A Livorno il busto del “fratello” Nathan

A Livorno il busto del “fratello” Nathan

di Pietro Licciardi

IL SINDACO DEL PD E IL MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA HANNO CELEBRATO IL MASSONE CHE FU SINDACO DI ROMA DAL 1907 AL 1913

Il 19 Luglio scorso è stato collocato a Livorno il busto di Ernesto Nathan, nato a Londra il 5 Ottobre 1845 dalla pesarese Sara Levi Nathan e da Moses Meyer Nathan, entrambi ebrei. La madre di Nathan fu una fervente mazziniana, spendendosi in azioni a sostegno della causa risorgimentale, seguita in questa insana passione dal figlio il quale subì l’influenza di Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, amici di famiglia fin dai tempi londinesi.

A 25 anni Nathan si trasferì a Roma dandosi alla politica da convinto laico e anticlericale quale ormai era diventato aderendo dal 1879 alla estrema sinistra, nello schieramento di Felice Cavallotti. 

Con cotanto pedigree il nostro non poté che diventare nel 1887 un Massone, affiliandosi direttamente col grado di maestro presso la loggia Propaganda massonica di Roma, la qual cosa in quegli anni post unitari, dominati dai “figli della vedova” – peraltro in gran debito con le logge londinesi la cui zampaccia infilata nelle losche vicende risorgimentali portò alla distruzione del Regno del Sud e poi alla conquista sabauda dell’intera Penisola – gli spianò ulteriormente la carriera, fino a diventare sindaco della Capitale d’Italia dal 1907 al 1913.

Il suo fu un governo “laico”, ovvero in netto e aperto contrasto con i principi cattolici. A lui si deve ad esempio un vasto piano d’istruzione per l’infanzia che fino a quel momento era in mano a strutture cattoliche. E quasi certamente fu grazie a questa sua “riforma” se il virus nazionalista prima, e quello rivoluzionario fascista poterono più facilmente penetrare nelle giovani generazioni, che infatti si avviarono entusiasticamente verso la mattanza della prima e della seconda guerra mondiale.

Non è un caso che Nathan sia stato celebrato proprio a Livorno, in cui nel 1921 nacque il Partito comunista italiano; città che ha avuto fin dalle sue origini una delle più numerose comunità ebraiche e anche la città italiana col maggior numero di logge massoniche. 

Un sodalizio, quello tra comunisti e massoneria, che è sempre stato più che solido, considerate le comuni radici rivoluzionarie, anticlericali e mondialiste. E infatti ad accogliere il rientro del busto di Ernesto Nathan c’erano il sindaco del PD Luca Salvetti, il gran maestro del Grande oriente d’Italia Antonio Seminario e l’assessore piddino alla cultura Simone Lenzi, i quali hanno salutato la collocazione del busto nel parco di Villa Fabbricotti, dove rimarrà assieme a quelli di altri “illustri” massoni, coautori e complici delle nostre sciagure patrie.

Fortuna vuole che la stragrande maggioranza dei livornesi che in questi caldi giorni estivi passeranno davanti a questo museo degli orrori nel loro passeggiare tra gli ombrosi viali della Villa, oggi parco cittadino, ignoreranno il Nathan e tutti gli altri “fratelli”, a digiuno come sono di storia. Ormai infatti la scuola non insegna più nulla e quel poco che insegna è inquinato dalle ideologie. Meglio allora far come il sommo Vate scrisse nel suo canto III dell’Inferno: «Non ragioniam di loro ma guarda e passa» 

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Parlare di “virus” nazionalista e fascista significa entrare nella categoria dialettica inventata da Robert Wistrich a proposito dell’antisemitismo. Modello concettuale che ha una precisa finalità. Quindi, utilizzarla in questo caso, non solo è fuorim luogo ma sembra il prodotto di un trend medicale oggi in voga. Aggiungo che, basta conoscere il pensiero della Scuola di Francoforte per capire e che il nazionalismo (come la famiglia e la religione) è uno dei baluardi che i giudaici pensatori francofortiani volevano abbattere. Il globalismo come declinazione economico-sociale dell’universalismo massonico è uno dei punti chiavi della rivoluzione culturale marxista. Quindi, in breve, il nazionalismo è non un virus ma l’anticorpo al virus materialista. Oggi le pecore matte hanno paura di esprimere il concetto di nazionalismo e si nascondono dietro la foglia di fico del sovranismo. La sostanza è la stesssa