“Noi, testimoni di Geova pentite”

“Noi, testimoni di Geova pentite”

di Antonino Amorelli

ALCUNE TESTIMONIANZE DI TALUNI CHE, INCAPPATI NELLA SETTA DEI TDG, RITORNANO, PENTITI, AL CATTOLICESIMO

Le pecorelle smarrite scrivono «un’umile lettera» al cardinale Giacomo Biffi chiedendo d’essere riammesse nella comunità della Chiesa cattolica. Lo fanno dopo aver vissuto l’inferno di un’«eresia» totalizzante come quella dei Testimoni di Geova e aver sperimentato l’«errore» di affiliarsi a quella che il Papa ha definito di recente una “setta con cui il dialogo è oggi impossibile”. Mariangela e Debora, madre e figlia, 50 anni la prima, 18 la seconda, hanno scoperto che la loro vita era diventata un inferno.

Le Lettere al cardinale Biffi riassumono in poche pagine scritte a mano il calvario di una vita completamente assorbita dalla «causa» e aprono uno squarcio sull’esistenza dei Testimoni di Geova. La «conversione» per Mariangela arriva nel ’68. «Con la scusa di aiutarmi a essere una buona moglie – scrive la donna al cardinale – si intromisero (i Testimoni di Geova n.d.r.) nella mia intimità rovinando il rapporto con mio marito. Il mio tempo e le mie energie venivano interamente assorbite dalla predicazione di casa in casa, dalle adunanze e dalle grandi assemblee, mentre le risorse finanziarie dovevano essere donate per costruire Sale del regno e case di Bethel. Tutto ciò mi isolò dal mondo». Alla fine la signora divorzia e rimane con una bimba di 2 anni. «Un’angoscia che durò 17 anni». Poi la «conversione». Il distacco dai Testimoni di Geova pagando il prezzo dell’indifferenza di coloro con i quali aveva condiviso anni e fatiche. Abbandonata la setta ecco riapparire, col pentimento, l’antica tranquillità e con essa la vecchia famiglia.

Ancora più amara la testimonianza di Debora, figlia di un padre «ribelle» e pertanto sottoposta a continua sorveglianza dai confratelli. «Mi costrinsero a tagliare i capelli che portavo molto lunghi, dovevo indossare larghe e lunghe casacche per mascherare il corpo» scrive la ragazza implorando il cardinal Biffi di permetterle di assumere i sacramenti cristiani. Col tempo la giovane si allontana dal padre («arrivavo ad odiarlo» racconta), perde per suicidio il suo ragazzo, anch’egli Testimone di Geova («ci avevano impedito di rendere ufficiale il nostro rapporto»), abbandona gli studi. Poi l’incontro con una cugina e la nuova fede.

da «Repubblica» 11-7-1993

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