Un Cantico contro la disperazione dei nostri tempi

Un Cantico contro la disperazione dei nostri tempi

di Paola Liberotti 

LA DIVINA PROVVIDENZA SECONDO SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

“La Divina Provvidenza – Un Cantico contro la disperazione dei nostri tempi” di San Giovanni Crisostomo (144 pagine, euro 16) è stato recentemente pubblicato dalla Casa Editrice Monasterium, specializzata in libri della grande spiritualità monastica occidentale e orientale.

Fondata dall’eremita ambrosiano padre Michele Di Monte, la Casa Editrice Monasterium è fonte di ispirazione e meditazione per laici, religiosi, credenti e per tutti coloro che sono alla ricerca della Verità, l’Unica in grado di donare la pace interiore.

Se viene spontaneo lodare la Provvidenza quando le nostre preghiere vengono esaudite per Grazia Divina, è senz’altro vero che, quando si è stretti dalle tribolazioni e oppressi da una condizione di grande sofferenza, ciò può risultare quasi impossibile: l’essere umano è per natura fragile, in balia degli eventi e delle emozioni più contrastanti.

Eppure, ci è riuscito San Giovanni Crisostomo nell’ultima parte della sua vita, quando, mandato in esilio, maltrattato e vessato in ogni modo, ha alzato uno sguardo d’Amore verso Dio, nella certezza che nulla di quanto gli stava accadendo era fuori dal progetto preparato per lui.

In questo breve trattato, scritto per i suoi fedeli, ovviamente disorientati e addolorati per le tristi sorti del loro Pastore, e ora tradotto per la prima volta in italiano, il grande Santo, Vescovo di Costantinopoli, insegna, con dolcezza ed eleganza, che davvero ogni capello del nostro capo è contato e perfino nella situazione più oscura Dio resta con noi senza abbandonarci: una mirabile lezione di vita sempre attuale.

San Giovanni Crisostomo (ossia “Bocca d’oro”), venerato sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa, nacque in Siria intorno al 349. Era di famiglia agiata e ricevette il Battesimo verso il 368. In seguito, nominato Vescovo di Costantinopoli, si distinse per la lotta alla corruzione della corte imperiale e dei vertici della Chiesa: proprio per questo motivo, divenuto “scomodo” per la sua intransigenza, ottenne, “in cambio” di tale impegno morale, persecuzione ed esilio, fino ad arrivare addirittura alla morte per maltrattamenti, avvenuta nel Ponto il 14 settembre 407.

I suoi numerosissimi scritti, di grande profondità e bellezza, resteranno in eterno: in grado di parlare tuttora al cuore disincantato dell’uomo di oggi, profondamente ferito dalla solitudine e dal cupo materialismo senza speranza del nostro tempo.

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