Non sappiamo quello che chiediamo

Non sappiamo quello che chiediamo

di don Ruggero Gorletti

25 LUGLIO 2024 – S. GIACOMO APOSTOLO

Dal vangelo secondo Matteo 20,20-28

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

COMMENTO

«Voi non sapete quello che chiedete». È questa la risposta di Gesù alla madre di Giacomo e Giovanni, che sta cercando un buon posto per i figli. C’è una differenza sostanziale, importante, tra il modo di pensare degli uomini e quello di Dio. La madre dei due apostoli ragiona con mentalità tutta umana: Gesù opera miracoli, parla con autorità, è seguito da molte persone: è evidente che sia proprio Lui il Messia che Israele sta aspettando. E questo è vero. Peccato però che quella donna aspettava quel Messia che tutti gli Israeliti stavano aspettando: un capo politico e militare, che avrebbe cacciato l’occupante romano e ricostituito l’antico e glorioso regno di Davide. Sulla base di questi pensieri è normale che questa donna cercasse un buon posto per i propri figli per il momento in cui Gesù avrebbe preso il potere.

Il modo di pensare di Dio però è diverso da quello degli uomini: Gesù è il Messia, ma non è venuto a cambiare il governo di un Paese, bensì a ricondurre l’umanità all’amicizia con Dio. E’ venuto non per sconfiggere i Romani, ma il peccato. Non combatte con un esercito, ma con l’amore, la misericordia e il sacrificio. Possiamo pensare che se i due discepoli (e la loro madre) avessero capito che il battesimo e il calice a cui si riferiva Gesù erano quelli del martirio, se ne sarebbero guardati bene dal cercarlo!

Chiediamo al Signore di aiutarci a pensare, e quindi a vivere, seguendo la sua mentalità, il suo modo di ragionare, e non ci ostiniamo a seguire il nostro modo tutto umano di ragionare, che ci allontana da Dio, ci allontana dalla verità, e alla fine ci allontana dalla gioia e dalla pace.

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