Misteri e storia di una città affascinante
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LE CHIESE DI PRAGA
“Tutto ciò rendeva Praga, nella sua meravigliosa bellezza, una città piena di incanti e di spettri, e faceva di essa il simbolo dei vuoti e delle ombre della vita e soprattutto della nostalgia per tutto ciò che ad essa manca… città affascinante e demoniaca, onirica e priva di realtà ma anche corposa e sanguigna, bella e maledetta, seducente e opprimente, città dell’amore e dell’odio, di un ossessivo legame ombelicale, di un fantasma ineliminabile” (Claudio Magris, scrittore mitteleuropeo)
I misteri di Praga
Praga non delude mai. Ci sono stato due volte, nel 1996 con la scuola e nel 2002 con la famiglia, e ogni volta è stato un incanto. Ho sempre trovato in questa meravigliosa città le risposte che cercavo, il senso vero della vita nelle sue viscere profonde. Passeggiando per le vie del suo famoso centro storico, mi sentivo sempre assediato – fors’anche perché li cercavo per conoscerli e sopprimerli – dai suoi maghi e alchimisti e astrologi, sembravano larve che uscivano dalle tombe del Medioevo e bussavano per ritrovare un posto nel mondo, non solo nella mia coscienza. Praga dei quartieri magici legati ai suoi grandi scrittori, Staré Město, Malá Strana, Hradčany con il Castello di Praga, il Vicolo d’Oro dove vi abitarono gli alchimisti di Rodolfo II della ricerca della pietra filosofale, la Cattedrale di San Vito con le reliquie più importanti della Chiesa cattolica boema: quelle dei santi Vito, Venceslao, Adalberto, Sigismondo e Giovanni Nepomuceno, patrono della Boemia, il Ponte Carlo, il vecchio e famoso cimitero ebraico e il quartiere di Nové Město, di una città magica che si dice atea forse per accogliere tutti e invece è cattolica.
Praga capitale della magia, che formerebbe con Lione e Torino uno dei vertici del Triangolo di Magia Bianca, perché costruita con una pianta che rivela un po’ dappertutto il segreto collegamento tra mondo terreno e divino, in realtà è una città che non fa paura, anzi affascina, perché tutto – alchimia, astronomia, astrologia, magia, anche i simboli magici ed esoterici che appaiono nelle vie e nei palazzi della città – appare come uno scherzo giocoso che alla fine apre un sentiero spirituale di tipo rilkiano che conduce a Dio. È solo un’illusione la Praga della magia e dell’occulto, la città dei misteri, esoterica, pregna di simboli potenti che escono dalla cabala e dal quartiere ebraico, di Golem o Cavalieri Templari, che si librano nell’aria dal Ponte Carlo all’Orologio Astronomico, al Vicolo dell’Oro, spiriti e fantasmi che volano da palazzi e castelli a cattedrali gotiche, per poi trovare definitiva pace nel quartiere di Mala Strana.
La storia
La magica accoglienza di Praga poi fa posto più al terreno che al magico, e si presenta con la sua prepotente storia, dai re di Boemia all’imperatore Carlo IV, agli Asburgo, alle sue defenestrazioni e alle sue guerre di religione, in una terra che si dice atea e invece è cattolica nell’anima. La Praga del mistero cede alla fine di un Impero e alla nascita di una ballerina Repubblica di Cecoslovacchia nel 1919, che ovviamente Hitler – con la scusa dei Sudeti tedeschi – non ci pensò due volte ad annettere al Terzo Reich nel 1939 trasformandola in Protettorato di Boemia, con la Slovacchia che si rese indipendente come Stato satellite della Germania nazista. Il resto è storia ancor più nota, dalla dittatura comunista al socialismo dal volto umano di Alexander Dubcek della Primavera di Praga, all’invasione del Patto di Varsavia del 1968, alla fine del comunismo e alla nascita dei due nuovi Stati di Repubblica Ceca e di Slovacchia nel 1993. Questa storia ci suggerisce che proprio la magica Praga dovrebbe essere la capitale di un’Europa realmente unita, Praga col suo incomparabile fascino di stili architettonici, dal romanico al gotico, al rinascimentale, dal barocco al neoclassico, dall’Art Nouveau al cubismo, straordinario miscuglio di civiltà e di culture, che trova le sue vette estreme nella Cattedrale di San Vito nel Castello di Praga, nella Piazza San Venceslao con la lapide che ricorda il sacrificio per la libertà di Jan Palach di fronte al Museo Nazionale, nella Piazza della Città Vecchia con la Torre dell’Orologio e la Chiesa della Vergine Maria di Tyn, insomma nei quartieri della Città Vecchia o Stare Mesto, Novo Mesto, Mala Strana, nel vicino Castello di Karlstejn e nella vicina città di Kutna Hora. Praga capitale d’Europa lo dicono la sua geografia e la sua cultura, passeggiando lungo la sua Moldava e i suoi ponti, pensavo al regista Milos Forman e al suo indimenticabile Amadeus, che qui – dico Mozart il genio – volle presentare la prima del suo Don Giovanni e a Praga dedicò la sua Sinfonia numero 38, tutta Praga – non solo i suoi teatri – emana il respiro potente di Mozart.
Le chiese di Praga
La storia – e la musica, e lo spirito – di Praga sono le sue chiese e i monasteri, con i loro straordinari percorsi di storia e di stili, gotico, neogotico, barocco, rococò. Appena t’immergi nelle viscere di questa magica città, ti appare subito, anche sei viandante distratto, la chiesa di Nostra Signora di Tyn, che si erge sulla piazza maggiore, oltre gli edifici che ne coprono la facciata, con le guglie appuntite che si vedono da ogni parte della città. Poi sali verso la Cattedrale di San Vito, che è la più grande e famosa chiesa di Praga, di stile gotico e neogotico, dove si tennero un tempo – oltre alle cerimonie religiose – le incoronazioni dei monarchi e degli imperatori cechi. È lo spirito di Praga, santi, arcivescovi, monarchi, nobili vi sono sepolti – come abbiamo detto sopra – e la testa di San Luca evangelista, che, durante il suo viaggio in Italia del 1354, l’imperatore Carlo IV, per arricchire la cattedrale, si fece consegnare dalla città di Padova, insieme con la testa di San Vittore dalla città di Feltre e le reliquie di San Vito da Pavia. E poi è ancora un susseguirsi del Cristianesimo in tutte le sue forme, la chiesa in stile barocco-rococò di San Nicola in Malá Strana, che è il maggior luogo di culto della città dopo la Cattedrale di San Vito, e la Chiesa di Maria Vergine Vittoriosa, o Chiesa del Bambino Gesù di Praga, in stile rinascimentale e barocco, che è considerata uno dei luoghi di pellegrinaggio più famosi della Repubblica Ceca, e accoglie ogni hanno migliaia di fedeli che arrivano a Praga da ogni parte del mondo in cerca di un aiuto spirituale, per chiedere una guarigione o che semplicemente tornano in segno di ringraziamento. La Basilica di San Pietro e San Paolo, di architettura tipicamente neogotica, le cui campane suonano ogni ora, con i suoi interni di affreschi art nouveau dipinti da numerosi artisti cechi. La chiesa cattolica della Vergine della neve del quartiere Nové Město di Praga, che il 15 febbraio 1611, che, contro una folla inferocita, armata di spade e bastoni, vide il sacrificio di quattordici frati francescani, che furono beatificati nella cattedrale di Praga il 13 ottobre 2012. Questa chiesa fu costruita, in occasione della sua incoronazione nel 1347, da Carlo IV di Lussemburgo, che nel nuovo quartiere da lui fondato, avrebbe dovuto superare in altezza la cattedrale di Praga. Il nome della chiesa è dovuto al miracolo avvenuto a Roma nel IV secolo, quando, secondo la leggenda, la Vergine apparve in sogno al papa e gli chiese di edificare una chiesa nel punto in cui avrebbe nevicato in agosto. E poi come non entrare nella chiesa cattolica di Sant’Ignazio, nella piazza Carlo IV, chiesa che fu costruita come parte del quartiere praghese di Nove Mesto, residenza dei gesuiti della città, il terzo maggior esteso complesso dei gesuiti in Europa, dedicato al loro patrono, il santo e fondatore dell’Ordine, Sant’Ignazio di Loyola. E così ancora tante altre meravigliose chiese che, con i loro stili e le loro architetture, accolgono nel loro ventre e nel loro spirito i pellegrini di tutto il mondo.
Praga città totale
Essere a Praga, per me, significa anche pensare sempre ai suoi grandi scrittori, a quelli da me amati, a Kafka che qui nacque e visse e cantò la tragica impotenza dell’uomo in una società e in una realtà incomprensibile e arcana, al grande poeta metafisico Rainer Maria Rilke che come Kafka scrisse in tedesco e si sentì innanzitutto figlio del mondo, a Milan Kundera che fu costretto a lasciare il suo Paese in seguito alla Primavera di Praga e scrisse opere immortali in francese, ad altri scrittori, al grandissimo musicista Antonin Dvorak. Praga internazionale che vince il Nobel con il poeta Jaroslav Seifert (primo ceco a vincere il premio Nobel per la letteratura), e scrive in tedesco (Kafka e Rilke), in francese (Kundera). Praga città totale, centro spirituale d’Europa, la città cattolica del Sacro Romano Impero Germanico, Praga del protestantesimo e delle defenestrazioni, del connubio tra ebraismo e cristianesimo. Praga delle tante culture e lingue che trovi nei suoi musicisti, poeti, scrittori, pensatori, scienziati. Madre di tutte le città, delle cento torri dei mille teatri d’opera, e dei musei, della musica, delle sale da concerto, delle gallerie, delle chiese e dei castelli, delle università, di alcuni dei più grandi scrittori del mondo, in Praga si racchiude tutta la storia d’Europa. Città di confine e di mille confini, di mille culture e di mille lingue, di mille storie, di misteri che attendono sempre di essere scoperti, Praga non cattura per il suo gulash, le sue carni, i suoi prosciutti o la sua ottima birra, Praga è una di quelle poche città che aiutano a comprendere il mondo e il senso del nostro passare sulla terra, che si lascia avvolgere come un’amante segreta e maliziosa, e forse anche per questo mi sono lasciato conquistare – e ne ho letto tutti i libri, dico tutti – dai suoi scrittori che ho prima detto. Come di fronte a una magia, però, l’approccio migliore sono la musica di Mozart, l’amore e la storia in Milan Kundera, la spiritualità in Rainer Maria Rilke, sono l’allegoria e il realismo magico, quelli del boemo di lingua tedesca Franz Kafka, che con esse cantò l’alienazione e l’angoscia esistenziale, i conflitti generazionali padre-figlio, i labirinti della burocrazia, e insomma l’isolamento, il senso di colpa e l’impotenza dell’uomo in una società dominata sempre più dalla burocrazia, la solitudine dell’uomo moderno.