Il 9 Agosto 1945 l’atomica sulla Nagasaki cattolica
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RESTA PER NOI UN MISTERO, MA NON PER DIO, IL PERCHE’ SI DECISE DI COLPIRE LA CITTA’ PIÙ CATTOLICA DEL GIAPPONE
Il 9 agosto 1945 esplose sulla città giapponese di Nagasaki una seconda bomba atomica, a tre giorni da quella sganciata su Hiroshima. L’esplosione causò una nuova orrenda strage tra la popolazione, anche se il numero di vittime fu inferiore a quello causato da una serie di bombardamenti che colpirono Tokyo il 9 Marzo, il 23 e 24 Febbraio 1945 ad opera di squadriglie di B29 americani carichi di napalm e spezzoni incendiari che ridussero in cenere più di 90 chilometri quadrati della città.
Come per il bombardamento terroristico della città tedesca di Dresda resta il dubbio sul reale valore bellico di quel bombardamento. Le atomiche, si dice, servirono a chiudere subito una guerra che sarebbe durata ancora a lungo, considerata la fanatica volontà giapponese di non arrendersi, e soprattutto avrebbe causato un incalcolabile numero di vittime tra i soldati americani, anche se c’è da dire che il Giappone nel 1945 era ormai allo stremo, senza più una flotta da guerra e con la flotta mercantile decimata dagli aerei e sottomarini a stelle e strisce; quindi nell’impossibilità di approvvigionare le sue isole di carburante, materie prime e cibo. Per chiudere la partita sarebbe forse bastato qualche mese di assedio. Più probabilmente la decisione del presidente Harry Truman di effettuare il bombardamento nucleare fu presa anche per dimostrare all’Unione sovietica di Stalin e al resto del mondo che gli equilibri globali erano cambiati e che una nuova superpotenza stava soppiantando la Gran Bretagna alla guida del Mondo.
Invece resta un mistero il motivo per cui è stata scelta come obiettivo proprio la città di Nagasaki, priva di grandi industrie belliche e insediamenti militari di rilievo. Un mistero per noi uomini ma non per Dio, che ha permesso la distruzione di una città con la più grossa comunità cattolica di tutto il Giappone.
La storia dei cattolici giapponesi è quanto mai travagliata, costellata di martiri e di eroi, come i 300 samurai che a Shimabara, assieme a poche migliaia di contadini perseguitati dai daimyò, resistettero per mesi alle armate imperiali che subirono ingentissime perdite. Probabilmente la resistenza dei cattolici fu il motivo che indusse l’imperatore Tokugawa Ieyasu ad allontanare tutti i missionari cristiani e isolare per due secoli il Paese. Isolamento rotto soltanto nel 1853 dal commodoro americano Perry, che fece aprire le porte del Giappone ai commerci e ai missionari, i quali trovarono ancora numerosi cattolici, per di più immuni dall’eresia luterana, che nel frattempo aveva infestato il resto del Mondo.
A Nagasaki tra il 1931 e il 1936 ha svolto il suo ministero padre Massimiliano Kolbe ove aveva fondato un convento frequentato anche dall’allora giovane medico Takashi Nagai, un sopravvissuto al bombardamento atomico. Takashi si era convertito alla fede cattolica nel 1934 diventando un apostolo della carità per i suoi malati. Diventato radiologo quel 9 agosto 1945, alle 11.02, si trova al lavoro a 700 metri dal punto di esplosione e venne seriamente ferito. Solo l’11 agosto, dopo essersi dedicato con tutte le forze alla cura dei feriti, riuscirà a ritrovare le macerie della propria casa e i pochi resti carbonizzati della moglie, allora trentasettenne, Maria Midori, colei che le aveva aperto gli occhi della fede. Accanto — scriverà — giaceva una corona del rosario.
Il dottore, che aveva scoperto due mesi prima dello scoppio della bomba di essere ammalato di leucemia, si dedicherà ai numerosi orfani e scriverà dei libri, tra i quali Le campane di Nagasaki, che forse è l’opera che più ha contribuito a diffonderne il messaggio di pace.
Il dottor Nagai morì nel 1951, il primo maggio, mese dedicato a Maria. Il funerale fu seguito da una immensa folla e quando i primi giungeranno al cimitero di Urakami, distante un chilometro, molti non erano ancora riusciti a uscire dalla cattedrale. Ancora oggi nel quartiere è possibile passeggiare sotto alcuni dei mille ciliegi da lui piantati per far rifiorire la terra devastata.
Probabilmente il sacrificio di tanti cristiani a Nagasaki, come quello del dottor Nagay, è servito a sanare alcune delle immense ferite causate dal conflitto mondiale, e magari avranno suscitato la conversione di tanti che quelle ferite hanno contribuito a causare. Uno di questi è il fisico Robert Oppenheimer, padre dell’atomica, il cinico ed ambizioso scienziato che aveva rinnegato le sue radici religiose ebraiche, preferendo il materialismo socialista e la passione per le filosofie orientali, ma che fu profondamente cambiato dall’esplosione delle atomiche sul Hiroshima e Nagasaki.