La Francia rifiuta la sua storia

La Francia rifiuta la sua storia

di Francesco Bellanti

IL DECLINO DELL’OCCIDENTE

La Francia, in queste Olimpiadi, nella cerimonia d’apertura, aveva un’occasione unica per mostrare la grandezza della sua storia ma anche della civiltà europea, e per riproporsi come nazione guida di civiltà dei popoli, e invece, con quella cerimonia d’apertura confusionaria, ambigua, fuorviante, con due occhi (non con uno solo) alle volgari minoranze Lgbt, culminata con la presa in giro oltremodo irritante dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci (le giustificazioni degli organizzatori circa concili di dèi e robe varie sono puerili) forse è arrivata a un punto di decadenza di non ritorno. Nel caso dell’Ultima Cena, il meraviglioso affresco di Leonardo, è stata offesa una religione che ha fondato l’Europa, ma anche l’arte di un genio, la cultura di interi popoli.

La Francia ha suscitato scandalo, con questa blasfema trovata, anche presso gli stessi islamici, molto attenti alla satira religiosa, che peraltro hanno grande rispetto di Gesù Cristo, che – per chi non lo sapesse – ritengono il più grande dei profeti, dopo, ovviamente, Maometto. Deboli proteste, invece, si sono levate dai cattolici e dalle più importanti istituzioni cattoliche d’Europa, dando, soprattutto agli islamici francesi, la misura della decadenza della civiltà occidentale e dei suoi valori fondanti.

La Francia  che ho conosciuto io non è questa depravata, che si fonda sul disvalore dell’aborto, della pedofilia, sul disprezzo del Cristianesimo. Io ho conosciuto, studiato, amato e insegnato soprattutto la Francia della difesa della cristianità contro l’assalto dell’Islam, la Francia dei suoi Santi, della fondazione dell’Europa sulle fondamenta dei valori della civiltà romana e cristiana, la Francia dei suoi straordinari monasteri che hanno salvato la cultura e la civiltà dell’Occidente, la Francia dei suoi grandissimi scienziati, dei suoi filosofi (l’impatto col grande Blaise Pascal è stato decisivo per la mia formazione religiosa), dei suoi pittori (penso al Romanticismo, all’Impressionismo, al postimpressionismo), dei suoi musicisti, dei suoi straordinari scrittori dell’Ottocento, a Proust, a Cèline e a tanti altri. 

La Francia, la sua grandezza, per me è anche l’Illuminismo, che, nonostante le sue contraddizioni, ha contribuito alla democratizzazione delle istituzioni, della società, della stessa religione cattolica, e ha diffuso nel mondo le idee di libertà, dei diritti civili, di solidarietà, di cosmopolitismo. La stessa Rivoluzione Francese, pure attraversata dal Terrore e dal sangue, da violenze e da eccessi, dall’anticlericalismo, è stata come il fuoco che cova sotto la cenere e poi all’improvviso si accende, e sveglia i popoli, e fonda l’Europa moderna. 

Io ho conosciuto la Francia del Romanticismo, con i suoi grandi scrittori cattolici che ripropongono più efficacemente il cattolicesimo, il ritorno ai valori del Medioevo, del concetto di Patria, per costruire su basi più tradizionali, dopo lo sconvolgimento napoleonico, la nuova Europa.

Io ho conosciuto e insegnato la Francia che accoglie gli esuli antifascisti e antinazisti, e li protegge, e prepara la lotta per la libertà dall’oppressione nazifascista. Ecco, vederla ridotta adesso a dileggiare la propria civiltà, la propria cultura, la grandezza della propria storia, davanti a tutto il mondo, è qualcosa che fa pena, che disgusta, che fa orrore, perché la Francia è uno dei Paesi guida della civiltà europea e mondiale, e, considerando anche il disastro dei valori morali delle altre nazioni europee, ci presenta davanti un futuro pieno di angoscia, il nulla, l’assenza di un destino.

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