglia d’oro nel Tennis. Perchè ingiustificata? Perchè solo se fosse stato ammalato avrebbe potuto eventualmente contagiare qualcuno, ma evidentemente se fosse stato malato non sarebbe mai sceso in campo, come ha fatto il giovane campione sudtirolese Sinner che per una tonsillite ha rinunciato alle Olimpiadi. Alla antiscientificità delle misure contro Nole, si era poi aggiunto l’odio dei social e dei media, con insulti iperbolici di essere un potenziale assassino. Si può dire che il campione serbo abbia rappresentato la più netta smentita del celebre teorema Draghi: non ti vaccini, prendi il Covid, muori. Nole non si è vaccinato, non è morto, e ha coronato trionfalmente una grande carriera di atleta cristiano, col segno della croce ortodosso con cui ha suggellato la sua vittoria.
Torniamo alle note sanitarie dolenti: il doping.
Negli scorsi giorni il giornalista danese Lars Sejer Andersen sulla newsletter di Play the Game ha rivelato che il CIO e la WADA – l’organizzazione internazionale anti doping – stanno ricattando gli statunitensi, non solo agitando lo spettro di una inchiesta sulla USADA, la filiale americana della Agenzia mondiale antidoping, ma soprattutto avendo inserito una clausola che può portare a revocare l’assegnazione a Salt Lake City (Utah) delle Olimpiadi invernali del 2034. Il motivo è l’’inchiesta del FBI che ha fatto emergere lo scandalo di 23 nuotatori cinesi positivi al doping e mai sospesi, che evidentemente imbarazza WADA e CIO, ma soprattutto l’ipotesi che alle prossime Olimpiadi in suolo americano (Los Angeles 2028) l’FBI possa fermare e interrogare atleti o funzionari cinesi implicati nello scandalo. Andersen imputa inoltre alla WADA mancanza di trasparenza, rifiuto del confronto coi governi, la subalternità al CIO e ironizza sulla scelta dei dirigenti di affidarsi – come giudice super partes nella vicenda dei nuotatori cinesi – a uno della cricca dei legali di Losanna, da sempre contigui alla WADA, che nella città svizzera guarda caso ha la sua sede. Non è un problema da poco: il doping è una vera e propria peste dello sport, che ne compromette la validità e la credibiltà, oltre ad essere un pericolo per la salute degli atleti.
A proposito di credibilità di organizzazioni sportive, in queste Olimpiadi si è parlato molto anche della IBA, l’International Boxing Association guidata da un magnate russo e al centro di polemiche per gli esiti dei suoi incontri con verdetti dei giudici spesso incomprensibili, e che hanno suscitato indagini in merito a corruzione e giri di scommesse, una antica e mai risolta piaga del pugilato. Inoltre, come ha rivelato il presidente del CONI Malagò, l’IBA avrebbe esercitato pressioni sulla pugilatrice Anna Carini ad abbandonare il match con l’algerina Imane Khelif. E in merito a questa atleta, intorno alla quale si è scatenata una canea mediatica con retroscena politici, al netto del problema di avere regole certe sulla regolarità sportiva di chi scende in campo, è opportuno precisare alcuni aspetti importanti dal punto di vista medico. A lanciare l’accusa che questa persona fosse un trans gender è stato per primo il ministro Salvini, senza peraltro portare alcuna prova scientifica, e appoggiando la propria tesi solo sulla squalifica temporanea comminata dalla IBA. In realtà la Khelif non è un transgender, non risulta che abbia mai effettuato una transizione di genere, e da parecchi anni partecipa come donna a competizioni sportive.
Nei giorni scorsi, un intervento molto chiaro è stato quello del professor Novelli, Docente di Genetica all’Università di Roma – Tor Vergata.
Novelli, che è considerato uno dei maggiori genetisti italiani, ha spiegato che ci sono delle condizioni rare che in ambito genetico vengono definite differenze nello sviluppo sessuale o Dsd. Parliamo di circa 40 condizioni diverse con una prevalenza nella popolazione di 1 caso ogni 5-6mila nati.
La Khelif è portatrice di una caratteristica genetica chiamata iperandrogenismo, che comporta una produzione più alta di testosterone. Queste Dsd indicano un aspetto femminile ma la presenza del cromosoma maschile e viceversa. Ma non bastano solo i cromosomi a stabilire come si diventa femmine o maschi. Sono diversi gli attori attivi in questo processo come le combinazioni di geni e ormoni. Novelli dice: “Oggi la Medicina e la Genetica sono cambiate. Una volta di faceva la “cromatina sessuale”, un banale test per vedere la presenza del cromosoma Y. Per questo nel caso della boxer algerina Khelif credo che sia necessario approfondire e avere linee guida internazionali che stabiliscano norme uguali e condivise per l’attività sportiva di chi ha una Dsd”.
Questo dovrebbe essere tenuto in considerazione da chi in questi giorni ha riempito i social di parole di odio per questa persona, il che non giova alla buona causa di chi vuole giustamente opporsi alla cultura del Gender Fluid.
Credo che le preoccupazioni più giustificate in questo dibattito che spesso è scaduto nella volgarità più becera, per colpa- ripetiamo- di tentativi di strumentalizzazioni politiche- siano state di chi teme che possano grazie a persone come la Khelif essere sdoganate le posizioni che negano la binarietà dei sessi.
Davanti alle sue anomalie genetiche di questa atleta, alla presenza in lei di cromosomi XY, si deve sottolineare che non esiste una “purezza cromosomica”, esistono diverse sindromi legati ad anomalie genetiche. Oggi se ne osservano sempre meno, e il motivo è che con gli esami pre natali queste creature vengono “intercettate” e abortite. Se la Khelif non fosse nata in Algeria, dove l’aborto è illegale, e fosse stata concepita in un Paese occidentale, quasi certamente sarebbe stata terminata.
Se si ammette che non esiste una “purezza” cromosomica, ed è la realtà dei fatti che ce lo evidenzia, l’esistenza di anomalie cromosomiche non significa affatto che esistano terzi o quarti o infiniti sessi. La Khelif è quindi una femmina con anomalie di questo tipo, che le hanno conferito determinate caratteristiche. La binarietà non è messa in discussione.
Io penso che l’opposizione alla cultura Gender Fluid debba essere fatta nel massimo rigore scientifico, ecco perchè ho scritto fin dal primo articolo che non ci può permettere di commettere errori, pena la perdita di credibilità.
sarà pure femmina ….ma quel coso cilindrico che si vede sotto i calzoncini dell’algerina dipende pure quello dall’androipergenismo o iperandrogenismo o come diavolo si chiama ?
Caso Imane Khelife, non facciamo a pugni con la realtà – Il Timone